Remember

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Eravamo sedute in silenzio, gli skateboard poggiati alla panchina, gli zaini sulle spalle.

Quel pomeriggio lo passammo così, consumando una sigaretta dopo l'altra, le lacrime che rigavano i nostri volti inermi, il silenzio intorno a noi. Appena un saluto e poi un abbraccio. Solo questo quando mi raggiunge al parco come d'accordo. Non ci vediamo da circa due settimane. Si vede che è stanca, ha le borse sotto agli occhi, come me. Non ha trucco sul viso, porta una felpa più grande di lei di almeno due taglie e dei leggings neri, i capelli raccolti in uno chignon improvvisato. C'era odore di pioggia nell'aria ma non ce ne preoccupammo affatto. Non  riusciamo ancora a capacitarci della sua scomparsa, la pioggia è l'ultimo dei nostri pensieri.

Avevamo visto il suo corpo sull'asfalto, lo zaino aperto e alcuni fogli volare via e ricadere lentamente per terra, accanto a lui, il suo skate scivolato alla fine della strada e quella macchina grigia con i vetri dei fari anteriori rotti per via dello schianto contro l'albero nel parco affianco alla strada.

Eravamo appena usciti da scuola e tra una risata e l'altra avevamo deciso di andare al parco per stare un po' insieme, provare nuovi salti e perfezionare le prove fatte durante le vacanze estive. Quel pomeriggio eravamo solo io, Isabel e Ashton. Luke ci avrebbe raggiunto più tardi, troppo preso dalla sua nuova chitarra che gli sarebbe arrivata proprio quel pomeriggio. E Calum... oh beh, lui era ancora impegnato nelle sue vacanze in California, completamente all'oscuro di ciò che sarebbe successo da li a breve.

Ci stavamo dirigendo al parco sfrecciando sulle nostre tavole, quando Ashton annunciò di  volerci far vedere un nuovo trick. Isabel intervenne subito ridendo e ricordandogli che presto saremmo arrivati al parco, ma lui insistette a tal punto da farci sedere sul ciglio della strada per ammirare meglio il suo salto. Quello fu lo sbaglio più grande della nostra vita. Per quella strada non passavano mai macchine, era abbastanza sicuro, non c'era d'aver paura. Era talmente concentrato che provare a fermarlo fu quasi impossibile. Aveva appena cominciato a far partire il suo skate dal marciapiede quando io e Isabel avvistammo una macchina sfrecciare a tutta velocità verso di lui. Gli urlammo di non saltare ma era troppo tardi. Da quel momento i miei ricordi svaniscono. Isabel mi disse che era già in volo, intento a far girare la tavola sotto ai piedi, talmente concentrato da non accorgersi neanche dell'impatto. Se ne andò sul suo skate, facendo una delle cose che amava di più, stando con due delle persona a cui teneva di più. Se ne andò felice.  E io neanche lo ricordo.

Mi risvegliai inspiegabilmente in ospedale o forse no, forse ero in paradiso perché quando aprii gli occhi l'unica cosa che riuscii a vedere erano un cespugli di capelli arruffati, blu e grigi e degli occhi verdi, e delle labbra rosee sorridermi leggermente. Mi riaddormentai, troppo stanca per continuare anche a sognare.

Potei rivedere la mia famiglia e i miei amici il giorno seguente. Mia madre pianse, mio padre provò a trattenersi ma invano e Noah, mio fratello maggiore mi stette accanto per tutto il tempo che trascorsi li dentro. Quando Calum seppe dell'accaduto prese immediatamente un volo per raggiungerci. Isabel mi disse che avevo dormito davvero tanto, tre giorni di fila, svegliandomi una sola volta. Mi chiese se ricordavo  qualcosa dell'accaduto e all'improvviso ricordai tutto, ogni singola cosa, ogni singolo movimento. Ebbi paura che la scena potesse ricominciare a girare nella mia testa tormentandomi ancora, ma fortunatamente non successe.

Non fui presente al suo funerale, perché ancora in ospedale e ciò mi rattristò ancor di più. Avrei voluto esserci per lui almeno un'ultima volta. Eravamo cresciuti insieme perché i nostri genitori erano amici da prima che nascessimo. Era come un secondo fratello maggiore per me. Volevo esserci per salutarlo davvero, per dirgli addio. Glielo dissi silenziosamente ogni sera seguente, prima di addormentarmi.

Saltai quella settimana di scuola. A detta dei medici non mi avrebbe fatto bene un ritorno rapido alla mia vita di tutti i giorni dopo il trauma subito. E non fui l'unica.

The Echo | Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora