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🩺𝙿𝚘𝚟 𝚄𝚗𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚂𝚘𝚟𝚒𝚎𝚝𝚒𝚌𝚊.🩺
Ero nel mio salotto, fumavo un sigaro vicino alla finestra, la brezza di mattinata d'inverno mi toccava la pelle, avevo un maglione addosso, era abituato a quel freddo.
Davanti a me c'era seduto Uk, avevamo appena finito una riunione.
«батько (padre)» Sentii la voce di Ucraina chiamarmi dal fondo della stanza, la guardai.
«Что случилосьУкраина?(Che succede Ucraina?)»
«Ми з Італією хотіли пограти на вулиці. ми можемо?(Io ed Italia volevamo andare a giocare fuori. Possiamo?)»
Feci cenno di si con la testa, li vidi passare a prendere i cappotti e poi correre fuori.«Uk posso chiederti una cosa» spensi il sigaro.
«Dimmi»
«Come mai mi hai affidato Italia?» inarcai le sopracciglia, non rispose.
«Me lo hai lasciato 5 anni fa e qui ha trascorso gli anni, però intanto tu hai tenuto San Marino. Che c'è? Regno d'Italia non li voleva più?»
«Ma che dici idiota, ovvio che li voleva»
Protestò.
«E allora?»
«Ti ricordi quando in ospedale ho parlato con quel medico? Quando Regno fu trasferito?»
«Si?»
«è in un ospedale psichiatrico qui vicino, deve rimanerci per altri 10 anni se non sbaglio»
Non risposi, mi alzai e basta.
«Soviet Union?»
Lo presi per il colletto.
«Dove si trova?» lo guardai negli occhi. Aveva paura, si sentiva e si poteva vedere.{Ore dopo}
Stavo andando dove mi aveva detto Uk.
Era tarda sera, le luci delle città erano spente, era tutto buio.
Arrivai fuori dall'ospedale, un medico stava per uscire, quando mi vide si fermò a guardarmi.
«Добрый вечер.(Buonasera)» dissi, cordiale
«Добрый вечер.....» rispose lui, intimorito.
«Sono qui per prendere un paziente»
«U-un paziente? Sarà per caso la nazione Italiana?»
«Regno d'Italia»
«Ma..signore, ci e stato affidato dagli alleati, non possiamo....»
«Dimenticati quello che ti hanno detto, stasera verrà con me»
«Sissignore...»
Camminammo per i corridoi fino ad arrivare alla sua stanza, era illuminata dalla finestra che si trovava abbastanza in alto da non arrivarci, aveva le gambe legate, così come le mani, gliele slegò.
Guardai il medico per un attimo, poi presi Fasci a mo di sposa e lo portai fino alla macchina,
procedendo verso casa.Arrivati andai in stanza e lo misi sul letto per cambiarlo, gli tolsi la veste da ospedale, mettendogli un maglione, tremava un po'
Lo misi sotto le coperte e lo lasciai dormire, baciandogli la fronte.{la mattina dopo}
Entrai nella stanza dove avevo messo Fasci, era sveglio guardava fuori dalla finestra.
«Come ti senti?»
«Mh?!...Ussr?»
«Mhm»
«Che ci faccio qui?»
«Ti ho portato via da lì»
Mi sedetti vicino a lui, mi abbracciò.
Lo portai in salotto, Italia appena lo vide gli corse addosso.
«PAPA'!»
«Italia!» si abbracciarono.
«Il mio bambino...» si alzò prendendolo in braccio.
Mi guardò, sorridendo, dicendomi un dolce «Grazie...»~🩺~
{Angolo autore}
Ma che bellino Ussr. Un'amore proprio.
💃-𝐴𝑐ℎ𝑖𝑙𝑙𝑒