CAP 7
"Mamma?"
Questo è quello che avrei voluto dire, no, quello che avrei voluto gridare quando mi ritrovai davanti quella scioccante visione che non mi sarei potuta immaginare neanche nel peggiore degli incubi. Le mie gambe e le mie braccia incominciarono a tremare violentemente, persino il mio corpo sembrava non funzionare più correttamente, proprio come il mio cervello che faticava a comprendere quello che i miei occhi stavano vedendo.
Come era possibile tutto ciò? Come poteva mia madre essere in quel momento nel salotto della famiglia uchiha ? E soprattutto come poteva leccare i piedi di Sakura Sama senza dignità, senza nessuna voglia di lottare, come una perdente...proprio come me? Per un attimo non potei fare a meno di pensare che fosse solo un genjutsu, potente e terribile, di Sarada che aveva deciso di torturare la mia mente proprio come era oramai solita fare con il mio corpo. Ma qualcosa mi fece intuire che quello che stavo osservando con orrore e disperazione era tutto vero, che era l'incredibile e perversa realtà.
Sarada non poteva fare un genjutsu così potente, con tutti quei dettagli, e di certo la mia compagna di classe non conosceva così bene mia madre per poter riprodurre così perfettamente ogni dettaglio della persona che più amavo al mondo. Ma era davvero così? O ero io quella che in realtà non conosceva affatto la sua stessa madre? Se quello che stavo vedendo era reale, come potevo affermare di conoscere quella patetica donna a quattro zampe che leccava i piedi di Sakura sama come un cane affamato?
Mia madre non era di certo mai stata una donna molto forte, non era mai riuscita ad entrare all'accademia ninja come desiderava, ne era famosa per difendere strenuamente le sue idee, spesso cedendo alle richieste dei suoi amici o accettando sommessamente le angherie delle donne per cui lavorava, pulendo le loro case e spesso rinunciando ad uscire con me e correndo da loro non appena una di quelle donne alzava la voce con lei. Ma mai mi sarei aspettata qualcosa del genere.
All'improvviso mi resi conto che non solo quello non era un genjutsu, ma che non era neanche qualcosa di nuovo, qualche punizione che le due donne Uchiha avevano ideato per punirmi. No, quella era un "relazione" nata prima della mia caduta ai piedi della mia compagna di classe, prima della sottomissione a quelle due dee che sembravano nate per essere adorate e per comandarmi a bacchetta. Vi starete chiedendo come ho fatto capire tutto ciò in quei pochi istanti, con il corpo sempre più tremante e la mente confusa ma non così tanto per ricordare certe parole che avevo udito e cose che avevo visto.
E così, mentre ricordavo la visione di un vecchio collare e di quella cuccia in cui avevo trascorso la notte, mi resi conto che avevo sempre avuto ragione, che Sarada non aveva mai avuto un cane...non un cane vero, almeno. Avrei tanto voluto cercare di capire come mia madre fosse finita in quella situazione, quando e come era diventata una serva per la famiglia uchiha proprio come poi avrebbe fatto la sua stessa figlia, ma i miei pensieri furono interrotti quando la mia compagna di classe mi diede una gomitata nello stomaco e solo in quel momento mi resi conto che mi ero alzata in piedi a causa dello shock. Non volendo scatenare la rabbia di Sarada ritornai a quattro zampe, proprio come quella donna che stava calamitando il mio sguardo e che continuava a leccare i piedi di una donna che le era superiore in tutto, e che fieramente stringeva tra le mani il guinzaglio nero che era agganciato al collare di cuoio stretto attorno al collo di mia madre.
- Ehi cagna, hai visto chi ha deciso di partecipare alla festa? - Sakura Sama disse all'improvviso, schiaffeggiando mia madre con il piede sinistro.
Solo in quel momento la donna che più amavo al mondo si rese conto della mia presenza nella stanza e che proprio come lei, anche io ero al guinzaglio di un'altra persona, che come lei non ero altro che una proprietà, più oggetto o animale che un essere umano, il cui unico scopo era servire i suoi superiori. Gli occhi di mia madre Akane si riempirono di lacrime ed i nostri sguardi si incrociarono per un istante che sembrò durare un eternità. Avevo mille domande da farle, avevo mille storie da raccontarle, avevo mille paure che desideravo scacciare via grazie ad un suo abbraccio. Ma quell'istante finì troppo presto, quando Sakura sama avvicinò un piede al naso di mia madre e questa sembrò dimenticarsi di ogni cosa non appena avvertì l'aroma del piede sudato della sua Padrona. Ritornata un animale famelico, mia madre tornò a leccare i piedi di Sakura con ferocia e sembrava essersi completamente dimenticata di me, per sfortuna però Sarada non fece lo stesso.
- Vieni schiava, mi merito anche io un po' di riposo - e dicendo ciò, Sarada mi condusse vicino il divano dove la ragazza si sedette accanto alla madre ed io, fui ad un passo dalla mia, come lei a quattro zampe e proprio come lei, pronta ad adorare i piedi del mio proprietario.
Sarada non perse tempo e pochi secondi dopo mi ritrovai i suoi piccoli e magnifici piedi sul viso, che non potevo non baciare e leccare con venerazione, proprio come il cane devoto che ero diventata. Ma non potevo nemmeno dimenticare quello che stava succedendo a pochi centimetri da me, non potevo dimenticare che la mia povera madre era nella stessa identica situazione e stava leccando i talloni della padrona di casa senza sosta, assaporando ogni centimetro di quei piedi che sembravano davvero sudati ed il cui forte odore arrivava anche alle mie narici, nonostante avessi i piedi di Sarada sulla faccia.
- Immagino che entrambe vi stiate chiedendo come l'altra sia finita in questa situazione. Erika, lascia che ti racconti di come tua madre sia diventata il nostro primo cane. Quello che è successo a te è infatti solo una conseguenza, è colpa di tua madre se ti ritrovi anche tu sotto i nostri piedi, è colpa del suo misero dna da perdente se il tuo destino è servirci per il resto della tua vita - Sakura sama sembrava molto orgogliosa delle sue parole, era evidente che non vedeva l'ora di raccontarmi tutto, di rivelarmi quella sorpresa scioccante che aveva nascosto per giorni.
Senza smettere di leccare i piedi di Sarada, che ascoltava in silenzio e si rilassava con gli occhi chiusi mentre la mia lingua esplorava nel mezzo delle sue dita, il mio sguardo si spostò sulla signora Uchiha, desiderosa di sapere ogni cosa, desiderosa di vedere una qualche reazione di mia madre che continuava a venerare i piedi della sua Padrona come se non esistesse altro al mondo.
- Non so quanto tua madre ti racconti del suo lavoro, comunque come sai per mantenerti la tua dolce mammina era stata assunta da diverse kunoichi come donna della pulizie, qualcuno che pulisca la tua casa mentre sei in missione per il bene di Konoha è ovviamente fondamentale. Sentii parlare di tua madre da una mia amica, che l'aveva assunta qualche settimana prima e sembrava particolarmente felice del suo lavoro e del suo spirito sottomesso. Oggi giorno pochi hanno rispetto per i loro superiori e trovare qualcuno che ubbidisce senza fiatare è molto raro. Così la mia amica Ino mi fece conoscere quella che poco tempo dopo sarebbe diventata la mia schiava a tutti gli effetti. Era divertente rimproverare la povera Akane ed osservare il suo sguardo cadere sempre ai miei piedi, subendo ogni sorta di rimprovero anche se immeritato. Alla fine il suo animo sottomesso era diventato troppo divertente e decisi di spingermi oltre. Non ci volle molto per renderla quella che è oggi, come ho detto è nel suo, nel vostro, dna. Siete nate per servire i vostri superiori, per prostrarvi ai nostri piedi, per supplicarci, per adorarci, è la vostra natura e non è possibile cambiare. Ovviamente Sarada, che nel frattempo aveva cominciato ad usare la mia schiava, notò che anche la figlia di questo patetico verme sembrava essere altrettanto debole e...beh chi meglio di te sa come è andata poi, no? -
"Già, anche io ero finita sotto i piedi di Sarada come mia madre aveva fatto con quelli di Sakura, due perdenti che sono brave solo a pulire con la lingua i piedi dei loro proprietari" pensai con tristezza mentre con la coda dell'occhio tornai ad osservare mia madre che continuava ad essere concentrata solo sui piedi di Sakura e che sicuramente non aveva ascoltato nulla del discorso che la sua padrona aveva appena fatto. O così pensavo.
- Vedi, nonostante e chissà come ti ritrovi quello strano sharingan, rimani pur sempre una nullità, proprio come tua madre - Sakura sama continuò a dire ma finalmente notai che mia madre aveva avuto una reazione, la parola sharingan aveva risvegliato qualcosa in lei e lo sguardo della donna abbandonò i piedi della sua Padrona e si posarono nuovamante su di me, sulla sua cara figlia.
Ma io non ero stata la sola a notare la reazione di mia madre nel sentire quella parola, quel potere nascosto dentro di me che neanche io sapevo di avere fino a poche ore prima.
- Tu lo sapevi, non è vero cagna? E ci hai tenuto nascosta una cosa così importante per tutto questo tempo. Sarai punita come mai prima d'ora, ma hai ancora una chance di salvarti...prostrati davanti a me e confessa ogni cosa, supplicami come il cane che sei e dimmi chi era il tuo caro marito, soffoca i miei piedi di baci e rivelami come lui poteva avere lo sharingan - Sakura Sama disse stringendo la faccia di mia madre tra le sue piante con così tanta forza che temetti che le sue ossa del viso potessero andare in frantumi da un momento all'altro.
Ma quella scintilla che era nata dentro mia madre, dentro quella donna che fino a pochi secondi prima sembrava non avere più un anima, totalmente annichilita dopo chissà quanto tempo sotto i piedi di un'altra persona, non sembrava tanto facile da estinguere e nonostante il dolore fisico che stava subendo, mia madre non disse nulla ed il suo sguardo sembrava perso nel vuoto mentre Sakura Sama sembrava sempre più furiosa. Qualche secondo dopo la rabbia della padrona di casa esplose come una bomba ed un potente calcio spinse indietro mia madre contro il muro dietro di lei e contro una libreria di vetro che andò in frantumi, ricoprendo la donna di pericolose scheggie che lacerarono la sua pelle in diversi punti del suo corpo. Ma Sakura sama non aveva ancora finito con la sua schiava e senza che me ne rendessi conto, tanto la kunoichi si era mossa rapidamente, la Padrona era ora in piedi a pochi centimetri dal corpo di mia madre che era distesa per terra, quasi senza sensi.
- Dimmi ogni cosa o giuro su mia figlia che domani non vedrai sorgere il sole! - e cosi dicendo Sakura Sama calpestò con forza la gola di mia madre che non ebbe neanche la forza di emettere un gemito di dolore.
Ed io cosa ho fatto in quei secondi così concitati? Mi sono mossa per aiutare la mia povera madre? Sono corsa a salvare la donna che mi ha messo al mondo e cresciuta quasi da sola, sacrificando la sua vita e lavorando tutto il tempo pur di avere i soldi per non farmi mancare mai nulla? No, non ho fatto nulla e sono rimasta a guardare mentre l'unica persona al mondo che amavo soffriva e forse, implorava di avere pietà di lei, un grido silenzioso che non poteva essere udito, delle parole che erano soffocate dai possenti piedi dell'allieva del quinto Hokage che aveva deciso di mostrare tutta la sua vera potenza e schiacciare quel verme sotto i suoi piedi che non meritava di vivere se non le era utile, se non le rivelava quel segreto che tanto desiderava conoscere.
Sapevo di essere una perdente e quei giorni di totale sottomissione alla mia compagna di classe mi avevano dimostrato che non ero altro che un misero verme...ma pensavo di essere una brava persona almeno, di avere dell'onore e coraggio. Ma in quell'istante, rimanendo immobile ad assistere alla tortura della mia stessa madre, mi resi conto che avevo mentito a me stessa e provai un enorme disgusto per quello che ero diventata o che forse ero sempre stata. Non solo non stavo reagendo e continuavo a stare ferma ad osservare Sakura sama calpestare con tutta la sua forza la gola di mia madre con il suo piede destro, mentre il sinistro cercava di penetrare tra le sue labbra, privandola totalmente dell'ossigeno, ma senza dignità continuai a leccare i bei piedi di Sarada, che nel frattempo assisteva divertita a quella scena raccapricciante, come se fossero la cosa più importante al mondo, qualcosa senza la quale non potevo più vivere, qualcosa che mi aveva stregata e resa la sua schiava per l'eternità.
- Chi era quell'uomo? Dimmelo o tua figlia sarà la prossima -
Non so se era stata quell'ultima minaccia a far crollare il muro di silenzio che mia madre aveva eretto con tanta ostinazione, o se era stato il dolore e la privazione dell'ossigeno, ma alla fine la donna alzò un braccio in segno di resa, era finalmente pronta a rivelare quel segreto che aveva cercato di proteggere a tutti i costi.
- Mio...mio marito non aveva lo sharingan - erano le prime parole che mia madre aveva detto in mia presenza quel giorno e quasi non riconobbi la sua voce, e non riuscii a capire se mi appariva così diversa per la sofferenza fisica che stava provando o per il trauma emotivo che stava patendo nel raccontare una storia che avrebbe scioccato tutte le persone presenti in quel momento nella residenza degli Uchiha.
Sakura Sama scese dal corpo sofferente di mia madre ed osservò la sua schiava riprendere fiato per rispondere finalmente a tutti quegli interrogativi che avrebbe finalmente svelato il mistero dietro il mio sharingan.
- Conobbi l'uomo che sarebbe diventato mio marito dopo la grande guerra, lui era stato inviato nel paese del fuoco per aiutare la ricostruzione di alcuni villaggi dopo che gli spaventosi rami di quell'albero terrificante sono apparsi ovunque. Io abitavo in quel piccolo villaggio da molti anni, lontano da Konoha, lontana dal mio passato e da chi ero... -
-Mamma... - le mie parole furono troppo deboli per essere sentite dalla donna che continuò il suo racconto, mostrandomi che ero cresciuta tra terribili menzogne, ignara del destino oscuro dei miei antenati.
- Avevo assunto l'identità della giovane Akane molti anni prima, ma il mio nome non era sempre stato quello e...nemmeno le mie abilità. Non è stata una vera scelta quella di non usare più il chakra, di non essere una kunoichi, ma il tempo ed il mio passato mi hanno cambiato, mi hanno allontanato dalla strada per cui ero nata, da quel destino di grandezza che la mia famiglia ha ricercato per molte generazioni. Sono nata a Konoha durante un meraviglioso giorno di sole, come diceva sempre mia madre, e sono morta durante una gelida notta, insieme a tutte le persone che amavo, insieme alla mia famiglia ed al mio clan. Una volta il mio nome era Izumi Uchiha...ma non più -
Quando mia madre finì il suo terribile e scioccante racconto, mi resi conto che stavo trattenento il fiato e lo stesso stavano facendo Sakura sama e sua figlia, che sembrava particolarmente colpita da quella storia che era legata indissolubilmente alla fine del suo stesso clan, alla fine degli Uchiha.
-Come? Come è possibile che tu sia sopravvissuta quella notte? - Sakura sama riuscì a chiedere infine e la vidi persino indietreggiare di qualche passo, come se ora temesse quella donna che fino a pochi momenti prima considerava solo un verme, debole ed inutile.
Vidi gli occhi di mia madre ricoprirsi di lacrime, niente poteva lenire quel dolore che aveva tenuto nascosto nel suo cuore per decenni, poi con un grande sforzo, la donna disse :
- L'attacco cominciò nel cuore della notte, fummo colti tutti di sorpresa. Pochi riuscirono a capire quello che stava succendo e anche meno furono in grado di vedere in volto chi stava sper spazzare via dalla faccia della terra il potente clan uchiha. L'uomo con la maschera spuntò dal nulla in casa nostra, metà del suo corpo sembrava fusa con il tetto, quasi come se le sue gambe fossero incorporee come quelle di un fantasma. Mio padre ed i miei fratelli caddero in pochi instanti ed io sapevo che anche la mia fine era giunta, non mi chiesi neanche il perchè, lo accettai e chiusi gli occhi. Ma il kunai dell'uomo mascherato non penetrò il mio cuore ed il rumore di metallo contro metallo mi spinse ad aprire gli occhi. E lì vidi itachi, il mio itachi, che mi faceva da scudo. Il ragazzo che amavo era venuto a salvarmi, e l'uomo mascherato scomparve come era apparso. Ma Itachi non era il salvatore degli Uchiha quella notte, e fu lui stesso a dirmelo, a rivelarmi ogni cosa. Mi promise che non avrei sofferto, che avremmo potuto vivere insieme felici, seppur dentro un genjutsu. Ma era una bugia, almeno in parte. Dopo il genjutsu Itachi non fu capace di eliminarmi come avrebbe dovuto, e mi risparmiò la vita...che divenne sofferenza senza fine -
Nella stanza regnava il silenzio, nessuno si era ancora ripreso dal quel racconto scioccante ed io rimasi paralizzata ad osservare mia madre, ad immaginare le sofferenze che aveva sempre nascosto dietro il suo bel sorriso. Ero ancora a quattro zampe ed avevo l'alluce di Sarada in bocca ma mi ero dimenticata della mia giovane Padrona che assisteva alla scena con il mio stesso shock. Fu la signora Uchiha a parlare per prima e ci dimostrò subito che non aveva dimenticato il suo vero obiettivo.
- Parlami del tuo sharingan, di che colore erano i tuoi occhi? -
Mia madre, che aveva ancora in viso le tracce delle recenti lacrime, si era da pochi secondi riavvicinata alla sua proprietaria ed aveva ripreso a baciarle i piedi, quasi come se stesse provando a scusarsi per quello che aveva detto, per aver tenuto nascosta la sua vera identità alla persona che possedeva il suo corpo e la sua anima. Ma quella domanda di Sakura sama confuse mia madre che si fermò ed alzò la testa, guardando in alto, più confusa che mai.
- Col...colore? Quando potevo ancora usare il mio sharingan, i miei occhi erano ovviamente rossi, come tutti quelli del clan che avevano risvegliato il dojutsu degli Uchiha -
- E allora spiegami perche tua figlia ha un dannato sharingan viola! -
Sakura sama accompagnò quella domanda con un potente schiaffo ma la violenza non ebbe nessun risultato su mia madre, che continuò a ricevere colpi dalla sua Padrona senza ribellarsi, sempre più confusa ed evidentemente ignara dell'esistenza di quella particolare forma di sharingan. Poi successe qualcosa di strano, gli occhi di Sakura sama e Sarada di incontrarono per un secondo e prima che me ne potessi rendere conto, la mia compagna di classe si mosse rapidamente ed in un istante mi ritrovai le braccia immobilizzate ed il mio collare stretto così forte attorno al collo che mi si mozzò il fiato.
- Perchè?- chiesi disperata a Sarada ma non ero certa che le mie parole fossero comprensibili e rimasi ad osservare gli occhi della mia giovane Padrona che mi studiavano con freddezza, con il suo potente sharingan attivo, come se fosse pronta a distruggermi.
Sakura sama aveva fatto la medesima cosa con mia madre ed ora entrambe rischiavamo la nostra vita in quella casa dove avevamo già perso la nostra libertà, la nostra dignità, in quel posto dove avevamo perso tutto. Non riuscivo a capire perchè Sarada e sua madre stessero agendo in quel modo, perchè stavano per uccidere due persone che si erano dimostrate essere solo dei giocattoli nelle loro mani, due donne che avrebbero ubbidito ad ogni loro ordine. Poi fu la signora Uchiha, ancora una volta, a chiarire le cose.
-Non importa se avete il sangue degli Uchiha, voi due rimanete comunque dei perdenti, delle nullità il cui unico ruolo nella vita è servire me e mia figlia. Tu Akane, Izumi o come diavolo ti chiami, sarai per sempre mia, sarai il mio giocattolo, il mio cane, come lo sei stata negli ultimi mesi e quelle di oggi sono state le ultime parole uscite dalla tua bocca. Abbaierai solamente...da oggi fino al giorno della tua morte. E tu, ragazzina, sarai la schiava di mia figlia per l'eternità, la servirai e l'adorerai come una Dea in terra, bacerai il pavimento dove Sarada ha camminato, supplicherai la tua Padrona di poter poggiare le tue immeritevoli labbra sui suoi divini piedi. Prostatevi ora ai nostri piedi e giurateci eterna fedeltà, consapevoli che non sarete mai niente più che servi...delle cagne al nostro guinzaglio-
Nello stesso instante madre e figlia allentaronò la loro presa sul nostro collare e dopo averci liberato le braccia dalla loro poderosa stretta, sia io che mia madre ci inchinammo ai piedi delle nostre padrone nello stesso momento. Se c'era ancora una speranza dentro di me di poter avere una vita normale nonostante tutto, essa morì mentre mi prostravo per l'ennesima volta ai bei piedi di quella ragazza che una volta era la mia compagna di classe e che d'ora in avanti non sarebbe stata altro che la mia Padrona, che avrei dovuto servire e riverire fino alla fine della mia miserabile vita, una vita senza accademia ninja, senza amici e senza amore.
"Beh, non proprio...ho ancora la mamma" pensai, consolandomi del fatto che in quella nuova ed eterna prigionia, avrei avuto sempre la persona più importante di tutte al mio fianco, anche se saremmo state insieme mentre leccavamo i piedi dei nostri proprietari, due animali senza dignità, due oggetti destinati ad essere usati fino al completo logoromento.
E così, mentre io giuravo fedeltà a Sarada proclamandola la mia assoluta signora e Padrona, baciandole i piedi con devozione, mia madre prestava il suo giuramento abbaiando come la cagna che sarebbe sempre stata e con la lingua di fuori si avventò sui bei piedi di Sakura Sama che però la bloccò mettendolo un piede in testa.
Sono felice che entrambe abbiate capito il vostro posto nel mondo, tuttavia c'è ancora una problema irrisolto. Tu cagna evidentemente non sei più in grado di manipolare il chakra e quindi il tuo sharingan è solo un ricordo. Ma riguardo lo sharingan di tua figlia? Io e Sarada non possiamo certo permettere che una lurida schiava possieda qualcosa di così eccezionale, d'altronde gli schiavi, essendo delle proprietà, non posso certo possedere altre cose, giusto? -
Non mi piacevano per nulla quelle parole ed un'enorme paura nacque nel mio cuore, mentre il mio corpo ricominciava a tremare.
-Ok...ecco quel che faremo. Tu sei sua madre, cagna, e sarai quindi tu a decidere. Prima opzione, strappiamo via gli occhi speciali di tua figlia, chissà magari quello sharingan potrebbe tornarti utile, Sarada, magari potresti ottenere lo stesso sharingan eterno di tuo padre. O....opzione numero 2, tua figlia si tiene i suoi bei occhi e promette di non utilizzarli mai e, proprio come te, di dimenticare come si usa il chakra...ah si, e tu non potrai più toccare i miei piedi o quelli di Sarada. Quindi? Cosa scegli cagna? -
Con il corpo sempre più scosso da brividi di puro terrore, dalla mia posizione, per terra ai piedi di Sarada, che potevo odorare senza difficoltà, osservai mia madre voltarsi verso di me per un istante. Nei suoi occhi, che una volta possedevano lo sharingan del clan uchiha, riuscii a percepire un emozione che avevo ormai imparato a conoscere molto bene...desiderio. Quando mia madre abbaiò e tornò a leccare con avidità i piedi di Sakura Sama, la mia faccia cercò rifugio nei bei piedi della mia giovane padrona e mentre il loro odore ed il soffice tocco mi avvolgevano, io chiusi gli occhi, percependo già una mano tendersi verso di loro.
Fine
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Shinobi bullying (italian version)
FanfictionLa vita di Erika all'accademia ninja di Konoha è tutt'altro che semplice ed una sua compagna di classe le farà presto capire il vero posto di una ragazza ordinaria in un un mondo di potenti shinobi e nobili Clan. Tutti i personaggi della storia hann...