III.

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❝   déjame ser el antídoto de ese veneno, pasar de cero a 100 grados mientras nos tenemos, el tiempo que ya hemos pasado cambió mi concepto, ilógico es desearnos si juntos no estemos   ❞

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❝   déjame ser el antídoto de ese veneno, pasar de cero a 100 grados mientras nos tenemos, el tiempo que ya hemos pasado cambió mi concepto, ilógico es desearnos si juntos no estemos   ❞




—''Sei un'incosciente, non ci sono parole per il casino che hai combinato.''

Di ritorno da Ciutat Esportiva Joan Gamper fui costretta a subire l'inferno in terra. Mia madre non faceva altro che ricordarmi quanto fossi goffa, senza un minimo di responsabilità e rispetto verso il lavoro altrui. Quando oltrepassai la porta della cucina con ancora i vassoi su ambe le mani, spiegando con calma assoluta la situazione, la signora Lucia fu estremamente gentile con me ed anche indulgente, cosa che la mia progenitrice non face affatto. Fece capo alla sua parte più remota, mantenendo calma, fingendo qualche sorriso di circostanza ed un ''sono cose che capitano, tesoro, domani andrà sicuramente meglio'', trattenendosi dinanzi all'anziana signora. Credevo che l'avresse fatta passare, le avevo anche accennato della mia stanchezza e della poca forza che avevo quella mattina, ma una volta entrate all'intendo del veicolo esplose come un fiume in pena, senza darmi tregua alcuna per ben 40 minuti di viaggio. Le chiesi scusa innumerevoli volte ma non ci fu ragione per farla smettere, avrei voluto tanto gettarmi dall'auto in corsa e rotolare via dalle sue parole. Ringraziai il Signore non appena intravidi l'ingresso della spiaggia di Barceloneta, sospirai a pieni polmoni dandomi il lusso di rilassarmi qualche minuto. Mia madre aveva smesso di ricoprirmi d'insulti e s'avviò al ristorante. Era tutto finito per fortuna.

—''Aspettati dei rimproveri anche da parte di tua zia, ragazzina. Sei in veri guai.''

Come non detto. La mia giornata era iniziata da due ore e trenta e già avevo voglia di scavare un buco nella sabbia per ficcarci la testa dentro, almeno così avrei avuto agio di riprendermi da tutto quel caos.

Avanzi a passi lenti verso il locale, con la ceca speranza che così facendo avrei rimediato una buona scusa per difendermi. Coinvolgere Pedro sarebbe stato l'ideale, insomma era vero, se non fosse stato per lui tutto ciò non sarebbe mai accaduto: non l'avrei rivisto, non avrei mai saputo che facesse parte di quel mondo, avrei dimenticato man mano i suoi occhi e soprattutto non avrei mai scoperto l'esistenza della risata più dolce, rilassante, che si presentava alla mente con spietata insistenza. Ma non dovevo, non volevo addossargli la colpa. Me la sarei cavata da sola, prendendomi al cento per cento la responsabilità di quell'orribile primo giorno di lavoro.

Chiusi la porta d'ingresso alle mie spalle, facendo un passo alla volta, con paura di scottarmi se mi fossi avvicinata troppo alle due donne che parlavano sottovoce, lontane da uditi indiscreti.

—''Giuro che non è stato intenzionale.''

Si girarono d'immediato appena sentirono la mia voce alle loro spalle. Mia zia mi prese delicatamente per un braccio e m'avvicinò a loro per parlare con tranquillità: la notai serena, avrei osato dire anche divertita dal mio essere imbranata fino al midollo. Senza farsi notare da mia madre mi strizzò l'occhio e lì, in quel momento, ebbi la conferma che fosse dalla mia parte. Mi staccai dal muro invisibile che si trovava alle mie spalle e ritornai a respirare.

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