"Papà?"
"Stiles? Stai bene? È successo qualcosa?" la voce allarmata di suo padre risuonò nell'utilitaria che Stiles stava spingendo ben oltre i limiti di velocità. A suo padre era bastata una parola per capire che qualcosa non andava. Stiles non avrebbe mentito, non questa volta.
"No. Sì, no... io ho solo bisogno-" interruppe da solo il proprio balbettio e riprovò. "Lydia. Ha urlato?"
"Cosa?"
"Quando è morto," non riusciva a neanche pronunciare il suo nome in quel momento "Lydia ha urlato? Ho bisogno di saperlo. È importante, papà."
Passarono un paio di secondi di silenzio mentre suo padre cercava di ricordare. Troppi per i gusti di Stiles. Sbatté una mano sul volante. Era l'urlo di una banshee, per la miseria, non un colpo di tosse. Se avesse urlato l'avrebbero sentita. Ma si morse la lingua, per non inveire contro suo padre. Non sarebbe stato d'aiuto.
E poi finalmente "... no. Non ricordo nessun urlo."
L'aria lasciò i polmoni di Stiles. Le lacrime gli riempirono gli occhi. Non sapeva come sentirsi, non sapeva neanche più in cosa sperare.
"Stiles, è importante, vero? Che significa? Parlami, ragazzo."
Ma Stiles non aveva tempo per quello. Afferrò solo il telefono lasciato col vivavoce e se lo portò all'orecchio, come se così avesse potuto sentirsi più vicino a suo padre.
"Ti voglio bene, papà."
Udì il principio del suo nome urlato, prima che interrompesse la telefonata e gettasse il telefono sul sedile accanto.
***Era sciocco. Sapeva che era sciocco e completamente irrilevante in quel momento, ma mentre apriva la porta di casa e trovava Eli a terra in preda alle convulsioni, la prima cosa che provò fu il senso di colpa per non essersi fatto trovare a casa al ritorno del ragazzo come promesso.
Venne riscosso in fretta, quando finalmente si sintonizzò sui suoni agonizzanti che Eli stava emettendo e sul sangue che bagnava i pantaloni lì dove gli artigli erano conficcati nelle sue cosce. Si lanciò immediatamente a terra, facendo attenzione a non avvicinarsi troppo al suo viso. Il rumore delle zanne che sbattevano fra di loro quando il ragazzo serrò la mascella fu un monito sufficiente.
Era pronto ad aiutarlo, finché la consapevolezza non lo fece paralizzare, le mani ancora sospese a pochi centimetri dal corpo dell'altro. Eli non era ferito. Non c'era strozzalupo da bruciare, proiettili da estrarre o ferite da far rimarginare. E il problema che lo stava torturando in quel momento proveniva dall'interno, da nessuna parte e da tutto il corpo allo stesso tempo.
Ora che era un lupo, il suo corpo non capiva quale fosse il problema e stava cercando invano di guarirlo. Il risultato era, però, solo quello di starlo facendo lentamente morire.Ad una convulsione più forte delle altre, Stiles si tirò in braccio la parte superiore di Eli. Non aveva senso proteggere un lupo mannaro prossimo alla morte dal rischio di una contusione alla testa, ma l'umano si stava muovendo con il pilota automatico e l'idea di lasciare il ragazzo farsi male non gli andava giù.
Aveva litigato con Derek più di una volta per quello: il mannaro non capiva perché Stiles si preoccupasse tanto se veniva ferito visto che tanto sarebbe guarito. Stiles, da parte sua, lo chiamava masochista col complesso da martire e gli ricordava che guarire non significava che non avrebbe sofferto. Era una conversazione avuta più di una volta e, come da copione, di fronte a quell'affermazione Derek avrebbe alzato gli occhi al cielo, ma sarebbe andando ad abbracciare Stiles da dietro, spingendo il naso sul suo collo e mormorando parole di conforto. Non erano ancora niente all'epoca - non che lo fossero mai stati, non ufficialmente - ma allo stesso tempo erano tutto.
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Give it to me. I can take it | Sterek
FanfictionLa storia avviene dopo il finale del film di Teen Wolf (quindi ci saranno Spoiler). Derek è morto e con lui il Nogitsune, ma Stiles ne viene informato solo molto dopo e quando finalmente torna a Beacon Hills trova Eli abbandonato a se stesso. Il br...