Capitolo 2

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Sospettava di aver superato i limiti di velocità, ma in realtà, non appena era atterrato con l'aereo e aveva preso possesso della macchina affittata, non gli era importato più nulla delle regole e dei limiti stradali. Doveva andare a casa. Aveva il bisogno fisico di tornare a casa, aprire la porta e vedere con i propri occhi che non ci sarebbe stato Derek ad accoglierlo, non questa volta. Mai più.

Non sapeva cosa diceva di lui il fatto che, se pensava a casa, la prima immagine era la villetta circondata da alberi di Derek. Non poteva davvero mettersi a pensare a quello o sarebbe impazzito.

Non sapeva cosa si aspettasse quando aprì la porta. Tutto e niente, probabilmente. Ma sicuramente non di trovarsi di fronte ad un adolescente con i capelli sugli occhi e l'aria di essere andato e tornato dall'inferno.

"Eli."

Aveva senso. L'ultima volta che lo aveva visto aveva poco meno di dieci anni, ancora tutti i denti, e senza il permesso di aprire la porta di casa. Ma erano passati cinque anni e adesso era un giovane uomo.

Per un momento pensò che l'altro non l'avesse riconosciuto. Del resto era passato diverso tempo e l'ultima volta che si erano sentiti era stato per videochiamata. Aveva senso che non si ricordasse.

Eli però fu più veloce di lui e gli corse incontro, schiantandosi contro il suo petto.

L'aria lasciò i polmoni di Stiles e fece fatica a tornarvici quando due braccia lo cinsero stretto, ma se glielo avessero chiesto Stiles avrebbe risposto che sarebbe stato felice di morire così: Eli che lo teneva stretto in un abbraccio soffocante, la faccia premuta sul suo petto. Le braccia di Stiles cinsero il ragazzo senza che dovesse neanche solo pensarci. Memoria muscolare, probabilmente.

"Sei venuto."

Il cuore di Stiles si spezzò. "Cucciolo, non lo sapevo." riuscì a dire prima che la voce gli si spezzasse "Ti giuro che non lo sapevo. Mi dispiace così tanto."

La consapevolezza che suo padre gli aveva rivolto quelle esatte parole solo la sera prima gli fecero stringere ancora di più il ragazzo al petto.

"Non sapevo come contattarti. Non sapevo se avresti risposto, se il numero... non sapevo dov'eri, Stiles."

Stiles dovette alzare lo sguardo al cielo per evitare di piangere. Era lui l'adulto ora ed era Eli che aveva perso il padre. Era Stiles a dover essere quello forte.

"Ero appena tornato, due settimane fa. Avrei risposto, Eli. Avrei risposto. Papà lo sapeva, Scott lo sapeva." un piagnucolio proveniente dal ragazzo lo costrinse a tornare presente a se stesso e a rimandare indietro la rabbia. "Vi sarei venuto a trovare. Te e... sarei venuto da voi. Sarei tornato a casa. Dio, Eli, vieni qui!" esplose alla fine, permettendosi di piangere non appena udì i singhiozzi dell'altro.

"Papà... papà non c'è più. Lui-"

"Shh, lo so. Lo so, Eli, lo so."

***


"Quando verranno a prenderti?"

"Mh?"

Stiles era appoggiato allo stipite della porta del corridoio e osservava con sguardo critico le condizioni in cui versava la casa. Fece una smorfia quando i suoi occhi individuarono una macchia scura sul divano. Non era difficile pensare a chi ci avesse sanguinato sopra. Tipico di Derek sanguinare in giro e non ripulire. Si fece pena da solo con quel magro tentativo di sdrammatizzare.

Intento a fare spazio sull'isola della cucina, Eli gli lanciò appena uno sguardo confuso, le sopracciglia alzate. A Stiles si strinse il cuore quando riconobbe Derek in quello sguardo.

Give it to me. I can take it | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora