Mi sento morire dentro,
e, forse, lo sento solo io.
Sento che il mio cuore urla e piange
allo stesso tempo dentro di me.
Sento che la mia anima sta per uscire
da quello strato di pelle che separa il dolore interno
dal dolore della realtà.
Sento i miei occhi stanchi dalla fatica
nel distinguere ciò che è vero dalla fantasia.
Sento che le mie spalle stanno crollando
dalla pesantezza che sento,
dei problemi che mi affliggono.
Sento che i polmoni sono affaticati
dalla respirazione troppo corretta di me
che sono sportiva.
Sento il cervello esplodere,
come se volesse scappare dalla scatola cranica,
come se volesse provare una nuova vita
nella triste verità.
Sento la mia mano passare da un dolore all'altro
senza provare rancore.
Sento che questa mano usi la sua magia curativa,
ma non su di me,
anche se essa mi appartiene.
Sento che le mie braccia vogliono staccarsi
dall'unico legame che hanno con me,
la spalla.
Purtroppo, questi arti non possono,
perché sono incollate al rimorso più grande
della loro triste vita.
Sento che questo naso, che odio,
voglia rimediare alla sua curva pronunciata,
facendomi del male.
Sento che la leggerezza di anni fa
mi ha abbandonato per strada,
in un cammino che, spero,
non finisca precoce.
Sento che le mie mani creative
non hanno più forza né di tenere stretta una penna,
né di calpestare i piccoli tasti della tastiera.
Sento che le ferite e le bruciature permanenti
del mio corpo resteranno lì per sempre,
ma hanno aperto tanti capitoli del mio libro
chiamato esistenza.
Purtroppo, ne hanno chiusi di importanti.