XVII.

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❝    y no tengo pensado hundirme acá tirado, y no tengo planeado morirme desangrado, y no, no me pidas que no vuelva a intentar, que las cosas vuelvan a su lugar

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    y no tengo pensado hundirme acá tirado, y no tengo planeado morirme desangrado, y no, no me pidas que no vuelva a intentar, que las cosas vuelvan a su lugar .  








Con urla, schiamazzi ed incitamenti lo Spotify Camp Nou mi dava il bentornato a casa, accogliendomi tra le sue milioni di braccia. Proprio come l'ultima volta cartelloni, palloncini, bandiere blaugrana e camisetas di ogni giocatore come se fossero una seconda pelle, coloravano l'interno stadio dando vita a qualcosa di magico. Non era una semplice partita, no, era la partita per eccellenza: Barcelona contro Real Madrid, il classico dei classici. Boca 1006Row CSeat 0009 era il medesimo posto assegnatemi l'ultima volta che avevo solcato quei cancelli, la mia prima volta a Font Romantica, la prima volta che vidi Pedri piangere, la sera del primo ''amore mio''. Fu la sera in cui chiusi definitivamente con Ronald, la sera in cui rischiai un'intossicazione da farmaci a causa degli ansiolitici che circolavano veloci nel mio sistema sanguigno. Vissi una delle serate più toste, dure e cariche d'emozioni contrastanti. Quel posto, quel teatro dei sogni, era stato artefice di tanto dolore ma al contempo di gioia, felicità e sorrisi. M'aveva strappato via l'amore in così pochi attimi da farmi mancare il respiro quasi su punto da vertigini al sol pensiero, restituendomelo solo poche ore dopo come a voler mettermi alla prova, come a voler capire a tutti costi se ero abbastanza meritevole di quel sentimento. Ingoiai l'ennesimo popcorn al caramello, rubato dal sacchetto di carta stracolmo che la mia migliore amica aveva tra le mani, mentre lei incurante del mio gesta continuava a guardarsi attorno nervosa. Sira era un fascio di nervi, non riusciva proprio a rilassarsi nonostante avessi provato a rassicurante in molteplici maniera, rimproverandola che quel suo stato d'animo avrebbe coinvolto anche Ferran.

—''Come andiamo?''

Trangugiai un pugno di pistacchi salati, che avevo sparso in modo casuale sulle gambe, per poi tornare a giocherellare con i rimanenti smorzando un po' d'ansia per l'inizio del match. Era inevitabile non averla, era una delle partite più importanti dell'anno e la paura del fallimento, della delusione, della tristezza dovuta all'ennesima Liga persa, era presente in tutta la tifoseria blaugrana, ma soprattutto nei ragazzi che si preparavano come matti, senza sosta, da ormai giorni indefiniti. Pedri, dopo il nostro riconciliazione, s'era dedicato con mente, corpo ed anima alla sfida di quella sera, ormai più sicuro della mia vicinanza a supporto. L'adrenalina mi ribolliva nelle vene, gioiosa di vedere - seppur in maniera ufficiosa, il mio.. ragazzo.

Il mio ragazzo.

Non m'ero ancora azzardata a pronunciarlo ad alta voce.

—''Meglio, temo solo che Ferran abbia un crollo emotivo. Ne sta avendo molti ultimamente e non so più come gestirlo.''

—''Sira, ha solo bisogno della tua solidarietà. Nel caso di vittoria festeggerai assieme a lui, assieme a tutti noi, nel caso contrario gli starai accanto e gli trasmetterai tutto il tuo amore. Io farò la stessa cosa..''

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