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Piccolo appunto:
Praticamente la volevo ambientare in Italia, ma la verità è che veniva malissimo perché l'800 italiano è diverso da quello inglese e non c'era tutta la questione dell'orgoglio, etc etc, quindi dovrete sorbirvi il termine "sterline" accostato a nomi italiani che è un po' come dire "Fettuccine Alfredo".
Ah, e Jacopo qui è una ragazza e si è convenientemente trasformato in Laura.
E quindi già chiedo scusa.

Una primavera calda, questo quello che sua madre attestava di buona mattina, già da qualche giorno.
Per sua madre, Floriana, c'era sempre un buon motivo, al mattino, per trovare qualcosa abbastanza sgradevole da meritarsi i suoi malcontenti.

Era per quel motivo che Simone, scendendo piano le scale un po' scricchiolanti di quella che di certo non era una magione ma nemmeno poteva essere definita un tugurio, si aspettava di sentirla già borbottare qualcosa mentre "Carlotta, si' buona, fammi una tisana per i nervi", chiedeva a quella santa della cameriera, come tutte le mattine.
Eppure quella mattina non sentì nulla del genere.
Anzi, le finestre erano aperte a far entrare la brezza primaverile, e tutto quello che si sentiva era la voce di sua madre, sì, ma che cantava.
Canticchiava allegra una canzonetta e si spostava svelta tra la piccola cucina e il soggiorno, prima di dirigersi, a piccoli passi leggeri e veloci, verso la biblioteca dove, certamente, sostava suo padre.

"Ottime nuove, oggi, caro marito mio!"

Simone scese gli ultimi due scalini con le sopracciglia corrucciate, curioso di sapere cosa avesse avuto il potere di rendere sua madre -e i suoi nervi- così allegra.

La trovò con le mani strette in vita, sul bordo della gonna di crinolina blu cielo che metteva solo nei giorni buoni, e un gran sorriso a tagliarle il viso in due, quasi crepato nella poca abitudine di adornarle il viso quasi sempre corrucciato.

"Quali buone nuove, madre?", chiese quindi Simone, palesandosi anche a suo padre, seduto in poltrona, sul grembo un libro aperto e in una mano una tazza di tè ancora fumante.

"Oh, figlio mio!" esclamò lei "Avete presente tutti e due la proprietà oltre il campo, vero?"

"Quella in vendita da poco?"

"Quella! Quella casa enorme, con il portico e il giardino curato! Con la sala da ballo e i lampadari di cristallo!"

"Ebbene?", la voce fumosa di Dante, suo padre, attraversò l'aria della biblioteca fendendola con la sua inflessione dolce.

"Ebbene, caro marito" riprese la donna, con l'aria di chi stesse cospirando alla volta di chissà quale segreto "È stata affittata!"

Dante, totalmente atono, riprese il suo libro e lo portò dinanzi al naso, di nuovo impegnato nella lettura.
Floriana emise un versetto sdegnato, degno del suo insoddisfatto desiderio di pettegolezzo.

L'uomo sospirò e staccò di nuovo gli occhi dalle pagine, mentre Simone si avvicinava alla parte di biblioteca contenente i sonetti.

"E ditemi, moglie cara, perché questo dovrebbe interessarci?"

La madre di Simone era una donna semplice, a cui solente bastavano un pettegolezzo e una tazza di tè per definirsi appagata e molto più spesso la sua mente era occupata solo dal pensiero di vedere i suoi figli sposati e ricchi, non tanto per la gioia di vederli sistemati, quanto più per la soddisfazione di potersi vantare con la vicina di quanto avesse fatto un ottimo lavoro nell'allevarli quasi da sola, con le sue sole forze.
Non che suo padre facesse molto di più per contraddirla, considerato che il suo affetto nei confronti di quella donna era basato molto più sull'intrattenimento gratuito che gli forniva, che su reale amore e devozione.
Ormai, era così da una vita e tutto sommato, sullo sfondo della società in cui vivevano, potevano anche vantarsi di aver creato un'unione almeno funzionante, rispetto alle altre.

Nella misura in cui la sua natura glielo permetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora