Capitolo 2

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La vittima

Jeremy era arrivato in Italia a fine maggio per uno stage offerto dalla Washington University di Seattle dove stava frequentando l'ultimo anno della scuola di Arte, Storia dell'arte e Design.
Tra le varie mete proposte c'era proprio Venezia e quale migliore destinazione se non la città lagunare per un progetto dedicato allo studio delle belle arti e restauro dei beni culturali. Da quello che mi aveva raccontato, faceva parte di un team che si occupava del restauro di alcuni dipinti all'interno della basilica di San Marco.

Era originario di Olympia, dove tutt'ora vive la sua famiglia, una cittá a circa cento chilometri da Seattle che si affaccia su Capitol Lake, nello stato di Washington, proprio al confine con il Canada. Mi raccontava sempre dei suoi genitori, della madre Giselle che era un'insegnante, del padre James che lavorava come gallerista e sperava che un giorno il figlio prendesse le redini della galleria d'arte che gestiva e per la quale organizzava mostre di artisti famosi anche a livello internazionale.

Mi parlava delle sorelle, Grace di diciotto anni e Lilibeth di sedici. Tutta la famiglia avrebbe dovuto raggiungerlo in Italia durante le vacanze di Natale, e per due settimane, oltre a venire a trovare il figlio, avrebbero visitato alcune località turistiche tra cui Roma e Firenze. Diceva che si, era molto legato alla sua famiglia ma la negli Stati Uniti la gente è di mentalità molto più libera e capita spesso che ci si allontani dalla famiglia per ragioni di lavoro o studio senza avere poi così tanta nostalgia di casa.
Era davvero molto felice di essere qui in Italia, per lui un'ottima opportunitá di fare una nuova esperienza da poter aggiungere al curriculum e anche per conoscere il bel paese, così come lo chiamava. Stava anche frequantando un corso di lingua italiana per poter riuscire a comunicare meglio. Anche se io me la cavo bene con l'inglese mi diceva sempre che voleva da tempo imparare l'italiano perchè: "Non ci sei solo tu qui a Venezia, e se per caso conosco una ragazza italiana che mi piace e ho voglia di invitarla a uscire, in inglese come cavolo faccio a chiederle di andare a bere uno spritz e mangiare una pizza? Molto meglio in italiano. È una lingua così dolce e romantica!"
Io scoppiavo a ridere e ci scherzavamo su perchè si, un americano che parla in italiano, fa un po strano visto che mantiene comunque il suo accento.

Ci siamo conosciuti perchè nell'appartamento in cui vivo, qui a Venezia si era liberato un posto e il padrone di casa ha messo l'annuncio su un sito di affitti per studenti. Jeremy cercava un alloggio a basso costo e così quando è arrivato, mi sono sentito in dovere di fargli da cicerone.
Siamo diventati amici, seppure per colpa della lingua ci capivamo poco e male, ma ci divertivamo e ridevamo un sacco quando ci ritrovavamo la sera a casa o uscivamo il fine settimana anche in compagnia di altri amici e compagni di corso. Ero il suo punto di riferimento e lo aiutavo a destreggiarsi nella vita di tutti i giorni lontano da casa.

Lo conoscevo da poco ma ci siamo trovati subito in sintonia, mi aveva anche invitato a raggiungerlo negli States la prossima estate tanto che iniziavamo a scherzare su tutte le mete possibili da mettere in itinerario.

Qui lui non aveva nessuno è aveva trovato in me un buon amico, ecco perchè non mi capacito dell'accusa che mi è stata affibbiata cosi senza scrupoli e senza aver cercato altre possibili prove. Che motivo avrei avuto per fargli del male?

Adesso, tutti i suoi progetti e sogni per il futuro sono letteralmente andati in frantumi. Una giovane vita spezzata.

Jeremy è morto, io sono in carcere.
La sua famiglia sta facendo un continuo via vai tra Italia e Stati Uniti per riconoscimento del cadavere, organizzazione del processo e per riportare tutte le sue cose rimaste qui a casa.

Anche se, dopo la perquisizione della polizia, di suo, nel nostro appartamento credo sia rimasto ben poco. Vorrei tornare a casa, cercare di capire se c'è qualcosa, che magari non è stato trovato, che magari è nascosto da qualche parte e che può aiutarmi a essere finalmente scagionato dalle accuse.

Purtroppo non è ancora stato dato il nullaosta per il trasferimento della salma a casa. Finchè le indagini risultano ancora aperte, Jeremy rimane qui; o meglio il suo corpo, deve essere conservato in una gelida cella frigorifera, nel caso dovesse esserci bisogno di ulteriori esami da parte del patologo forense.

In tutto questo ho chiesto più volte di incontrare la famiglia ma non hanno mai accettato il mio appello di innocenza. Ho provato a mandare loro delle lettere che non hanno mai ricevuto risposta. Vorrei incontrarli, dire loro che li avevo conosciuti bene, anche se mai incontrati di persona, conoscevo tutte le loro sfacettature attraverso le parole del figlio; vorrei poterli confortare e raccontargli come ha vissuto Jeremy in questo periodo lontano da casa.

Ma non mi è permesso.

LA CUPOLA DI SAN MARCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora