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Simone Balestra non ha mai amato parlare di sè. Forse per riflesso incondizionato alla tendenza assoluta di sua madre a parlare in modo sproporzionato di sè e dei suoi figli.
Era per questo motivo che se ne stava in silenzio, ad ascoltare quello di cui gli altri gentiluomini parlavano, che comunque era sempre il croquet oppure le finanze, come se davvero qualcuno di loro ne capisse qualche cosa.
Utilizzavano le solite frasi fatte, per apparire esperti di qualcosa che confondeva inevitabilmente loro e tutti quelli che si avvicinavano alla materia: quest'anno le finanze vanno bene, il reddito di questo o quello si è alzato con l'acquisto di quella tenuta, sì! proprio un affare per un immobile che valeva almeno il doppio! e via discorrendo.
Simone no, non aveva la pretesa di partecipare a tali sterili discorsi, che non aveva mai finto davvero nulla nella sua vita, se non piccole omissioni come quella volta in cui aveva totalmente ignorato l'inevitabile fascino che il suo compagno di giochi d'infanzia gli suscitava, una volta iniziata la giovinezza.
Piccolezze, ecco.
Di certo non si aspettava che, una volta arrivato il signor Ferro, tutti gli occhi si sarebbero puntati su di lui medesimo, a seguito di una domanda fatta dal padrone di casa.

"Allora", aveva detto "Qualcuno sa dirmi qualche cosa su questo gentiluomo? Non parla mai di sè, come si può dire di conoscerlo?" e lo aveva indicato, come una sorta di fenomeno da baraccone e tutti si erano girati a guardarlo e, in tutta franchezza, Simone sperava solo che una voragine si aprisse sotto i suoi piedi e gli evitasse il supplizio degli sguardi curiosi dei suoi concittadini.

Perché mai, se li immaginava, il signor Ferro dovrebbe interessarsi al figlio dei Balestra? Quel ragazzo taciturno, un po' defilato, a cui nulla importa di argomenti di interesse collettivo come il croquet o la finanza!

E allora, lieto che la luce fioca delle candele nascondesse il rossore delle sue gote, rise sommessamente.

"Forse è solo perché non c'è molto da sapere sulla mia persona, signore" si inchinò leggermente e, senza guardare in viso il nuovo arrivato, aggiunse "Ora vogliate scusarmi" e si defilò, alla ricerca disperata di un volto amico in quella folla di estranei che lo conoscevano fin da piccolo, ma sapevano nulla di lui.

Mentre girava per la bella sala affollata, sentiva sempre uno sguardo insistente su di sé. Sapeva benissimo a chi appartenesse quello sguardo che si perdeva tra luci e lustrini e per quanto si sforzasse, non riusciva ad evitare di chiedersi perché mai fosse tanto insistente. Non poteva evitare al suo cuore di sussultare, tutte le volte che si voltava e trovava il padrone di quella casa e ricambiare il suo sguardo. Non poteva evitare 

Un volto amico lo ritrovò nel signor Palmieri, sempre indaffarato nel disperato corteggiamento di Monica, giovane molto ambita nella loro cittadina, che sembrava ricambiare da molto il suo affetto, pur non facendone parola esplicita con nessuno.
Lo trovò accanto al tavolo da gioco, che osservava con cipiglio divertito uno degli amici del signor Ferro, un certo Matteo di famiglia non conosciuta, perdere alle carte.

"Giulio! Che bello trovarvi qui!", un accenno di vitalità nelle sue parole, forse il primo dall'inizio della serata.

"Simone! Venite, venite, come state?", lo accolse a braccia aperte, con una pacca amichevole sulla spalla; dei violini in un angolo della sala avevano iniziato a suonare una ballata allegra, sulle note della quale in molti cominciarono a danzare, compresa sua sorella, invitata a quanto aveva visto proprio da quel certo Matteo.

"Bene, bene, e vi trovo bene! Vi siete finalmente confessato a Monica?"

Giulio lo zittì subito, urgente e: "No! Ci provo sempre e alla fine non riesco!"

Simone rise, e stava anche per ribattere, forse prendendolo bonariamente in giro, quando qualcuno si affiancò al loro allegro duetto.

"Dunque, c'è qualcuno che può dire di conoscervi in questa sala, signor Balestra" il signor Ferro si voltò subito verso Giulio, con un sorriso che a Simone sembrò provato ad arte, come fosse quello da esibire agli eventi pubblici "Il signor Palmieri, se ricordo bene?" 

Nella misura in cui la sua natura glielo permetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora