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I giorni passarono e Seulgi si ritrovava sempre a guardare Irene in ogni occasione possibile; durante i pasti, quando svolgevano le mansioni assieme e nelle notti in cui non riusciva ad addormentarsi

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I giorni passarono e Seulgi si ritrovava sempre a guardare Irene in ogni occasione possibile; durante i pasti, quando svolgevano le mansioni assieme e nelle notti in cui non riusciva ad addormentarsi.
Era sicura che la piccola fanciulla si fosse accorta di quel suo comportamento ambiguo, poiché l'aveva beccata parecchie volte, ma alla fine le sorrideva sempre con quella dolcezza che contrastava la miseria del monastero.

Sentiva che nel suo animo freddo e incattivito stesse nascendo qualcosa di nuovo e vero; una bontà, calda e dolce come ciò che gli uomini bramavano dalla vita. Seulgi non aveva mai desiderato nulla, se non di poter vivere in pace. Le monache le ripetevano fin da piccola che Dio sarebbe stata la pace che cercava, e la incalzavano per continuare il suo percorso spirituale. Eppure, dopo tanti anni passati nel monastero, stava trovando la felicità non in Dio, ma in una donna.

Non capiva cosa fosse, se fosse un peccato o una benedizione, ma sapeva per certa di non volerlo perdere più.

"Seulgi."

La ragazza nominata alzò il capo per ritrovarsi il bel volto di Irene. Non si aspettava di ritrovarsela con sé, durante i suoi lavori nei campi; era nuovamente finita in punizione per non aver finito il ricamo che le era stato imposto di eseguire.
Però la dolce ragazza era lì, con lei, a sorriderle per rallegrarle la giornata.

"Irene... Non dovresti essere qui, ti sporcherai le vesti."

"Ho chiesto alla badessa di poterti aiutare, ed ella ha accettato."

Seulgi boccheggiò stupefatta; la novizia esemplare, nonché perfetto essere umano, si era sacrificata consapevolmente per starle accanto tra l'umidità e il fango, invece di rimanere al caldo dentro al monastero.

"Non dovevi."

"Ma volevo." Irene sorrise con soddisfazione prima di afferrare l'aratro dalle mani dell'altra e cominciare a scavare il campo con gran facilità.

La giornata finì con meno fatica e più sorrisi, e le due novizie si diressero nella mensa quando le luci del cielo cominciarono a farsi oscure. Le altre ragazze quando fecero la loro entrata sorrisero apertamente ad Irene, un po' meno a Seulgi, ma accolsero entrambe al tavolo.
La sua dolce compagna si sedette accanto ad un'altra nuova novizia, una certa Joy da quanto aveva udito, e per sua grande sgratitudine le due cominciarono a bisbigliare fra loro su argomenti ignoti a lei.

Sapeva che la gentilezza e la bellezza di Irene avessero affascinato molte delle novizie e monache, ma ella si era sempre tenuta ad un rapporto semplice e imparziale con tutte. Joy, però, pareva aver attirato la sua attenzione e sembravano molto intime da come si atteggiavano; i volti vicini, i toni pacati, i bisbigli e le risate sommesse.

Seulgi odiò tutto ciò, che vide con i suoi stessi occhi, e inspiegabilmente la sua mano si strinse con sempre più forza quanto quell'ardire furioso cresceva nel suo petto.
Vedeva solo Irene, che pian piano si allontanava da lei, e Joy, molto più bella e piacevole di se stessa. Ella era alta, graziosa e dalla pelle perlacea, a differenza di Seulgi che era sempre stata un po' olivastra di carnagione, anche a causa delle intere giornate passate sotto il sole per le sue punizioni. Inoltre, i suoi occhi in confronto erano piccoli, stanchi e poco espressivi, il suo andamento non molto aggraziato, a differenza della convenzione del mondo femminile. Era pronta a rispondere a tono alle ingiustizie, a differenza della concezione d'innocenza e d'asservimento che tutti vedevano nelle donne.
Ma Seulgi era diversa dalle monache, dalle nobil donne e dalle domestiche, ma ancora non sapeva perché.

Ad un certo punto, però, nel bel mezzo delle sue riflessione autodistruttive, qualcuno le afferrò forte la sua mano; non lo percepì con cattiveria e violenza, ma come un supporto e una sensibilità inumana. Accanto a lei, Irene aveva notato il suo stato d'animo e aveva trovato l'occasione di soccorrerla nonostante l'attenzione di tutte le novizie.
Molte rimasero sorprese da tale gesto; altre, come Joy, lo ignorarono o sorrisero leggermente; Seulgi, invece, si sentì la donna più felice del mondo.

 Molte rimasero sorprese da tale gesto; altre, come Joy, lo ignorarono o sorrisero leggermente; Seulgi, invece, si sentì la donna più felice del mondo

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Tra due giorni devo dare l'esame di storia della musica I 🥲
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