ɢɪᴀʀᴅɪɴᴏ ᴅ'ɪɴᴠᴇʀɴᴏˢᵒᵖᵉ

153 15 9
                                    

Le jardin du presbytère à Nuenen en hiverPenna e inchiostro marrone, lumeggiatura con bianco, su cartaKunstmuseum, BudapestMarzo 1884

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Le jardin du presbytère à Nuenen en hiver
Penna e inchiostro marrone, lumeggiatura con bianco, su carta
Kunstmuseum, Budapest
Marzo 1884

𝐌𝐢𝐧 𝐘𝐨𝐨𝐧𝐠𝐢
𝐉𝐮𝐧𝐠 𝐇𝐨𝐬𝐞𝐨𝐤

Playlist
Moments by Alexis Ffrench

ɹǝʌıɥ uǝ uǝuǝnN ɐ̖ ǝɹǝ̖ʇʎqsǝɹd np uıpɹɐɾ ǝ˥

Rami che creano tessiture come i caratteri nella tipografia che creano textura su textura. Sottili come le linee inclinate che collegano un'asta della lettera all'altra e spessi come la corposità del restante.

Opere che solo l'inverno regala poiché la primavera annulla tutto questo effetto, riempiendo di foglie verdi le viste al cielo che l'uomo lancia.

E, quando inizia a fare bel tempo, l'uomo si distende con un telo sotto la schiena nei parchi pubblici a rimirare i piccoli spazi che si aprono tra le piccole foglie, dove i raggi del sole han il coraggio di penetrare e baciarti la guancia, altre volte gli occhi e quando si fa più coraggioso le labbra.

L'uomo cerca tranquillità nella natura forse per tornare alle origini di quello che è. Forse è qualcosa per quei pochi che si ricordano chi son stati. Per chi ancora crede che il mondo non è sempre stato nelle mani dell'uomo ma in quelle della natura.

Quell'uomo non sono io: morirei asfissiato dai soffioni spazzati via dal vento, dalle betulle e graminacee che mi torturano la gola, il naso e gli occhi. E fan grattare, tossire, soffiare e bruciare qualsiasi parte del corpo.

E la natura mi ammazza per le allergie e chiedo aiuto alla medicina, agli antistaminici che -guarda caso- son opera dell'uomo.

Forse è vero, abbiamo preso sopravvento sulla natura.

Forse è vero ma ora è inverno.

E mi ritrovo ai piedi di un albero con i suoi fitti rami che toccano il cielo, spoglio dal suo bel vestito primaverile. Un taccuino, una matita di cui non ricordo la gradazione della mina perché è troppo sbiadita. Scrivo poesie che non vorrò rileggere e, ogni tanto, disegno qualche ramo a caso.

In alto a destra la data del giorno, tipica di ogni mia pagina dell'ennesimo taccuino iniziato da poco, pronto ad ospitare qualsiasi cosa. Non ho nessuno con cui parlare e aspetto. Forse mi sento meno solo perché in inverno posso stare a contatto con la natura senza morirne asfissiato. E quasi posso tornare alle origini.

Sono quattro giorni dopo San Valentino, la festa degli innamorati.

È il 18 febbraio di chissà quale anno e aspetto con un taccuino tra le mani e una matita di cui non so la gradazione.

ᴀ ᴠɪɴᴄᴇɴᴛ ᴠᴀɴ ɢᴏɢʜ ᵇᵗˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora