2- Senza speranze.

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DUSTIN

«Ma ciao!» scimmiottò Eliza facendo smorfie strane, piegata sopra la culla dove Margarita guardava le luci sul soffitto della tavola calda, come se fossero alieni in arrivo sulla Terra. «Ma ciao!» ripeté.

«Immagino tu non abbia dormito tutta la notte per trovare qualcosa di brillante da dirle ad oltranza...» supposi inarcando un sopracciglio. Roxie mi lanciò uno sguardo divertito, mentre Wallace continuava a guardare sua figlia con ammirazione.

Ah! La bellezza dell'essere genitori... quei due erano orgogliosi di quella pulce per qualsiasi cosa facesse, ovvero ad ogni ruttino, vomitino e pernacchia.

«Ma ciao!» continuò la mora ignorandomi.

La tavola calda quella mattina era mezza vuota, non che mi dispiacesse: nei giorni in cui si lavorava tanto rientravo a casa con la schiena spezzata.

Guardai Roxie «dolcezza, se Margarita aveva anche solo una possibilità di diventare una bambina prodigio, ora grazie alle vastissime argomentazioni di Eliza, ha perso quella chance.»

Eliza mi dedicò un nobilissimo, amabilissimo e sentitissimo gesto d'affetto: il dito medio.

Piegai all'ingiù un angolo della bocca.

«A lei piace il suono» spiegò la mora.

«In effetti, non credo cambi qualcosa tra un discorso sensato e uno composto da due parole ripetute» rifletté Roxie ad alta voce.

Eliza mi lanciò uno sguardo altezzoso. «Visto?»

Guardai Wallace, il quale non aveva cambiato posizione. «Amico, sei ancora vivo?»

Era una domanda legittima poiché pareva una statua.

Raddrizzò le spalle «scusate. Dicevate?»

«Stavo dicendo che dovete sottrarre la bimba dalla scarsa capacità di comunicazione di Eliza. Ma da quanto non dormi?» chiesi notando la difficoltà di Wallace nel mantenere gli occhi aperti.

«Non ho smesso di lavorare e ora con la piccola il mio sonno di bellezza si è limitato parecchio.»

«Gli ho detto che deve dormire di più e di non preoccuparsi per me, ma appena torna a casa e Margarita comincia a piangere, è sempre pronto a cullarla per lasciarmi dormire di notte.»

«Mi sembra normale: devi riposare anche tu.»

«Wallace, mi dai già una gran mano durante il giorno, non devi fingerti indistruttibile.»

«E tu non devi gestire le cose da sola.»

Roxie roteò gli occhi al cielo. «Potete aiutarmi voi a spiegargli che non mi serve a niente se poi diventa uno zombie?»

«Sono il padre, Roxie, cosa ti aspetti che faccia?» ribatté lui, arcuando un sopracciglio scuro.

Eliza mi guardò soffocando un ghigno.

«Ragazzi, siete ammirevoli» constatai «però non siete costretti a gestire tutto da soli; sono sicuro che avete accanto tante persone disposti ad aiutarvi.»

Eliza annuì solennemente «Margarita è figlia di tutti noi. Basta chiedere e sapete che corriamo. Nessuno escluso.»

«Specialmente le zie di sangue. Ora ne avete due proprio qui vicino» azzardai, sperando di non aver superato il limite.

Roxie abbassò le ciglia, Wallace fu subito pronto a sostenerla intrecciando le loro mani.

«Non vogliamo disturbarle, in questo momento hanno tanti cambiamenti da affrontare» spiegò la ragazza.

Mostrami l'intesa (#4 Nightmares Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora