Capitolo 4

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"Sei sicuro che starai bene? Che vuoi andare?"

Eli si voltò a guardarlo, un piede già fuori casa. Stiles era preparato a uno sbuffo, un'alzata degli occhi, qualcosa di adolescenziale, ma tutto ciò che ricevette fu uno sguardo dolce e allo stesso tempo estremamente triste. Il ragazzo annuì una volta sola, deciso.

"Sì. Io ho solo bisogno..."

"Della tua routine." completò per lui Stiles, annuendo fra sé e sé.

"Sì. E poi sono già andato gli ultimi giorni. Papà non crederebbe alle sue orecchie: andare a scuola di mia spontanea volontà."

Ed eccolo. Lo schiaffo che lo riportava con i piedi per terra e gli ricordava che il ragazzo si era preso cura di sé da solo nelle ultime settimane. Persino decidendo di tornare a scuola. Gli adolescenti non dovrebbero voler andare a scuola.

Eli aveva mantenuto un tono gioioso e aveva scosso le spalle con noncuranza, e per il suo bene Stiles fece finta di non notare come gli si ruppe la voce a nominare il padre.

"Bene. Va bene." Stiles si sentiva nervoso come se stesse lasciando suo figlio per la prima volta all'asilo. "Ah! Vuoi un passaggio?" gli urlò dietro all'ultimo.

"No, grazie!" gli arrivò lontana la voce di Eli. "Prenderò Roscoe."

Stiles annuì al salone intorno a sé. Roscoe. Sì. Ovviamente avrebbe preso la Jeep. Anche lui del resto si spostava con Rosc- aspetta! Roscoe? Perché il figlio non ancora patentato di Derek guidava la sua Jeep??

Stiles non fece in tempo a rincorrere l'altro fuori, che dalla finestra lo vide sfrecciare sulla sua macchina, molto pulita e dal motore molto forte. Erano passati anni, troppi, ma Stiles non avrebbe mai dimenticato il rumore della sua jeep: Roscoe si accendeva con fatica e quando partiva sembrava sempre borbottare, come se volesse solo essere lasciata in pace a godersi il sole che batteva sul suo cruscotto. Adesso era rombante e sembrava ringiovanita di decenni. Che diavolo...

Scosse la testa. Quello era un pensiero per dopo, adesso aveva altre cose da fare.

Dopo aver scritto a suo padre per informarlo di essere tornato e dove alloggiava, passò quasi l'intera mattina a ripulire la casa ed entro mezzogiorno, due bustoni della pattumiera pieni, una schiena dolorante e un pavimento che brillava, aveva finito. Senza pensare si ritrovò a mandare un messaggio ad Eli ricordandogli che quando fosse tornato, l'avrebbe trovato a casa.

Il ragazzo aveva un disperato bisogno di radici, un'ancora che lo tenesse saldo in un momento del genere e Stiles aveva tutta l'intenzione di essere ciò di cui aveva bisogno. Voleva che l'altro sapesse che c'era, che non sarebbe sparito e che sarebbe stata una costante. Non era solo. Stiles sarebbe andando all'Inferno e ritorno per evitargli lo stesso trauma di Derek.

E a proposito di Derek, Stiles aveva un alfa con cui parlare.

***

"Dov'eri?"

Una furia firmata Stilinski entrò nella stanza e travolse tutti i presenti.

"Stiles?"

"Dov'eri?" ripeté l'umano quasi ringhiando.

Stiles lo aveva cercato per due ore - due ore e mezza, per la precisione - passando per casa di Melissa, lo studio di Deaton e l'ospedale. Memore di quanto gli aveva detto Eli, era andato a cercarlo anche alla vecchia casa di Argent. Scott non c'era. Non c'era da nessuna parte. Ma la domanda era più complessa di così.

Dov'eri quando c'era bisogno d'aiuto e non mi hai chiamato?

Dov'eri quando Derek ha sacrificato la propria vita?

Give it to me. I can take it | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora