1 settembre
Griffin
<<Mamma, devo andarci per forza in questa specie di gabbia per umani?>> dissi osservando la mia nuova scuola con i capelli dorati che mi offuscavano un poco la vista.
<<Si, tesoro. È la scuola, devi andarci>> rispose mia madre con tono dolce.
La fulminai con lo sguardo.<<Vai>> La tonalità della voce di mamma si fece più severa. Rimasi a fissare la struttura con le pareti dipinte di rosso sbiadito e il cortile pieno di ragazzi.
<<Griffin è tardi>> Annunciò mia mamma al suonare della campanella.
<<Vado...>> Mi convinsi e mi diressi verso la porta d'ingresso.Ero nuovo alla Saint Paul Central High School. Mi ero appena trasferito in Minnesota dopo aver vissuto quindici anni in Florida ma, dopo il divorzio dei miei genitori, mia mamma voleva rifarsi una nuova vita così ci eravamo trasferiti qui solo noi due.
Attraversai il cortile colmo di adolescenti ed entrai a scuola con la testa bassa.
<<Ehi amico, fai attenzione quando passi!>> un ragazzone con dei bicipiti assurdi sbottò. Notai di aver sbattuto contro di lui e di avergli fatto cadere tutti i libri che aveva in mano.
<<S...Scusa, non era mia intenzione>> risposi a tono basso. Lui, senza dare importanza alla mia risposta, mi sorpassò.Entrai in classe di biologia e il mio sguardo si posò su una meravigliosa dea scesa direttamente dall'Olimpo. Il suo viso angelico, i suoi capelli castani e i suoi occhi ambrati, la sua collanina dorata e la sua attenzione a scarabocchiare il suo quadernino.
Mi sedetti accanto ad un ragazzo con la camicia a quadri e gli occhiali rotondi che non mi degnò neanche di un saluto. Seguii la lezione con gli occhi fissi su di lei, su Venere, perché è così che la chiamerò.
Finita l'ora, mi accorsi che Venere mi stava osservando e io, impacciato, le passai davanti a passo svelto senza guardarla, sentendo i suoi occhi addosso e una sensazione mai sentita fin'ora.
Al termine di tutte le lezioni presi l'autobus per tornare a casa e mi sedetti nel famoso "posto del pensatore" ovvero quello accanto al finestrino.
Ascoltai la musica senza dare importanza alla realtà. Raggiunsi la mia fermata ed entrai in casa.
<<Griffin, tesoro sei tornato! Com'è andato il tuo primo giorno di scuola?>> Chiese mia madre entusiasta.
<<Niente di che>> risposi secco
<<Hai fatto nuove amicizie?>>
<<Ti pare? Non mi parlavano alla vecchia scuola, possono parlarmi alla nuova secondo te?>>Vidi che nel volto di mia mamma si presentava un'espressione mortificata e anche io lo ero.
Nessuno ha mai cercato di fare amicizia con me e in quindici anni della mia vita non ho mai avuto una ragazza o un'ammiratrice.
Scappai in camera e iniziai subito a fare i compiti.
Più tardi, il mio fratellino Andie mi chiese di raccontargli del mio primo giorno di scuola e viceversa.
<<Niente, fratellino. Non è successo assolutamente niente, non mi è piaciuto niente e non ho conosciuto nessuno. E tu? Com'è andato il primo giorno?>>
<<Mi dispiace Griff, non lo meriti. Io ho conosciuto un bambino ed è molto simpatico, sai?>> Rispose Andie
<<Allora? Volete scendere a mangiare, si o no?>> Urlò mia mamma dal piano di sotto in tono rigido.Andie sbuffò e insieme scendemmo di sotto per cenare. Mangiai tanto, ero a digiuno da ieri sera.
Salii in stanza dopo mangiato e iniziai a pensare ad oggi, alla scuola, al Minnesota e a Venere. Pensai a lei fin quando qualcuno bussò alla porta della mia cameretta, diedi un'occhiata veloce ai led blu della mia camera e dopo risposi: <<Entra!>>
Era mia mamma. Si sedette accanto a me e disse: <<Tesoro, domani che ne dici se doposcuola vieni a trovarmi al lavoro?>>
Mamma lavora in un bar. È riuscita a trovare lavoro subito mediante un amico di famiglia che è il proprietario del locale.<<Puoi studiare nel giardino di dietro? Come vuoi tu, tesoro>>
Ero molto curioso di vedere l'interno del bar quindi accettai. Lei sorrise e mi baciò la fronte come segno di protezione. Abbandonò la stanza e io andai a fare una doccia calda.Uscito da essa, ero stanchissimo quindi mi vestii e caddi nel sonno, con l'immagine di Venere nella mente.
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La scia di un improvviso
ChickLitMonica Sullivan, segnata dalle violenze del padre, sogna l'amore sincero come quello del nonno e della nonna che crede di aver trovato in Asher, un ragazzo con le spalle larghe e due occhi color smeraldo. Però col tempo Asher diventerà lo specchio d...