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20 novembre

Griffin

Discutemmo un po' prima che si arrese.
Rimasi a casa sua e mi promisi che mi sarei preso cura di lei.

Monica era distesa sul suo letto e giaceva tranquilla. Aveva la febbre a 38.4 e le avevo dato immediatamente una Tachipirina.

Era così bella... Ed era la mia prima vera amica.

Rimasi a guardarla, così serena, nonostante la sofferenza, così perfetta.
Merda...Non era mica una cotta, la mia?
O forse sì.

I brividi quando la vedevo, il cuore che mi usciva dalla cassa toracica quando la parlavo.

No, no, no.
Mon-Monica mi piaceva...
Sì che mi piaceva, cazzo!

Dalla sua bocca uscirono vari grugniti prima che aprì gli occhi.

Li spalancò.

<<Griffin, m-mi sono addormentata?>>
piagnucolò.
<<Monica, questo è il minimo. Avevi la febbre a 38.4>>

Affondò la testa nel cuscino e sospirò.
<<Da quand'è che dormo?>> domandò, mettendosi a sedere e sfregandosi la fronte.

<<Ehm... Penso un'oretta>>
Lei affondò le dita nei capelli.
<<Va bene, ora sto benone>> fece per alzarsi ma socchiuse immediatamente gli occhi reggendosi in piedi solo perché si era aggrappata al mio braccio.

<<Monica!>> la tenni forte e la feci risedere sul letto.
<<Non stai benone>>
<<Griffin...>>
<<Dimmi>>
<<Perché sei così gentile con me?>>

Oh...

<<Oh be'... Sai, quando finalmente qualcuno ti parla e cerca di fare amicizia con te dopo quindici anni che non hai mai avuto qualcuno pronto a difendere il tuo nome in tua assenza...>> sospirai.

<<fai di tutto pur di attirare l'attenzione di quella persona sperando che diventi il tuo primo amico o amica>>.
Rimase di stucco.

<<Oh...non pensavo, mi dispiace... be' potrei farti entrare nel mio gruppo di amici, sono tipi apposto, non frequento gentaglia>>
Cosa?
Io? Gruppo di amici?

<<Lo faresti sul serio?>> domandai entusiasta e incredulo.
Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per...me.

Monica annuì, ma dopodiché spalancò gli occhi e le sue iridi ambrate infilzarono le mie. Mi indicò la bocca con l'indice destro e dal quel gesto capii che doveva rimettere. Avvicinai sotto il suo mento una bacinella verde acqua, le tenni ferma la fronte e con l'altra mano racchiusi i suoi lunghi capelli castani in un pugno.

Rimasi in apnea per tutto il tempo che lei vomitò.

Quando finì sospirò così forte che si provocò un colpo di tosse.
<<Scusa...>> disse.
<<Perché ti scusi? Va bene così>> risposi asciugandole il lato della bocca con un tovagliolo di carta.

Lei si intrufolò dentro le coperte e io nel frattempo andai in bagno a disinfettare la bacinella.
Quando tornai in camera sua, aveva gli occhi socchiusi che mi scrutavano pensierosi.

Chissà cosa pensava.

<<Hai avvisato mia mamma?>> mi chiese.
<<No, la chiamo ora, se vuoi>>
<<Che ore sono?>>
<<Quasi mezzogiorno>>
<<Oh cazzo... Quanto ho dormito?>> Iniziò ad agitarsi.

<<Monica, hai la febbre. È normale che hai bisogno di riposare, non ti preoccupare>> la rassicurai.

Lei mi guardò con occhi stanchi, ma meravigliosi. Erano lucenti, come se fossero due stelle ambrate. Scrutavano i miei e per un attimo il tempo si fermò.

La scia di un improvviso Where stories live. Discover now