Ryan si guardò intorno: oltre alla porta da cui era entrato, c'erano altre due porte, una a sinistra e una a destra. La disposizione era molto simile a quella dei cinque ragazzi al piano primo, dunque Ryan supponeva già la dimensione delle due stanze aldilà delle porte: una, probabilmente, veniva usata come bagno, nonostante nell'intero edificio non ci fosse né elettricità né acqua corrente, dell'altra, però ne ignorava la funzione.
Improvvisamente, la porta da cui era entrato si aprì, e una graziosa ragazza di colore da capelli molto corti, vestita con un lungo abito bianco, entrò con passo lento ma leggero.
«Sei venuto qui, nel "Paradiso di LeMay", perché pensavi di trovare beatitudine?» domandò la ragazza, mentre si avvicinava al letto. «Non è del tutto vero. Prima di aspirare a raggiungere la beatificazione divina, per te ha inizio un percorso di espiazione dei peccati».
«In che senso?» domandò Ryan.
«Io sono la Superbia, il primo dei sette peccati capitali. Conosci i sette peccati capitali?»
«Certamente».
«Sapresti elencarli?»
«Superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira e accidia»
«Molto bene, molto bene» commentò la ragazza. Ora era proprio di fronte al letto dove Ryan era seduto.
«Sei pronto ad affrontare questo arduo percorso?»
«Non ne sono certo» mormorò Ryan, indietreggiando lentamente.
«Ti prego, metti il tuo cellulare nell'altra stanza e abbandonati al giudizio della Superbia».
Ryan era spaesato: non aveva la situazione sotto controllo e non aveva idea di come fare per uccidere la ragazza.
«L'altra stanza?».
Con un cenno della testa, la ragazza indicò la porta alla sua destra.
«Vai di là, spogliati e lascia pure il tuo cellulare. Io ti aspetterò qui».
Ryan si alzò dal letto e si diresse verso la porta suggerita dalla ragazza e la aprì: l'interno era allestito come una cabina armadio spoglia, con degli appendini e un paio di sedie. Si richiuse, dunque, la porta alle spalle e si sedette su una sedia. Non aveva nessuna idea su cosa fare. Tutta quella pagliacciata era stata organizzata solo perché la donna nell'altra stanza e tutte quelle che probabilmente avrebbe visto da lì a poco per impersonare i vari vizi, erano pagate per recitare una parte e concedersi corporalmente al cliente pagante. La cosa lo faceva innervosire e disgustare.
Improvvisamente il cellulare nella sua giacca cominciò a vibrare, così Ryan lo prese in mano.
La chiamata era effettuata da un numero che Ryan non conosceva, ma poteva benissimo essere Rose. Cosa le avrebbe detto? Chiuse gli occhi e fece un lungo respiro per infondersi coraggio, e avviò la comunicazione.
«Pronto?»
«Ryan? Sono Dennis. Ti vedo su un monitor nell'ufficio di LeMay, credo tu abbia compreso dove ti trovi»
Ryan tirò un sospiro di sollievo nel sentire la calma voce dell'uomo.
«Dennis! Dove sei?»
«Lo sai, sono al piano terra, nell'ufficio di LeMay. Il grassone è con Thomas e Marshall. Aveva un gran bel da fare, qui, tra monitor e videocamere. Ho visto come lavori, sei stato bravo».
Ryan era sempre più nervoso.
«Dennis, sono in una trappola, tirami fuori di qui!»
«Abbassa la voce, ragazzo, non vorrei che la ragazza nell'altra stanza sentisse qualcosa».
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La vertigine della follia
Mystery / ThrillerRyan Butler è un uomo tormentato dai suoi costanti fallimenti. Stanco e depresso a causa della società di oggi, decide di dare una ripulita al mondo che lo circonda. Il suo odio per la feccia della razza umana si sprigiona la notte in cui uccide una...