Ricordo ancora quella volta.
Era passato qualche giorno da quando i Ragnvindr mi avevano accolto. Ero spaesato e silenzioso, e nonostante tutti si impegnassero per farmi sentire a mio agio, mi sembrava di vivere la vita di qualcun altro.
Eravamo usciti con Diluc, quando per terra tra i vigneti trovammo un gattino talmente magro da non riuscire più a muoversi. Lo guardavo con il cuore che mi si stringeva e le lacrime agli occhi.
«È ancora vivo» dicesti.
Eri spuntata da chissà dove, ma Diluc era troppo preso dall'uccellino e io troppo sofferente per vederti arrivare.
Non ero mai stato un bambino tendente al pianto, ma in quel momento tutto il vuoto che avevo provato negli ultimi giorni mi inghiottì e scoppiai a piangere. Subito Diluc riportò l'attenzione su di me e tentò di consolarmi, mentre tu con delicatezza prendevi tra le braccia quel povero animale.
«Elzer o Adelinde sapranno che fare, vero Diluc?» dicesti incamminandoti verso Dawn Winery.
«Giusto. Andiamo Kaeya»
«Ti chiami Kaeya?»
Riuscii solo ad annuire tra i singhiozzi.
A casa, Adelinde preparò una ciotola di latte per il gattino e un panno umido con cui ripulirlo, poi passò a consolarmi.
«Vedo che hai conosciuto Elaine. Sai, Kaeya, lei abita in quella casa che si vede dalla finestra. Viene spesso qui a giocare con il signorino Diluc, o lui va da lei. Anche voi due potete diventare amici, che ne dici?»
Ancora non riuscivo a parlare, quindi feci cenno di sì con la testa e alzai lo sguardo lucido verso di te che nel frattempo ti eri avvicinata.
«Elaine» continuò Adelinde, «Kaeya d'ora in poi starà con noi qui a Dawn Winery. Mi raccomando, giocate tutti e tre insieme»
Mi guardasti e mi prendesti la mano. Ci avvicinammo al giaciglio appena improvvisato del gattino.
«Elzer ha detto che con un po' di latte e amore si riprenderà» ci spiegò Diluc.
«Allora facciamogli le coccole» dicesti.
Cominciasti ad accarezzarlo con la mano libera, mentre l'altra teneva stretta la mia.
E da quel giorno sarebbe stato sempre così.
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Onde [Kaeya Alberich]
Fanfic«Perdonami Kaeya» Sono le ultime parole che mi dicesti. Ma non ho niente da perdonarti, padre. Qui, dove mi hai lasciato, qui, dove il vento porta la vita, io ho trovato quello che avevo perso: una famiglia, amici sinceri, l'amore.