Capitolo 5 - All the things that I've done for you not to notice

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Janette

Stiamo preparando la sala per il 18esimo e sono circondata da palloncini azzurri e blu.

Non vedo l'ora che sia stasera.

Agli invitati ho mandato un invito via mail fatto a computer, di cui vado molto fiera. In più, ho detto a Lea e a Charlotte di invitare i loro ragazzi.

Sono qui ad aiutare me e mia madre a decorare da circa un'oretta.

«Ragazze, riposatevi un attimo. Non è il vostro compleanno e state lavorando non-stop da un'ora. Non stancatevi troppo» le rimprovero in modo dolce. Mi sento quasi una madre.

«Ci riposiamo solo se lo fai anche tu» è la risposta di Lea.

«Va bene. Ma se provate a rimettervi a lavoro dopo un quarto d'ora vi chiudo dentro lo sgabuzzino» le avverto.

Ci sediamo in un angolo dove c'erano alcune sedie ammassate.

«Chi hai invitato?» chiede Lea. Dubito che sia curiosità, ha sicuramente qualcosa in mente.

Tiro fuori la lista che avevo fatto e la leggo.

«E ovviamente anche i vostri ragazzi, ma a loro dovevate pensare voi» aggiungo.

«Ah, giusto. Anthony non è venuto. Stasera aveva un impegno. Mi dispiace» mi informa Lea.

Mi dispiace, ma non più di tanto. Mi preme di più che ci sia il ragazzo di Charlotte.

«Mathias viene?».

«Gliel'ho chiesto ma non mi risponde. Se non viene vado a prenderlo per un orecchio, anche perché sarebbe venuto fino a qua per niente».

«Poi fammi sapere. Spero verrà».

«Ora basta parlare di noi, parliamo di te. La lista è finita? Non devi invitare qualcun altro?» chiede Lea a bruciapelo. Ecco dove voleva arrivare.

«No, non c'è nessun altro».

«Sicura? Secondo me qualcun altro c'è».

Perché le ho raccontato di Jack?
È stato un errore dirle ciò che è successo nell'ultimo periodo, adesso sta dalla sua parte perché sa che in fondo in realtà lo amo ancora, ma non sono pronta per fare quel passo verso di lui. Solo che lei, questo, non vuole capirlo.

«Non c'è nessun altro, Lea».

«Perchè non lo inviti? Cosa ti costa? Lui vuole rimediare, da quel che ho capito. Se lo ami ancora, perché non ci provi anche tu?».

Perché ho paura che finisca male di nuovo. «Non voglio discutere per Jack. Ha già creato fin troppi casini. Io torno a lavorare perché mia madre ha bisogno di me, ma voi rimanete qui. Ah, Charlotte- lancio un'occhiataccia a Lea per farle capire che non deve azzardarsi a provare a sbloccarlo per scrivergli- potresti tenermi il telefono? Non voglio rischiare di farlo cadere da lassù» dico, indicando la scala alta almeno due metri su cui devo salire per mettere i palloncini.

«Va bene» risponde, lanciando anche lei un'occhiata a Lea.

«Ok, ok. Ora vai» mi sprona Lea.

I miss you, I'm sorryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora