A Holmes Chapel c'era sempre la luna piena. Ogni notte, dalla collina rocciosa che dominava la valle, viveva un lupo scheletrico: se ne stava lassù a ululare fino al mattino. Ogni notte, sopra il borgo, volavano piccoli succhia-sangue, più veloci di una saetta. Porte serrate, di notte, a Holmes Chapel. Notti di terrore, quelle di Holmes Chapel. C'era però un ragazzino, di nome Louis, che non aveva paura di niente e di nessuno. Che cosa poteva succedergli? Lui era già morto. Aveva venti anni, più o meno; ma non aveva, come i suoi coetanei della sua età, la pelle rosea e lo sguardo luminoso. Lui faceva paura. Solitamente - anzi, sempre - indossava una tunica lunga fino a piedi, tutta strappata e mal ridotta. Un cappuccio consumato gli nascondeva il viso - forse sarebbe meglio dire muso. Aveva labbra sottili screpolate dal freddo; un occhio sì e uno no, perso nel tempo - nell'orbita vuota solitamente ci metteva un sasso tondo; due buchi al posto del naso e la parte destra del petto forata da ossa. Oltre questo - gambe, parte sinistra del busto, e gran parte del viso - c'era la pelle un po' tumefatta dal tempo.E, caspita no, Louis non poteva certo andare in piscina a farsi una bella nuotata con gli amici. Al primo tuffo, un braccio si sarebbe staccato e sai che imbarazzo chiedere in giro: «Scusi, ha mica visto il mio braccio?» - niente di grave, bastava che se lo schiffeggiasse contro la spalla e il braccio restava incastrato nelle ossa. Per Louis, però, non gli importava andare in piscina, o al supermercato, o al cinema, o a scuola. A Louis non importava perchè sapeva che il mondo, al di fuori del cancello arrugginito di Holmes Chapel, c'era le persone che si facevano la guerra. Lui se ne stava sempre là, dentro la cappella del conte Zibet, nel cimitero: casa sua. E essendo solo, nel tempo libero - e ne aveva molto - seppelliva e disseppelliva i defunti. Gli piaceva farlo e sapeva farlo talmente bene che i cadaveri lo ritenevano un figlio. Poi collezionava animali. Gatti annegati, uccellini caduti dal nido, ricci spiaccicati sotto le ruote, cani sparati dai cacciatori, topolini morti a causa di infarto... Gli dava un posa e li riponeva sugli scaffali del rifugio. Ci parlava, li riteneva veri amici e si confidava. E a volte quando gli accarezzava la testa mummificata sentiva un tremito sotto le dita. Non ci aveva fatto molto caso; i morti non vibrano. Se ne stavano lì, fermi e zitti. Proprio come il mondo di Louis: zitto e fermo.
A sentir ciò che faceva nel cimitero si poteva dare del cuore d'oro al ragazzo, ma non coi vivi. Con i non-morti - o come lui li chiamava - era gelido. Louis non scendeva mai nel borgo. Cosa ci andava a fare? Si sarebbe solamente preso molti sassi dai ragazzini e delle minacce dai padri.
Louis non aveva paura di niente, a parte il fuoco. Gli abitanti del borgo lo avevano saputo ed era proprio con questo che la minacciavano. Ne aveva paura perchè se l'avessero legato a un palo sopra una catasta di legna, si sarebbe ridotto a cenere e... disintegrato in milioni di frammenti. Nel cimitero si sentiva al sicuro, perchè lasciarlo?
Louis scoprì di avere un... potere, quando, posando la mano su una lastra sepolcrale, aveva avuto l'impressione di un tremito caldo - proprio come quello che aveva avuto accarezzando la testa dei suoi animali. Si era detto che era solamente un'impressione, eppure... Un giorno, quando ebbe la stessa impressione aveva sollevato le mani e aveva scoperto un'energia che le fluiva dalle esse senza alcuno sforzo. Sollevava le mani in modo quasi aggraziato come se suonasse un pianoforte e le puntava contro una tomba. Le ossa avevano incominciato ad agitarsi, a battere le une con le altre quasi a ritmo, la terra a tremare appena. Riuscì a farle incastrare le une nelle altre, ricomponendo lo scheletro; poi lo fece ballare. Si sentì felice, per una volta.
Ma poi la tristezza tornava più pesante sul suo corpo fragile. «Sarà così per sempre?» sussurrava alla luna. La luna non gli rispondeva mai, ma sulla sua faccia biancastra si disegnava una smorfia: nemmeno lei voleva avere a che fare con un morto vivente.
Ma qualcuno che s'interessò a lui, però, c'era. Un giorno, Louis sentì un debole richiamo. Era una voce che proveniva da lontano, eppure lui riuscì a sentirlo chiaro. «Sono un amico. Amico!» Esclamava.
Ma no, Louis non ci credette. Non aveva amici, era solo uno scherzo.
Nessuno poteva essergli amico.
«Io sono morto.»------------------------
Hey!Alcuni di voi, probabilmente, sapranno già di cosa si tratta questa storia e ringrazio chi ha incominciato a leggerla, sperando continuerete a seguirla.
Ci tengo a dire che il personaggio di Louis è stato ispirato da un libro "Orrendi x Sempre" che mi è piaciuto tantissimo. L'idea di questo capitolo è probabilmente uguale a quella del libro, ma vi giuro che dopo questo è COMPLETAMENTE inventata da me e non avrà più a che fare con quel libro.
Non penso ci siano problemi, vero?La storia sará una Mini-Long composta da 11 capitoli (ho giá finito di scriverla quindi non ci sono problemi di aggiornamento. Aggiornerò un giorno preciso alla settimana, ma devo ancora decidere quale.)
I capitoli, dopo questo, saranno molto piú lunghi, non preoccupatevi. Questa è solo l'introduzione :)
Questa storia sarà pubblicata anche su EFP sul mio profilo con il nome di @Charly_Baby. Seguitemi, lo farò con piacere.
Grazie.
Un bacione
Charly Baby
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Without Heart // L.S.
FanfictionLouis è speciale. E' morto ma... cammina. Può sembrare uno zombie, certo, ma lui si definisce solo diverso. Essendo morto non ha propriamente un vero corpo - solo ossa e qualche carne rimasta attaccata in alcuni punti. Abita nel cimitero di Holmes C...