II.

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Harry era un ragazzino di forse diciassette anni e sembrava portasse con sé tutti i segni di combattimenti e guerre. Ematomi bluastri, violacei e neri su tutto il corpo. Ossa sporgenti sullo stomaco e clavicole coperte dal sottile strato dei maglioncini che indossava la mattina. Cicatrici sull'addome. Una ferita che si rimarginava, un'altra che se ne apriva. E tutto questo senza che lui sentisse dolore. O, meglio, lui lo provava più moralmente che esteriormente. La battaglia che sembrava combattere ogni giorno era quella contro se stesso e la voglia di mangiare. Harry aveva quel problema d'anoressia dai primi anni del liceo quando venne preso di mira dai bulli per la sua ciccia - inesistente, potrei aggiungere - sui fianchi. Al secondo e terzo anno sua madre, Anne, aveva tirato un lungo sospiro di sollievo quando rivide suo figlio mangiare quotidianamente. Poi, non lo fece più. D'un tratto, smise completamente i pasti senza che nessuno seppe il perchè. I bulli, avendo trovato un'altra motivazione per prenderlo in giro, riprendendo a infastidirlo. E gli insulti passarono da; «Guarda quelle maniglie dell'amore! Così grosse!»; a «Vuoi interpretare lo zombi nello spettacolo teatrale, di quest'anno? Saresti perfetto con tutte quelle imperfezioni anche sul viso.»

Quarto e quinto anno passarono così, tra pasti quasi sempre nulli e prese in giro a scuola. Harry non andava in piscina - oh, no! Tutti avrebbero visto tutto quel grasso. -, non andava al supermercato - troppe cose da mangiare, troppi grassi. -, non andava al cinema, e aveva pensato di non frequentare nemmeno la scuola. Poi sua mamma l'aveva convinto a restare - «E' l'ultimo anno Harry. Puoi farcela!»

Ma non uscendo quasi mai di casa, portava a conseguenze ancor più drastiche: di tempo libero ne aveva e quindi studiava in ogni momento. Conseguenze? Buoni voti a scuola. Problema? Bulli. Fu anche per questo che lo presero in giro. Harry non ce la faceva più, con tutto quel peso sulle sue spalle magre, prima o poi sarebbe caduto drasticamente.

Harry, invece che un amico, aveva l'angelo custode che fungeva anche da amico e da padre. Solito ragazzo pieno di energia, pronto a sorridere a qualunque cosa, moro - tinto di un biondastro tendente al bianco - occhi azzurri e un sorriso invidiabile. Niall, si chiamava. Erano amici dalla seconda media, diventati migliori amici dalla terza. Tutti provarono a dividerli, a spezzare la loro amicizia, a ridicolarizzarli, a chiamarli gay... ma nessuno - nessuno - riuscì a separare quel legame così forte e invidiabile. Nessuno, tranne la morte. Niall morì di leucemia all'inizio del liceo. Non l'aveva detto a Harry e fu per questo che si sentì ferito quando gli dissero che Niall era corso all'ospedale. Ma non c'era tempo per sentirsi ferito, o tradito o ingannato. Cavolo, no! Il suo migliore amico era all'ospedale.

Niall morì con il sorriso sulle labbra, con gli occhi lucidi e un brillio negli occhi che si spegneva piano piano. Niall morì con il sorriso perchè, poco prima della sua morte, Harry era entrato con forza nella stanza. E non fece in tempo a ricambiare il sorriso, a chiamare il suo nome, a dirgli scusa o un sincero grazie, che un Biiip continuo, soffiò nella stanza.

Harry seppe che Niall non aveva voluto continuare le chemio perchè avrebbe speso troppo tempo all'ospedale e lui voleva passare del tempo col suo migliore amico.

Quello fu il primo peso che Harry fu costretto a portarsi sulle spalle: si diede la colpa di tutto. E soprattutto di non esser andato al funerale dell'amico, seppellito nel cimitero di Holmes Chapel poco lontano da casa sua. Si giustificò dicendo che solo sua madre e i suoi parenti più stretti c'erano andati perchè gli altri erano terrorizzati dal ragazzo morto che giaceva in quella zona. Harry aveva paura. Non era andato al funerale del suo migliore amico perchè era un fifone, un maledetto idiota che non gli importa degli altri. Fu per questo che, con il poco coraggio che gli rimaneva in corpo, si mise gli scarponi, la giacca e poi uscì di casa. Era tardi, la luna era imponente sulla sua testa ma lui non sembrava non farci caso. Si dirigeva con passo spedito verso il cancello arrugginito davanti a sé.

«E se quel ragazzo mi avrebbe aggredito? E se volesse mangiarmi?» Harry, con sguardo da felino e i ricci che gli ricadevano sul viso, si fece forza. Niall gli mancava, voleva salutarlo. Sorridergli, per l'ultima volta come lui aveva fatto. Aprì il cancello, si guardò in torno e poi parlò a voce alta: «Sono un amico. Amico!»

Ma nessuno rispose. Dopotutto lui non poteva essere amico di nessuno. Lui era grasso, nessuno lo avrebbe voluto. Nemmeno un morto.
Era solo.

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Bhe, se non si era capito, aggiorno di Domenica perchè mi torna meglio!

Bene, dopo questo, i capitoli saranno più lunghi; queste due erano la presentazione dei due personaggi.

Harry... poverino.
Ma vedrete che tutto andrà a buon fine.

Ricordo che ho postato questa storia anche su EFP
E...

Ringrazio louoistops per aver commentato. Ti ringrazio ancora per tutto. Ci tengo davvero a questa storia, anche se strana haha.

Un bacione
Charly Baby

Without Heart // L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora