Capitolo 3 - It's always 1 step forward and 3 steps back

12 3 0
                                    

Janette

Suona la campanella e inizio a mettere le mie cose nello zaino alla velocità della luce. Ho il cuore che mi batte a mille, continuo a pensare a quella frase.

Che cazzo dovrebbe significare Spero di non morire domani? L'unica cosa che ho capito è che è un'esagerazione. Anche perché se l'avesse detto in senso letterale mi preoccuperei.
Non so perché, ma ho la sensazione di stare per scoprire cosa intendesse.

Esco dalla classe con le mie amiche, che chiacchierano tra loro, ma io mi estraneo dalla conversazione e continuo a rimuginare.

Scendiamo le scale e usciamo da scuola, poi le saluto e mi guardo intorno. Il mio cuore perde un battito quando realizzo quello che ho davanti.

Jack è in piedi di fianco alla porta della scuola, appoggiato al muro, con un mazzo di rose blu. I miei fiori preferiti.
Mi fissa come se fossi la cosa più bella che lui abbia mai visto, cosa che non credo sia possibile.

Ho sognato questa scena talmente tante volte che non mi sembra vera.

«Auguri» dice, ansioso di vedere una reazione da parte mia.

Io, d'altro canto, sto immobile, zitta e con lo sguardo fisso sulle rose per almeno cinque minuti.

«Io... non so davvero che cosa dire».

«In senso positivo o negativo?».

«Positivo. Assolutamente positivo». Non so come, ma trovo la forza di parlare. «Te lo sei ricordato. Le rose blu, intendo».

«Non ho mai dimenticato niente di quello che mi hai detto».

«Nemmeno io, ma credevo che non ti ricordassi più nemmeno della mia esistenza».

«Non potrei mai scordarmi di te».

Quella frase provoca qualcosa in me e perdo il controllo, nonostante il suo gesto sia talmente romantico che sarebbe degno di un film d'amore. «Però rispondermi ai messaggi era troppo complicato. Iniziavi tu le conversazioni, mi rispondevi tu alle storie, dopo che ti sei messo con Michelle, ma poi sparivi e non ti degnavi nemmeno di chiuderla, la conversazione. Perché?» butto fuori di getto, incazzata.

«Non lo so neanch'io il perché. Ero "piccolo"-mima le virgolette con le dita- e stupido».

«Non ti credo. Io penso che tu lo sappia il perché. Sull'ultima parte, invece, ti do pienamente ragione» sputo, senza neanche rendermene conto. Quando parlo con lui, sono sempre sulla difensiva e odio comportarmi così, ma è più forte di me. Quello che ha fatto anni fa mi ha ferita nel profondo e ha cambiato per sempre la visione che ho di me stessa.

«No, ti giuro che non lo so il perché». Sembra poco convinto, quindi non mi smuovo dalla mia posizione.

«Non ti vedo minimamente convinto di quello che stai dicendo. Dimmi il perché e facciamola finita».

«Ok. Va bene. Non volevo che Michelle scoprisse che mi sentivo ancora con te, avevo paura che mi lasciasse. Contenta adesso?» dice, senza nemmeno riuscire a guardarmi negli occhi.

No. «Molto. Almeno so che tipo di pezzo di merda sei. Buona vita, Jack» rispondo, andandomene e lasciandolo lì, da solo, davanti alla mia scuola.

«Janette, aspetta!» lo sento urlare, ma non mi fermo. «Janette!».

Comincio a correre, non ho intenzione di parlare con questo essere un secondo di più.

Sento qualcuno prendermi per il braccio. Mi giro e appena vedo che è Jack, urlo: «Lasciami! Jack, non ci voglio parlare con te. Mollami!» strattono il braccio e mi libero dalla presa, ma mi ferma, tenendomi per le spalle.

«Ascoltami un attimo. Voglio davvero rimediare, ma ho bisogno che collabori un minimo. O almeno che tu non faccia di tutto per tornare indietro, a quando non riuscivo nemmeno a scriverti, cazzo». Appena finisce di parlare, lo guardo negli smeraldi che ha al posto degli occhi e capisco che ha detto qualcosa di troppo.

«Cosa intendi per "Non riuscivo nemmeno a scriverti"? Hai detto-» mi interrompe.

«Sì, sì, lo so che cos'ho ho detto. Lascia stare guarda, è meglio così. Se ti faccio stare tanto male, vai per la tua strada. Fammelo capire però, perché il messaggio di stanotte mi ha dato la cazzo di spinta finale che mi serviva per venire qua. Probabilmente ho sbagliato, me ne rendo conto solo ora, mi dispiace. Ma se non mi vuoi più nella tua vita, dimmelo in faccia e me ne vado da questa città» sputa fuori, quasi più incazzato di me, lasciandomi di stucco.

«Io...» la parola rimane sospesa nell'aria, non riesco a completare la frase. Non voglio che se ne vada, però non riesco a trovare la forza per dirglielo. Non lo voglio fuori dalla mia vita, ma provo ancora tanta rabbia nei suoi confronti. Mi sento ancora ferita.

«Non so come aiutarti, Janette. Quando avrai preso una decisione, scrivimi. Hai il mio numero e il mio account Instagram. Ora, se vuoi scusarmi, me ne vado, perchè di stare qui impalato non ne ho voglia. Ah, le rose le ho appoggiate sulla panchina alla tua destra. Se le vuoi prendile, se no lasciale lì. Buona vita, JJ» mi cita, usando però il soprannome che mi aveva dato anni fa. Sa che odio quando le persone mi chiamano così, ma non sa che quando lo fa lui mi piace.

Lo vedo girarsi e andare via con passo spedito. Prendo le rose senza pensarci due volte e sparisco, in direzione della fermata dell'autobus.

Prima di essere troppo lontana, però, mi giro e vedo che lui è tornato indietro e si è seduto sulla panchina, dove prima c'erano le rose. Si volta verso di me e distolgo lo sguardo, troppo imbarazzata per guardarlo in faccia di nuovo, ma sono sicura che mi ha vista.

Guardo attentamente le rose prima di annusarle, così mi accorgo che tra di esse c'è un biglietto.

Spero di riuscire a farmi perdonare. Sarei voluto venire al tuo compleanno, ma non mi inviterai mai, quindi ti sono venuto a trovare oggi. Per fortuna hai il nome della tua scuola nella bio del profilo, altrimenti non so quando ti avrei rivista.
Buon compleanno, JJ, mi dispiace tanto per tutto,
Jack.

I miei occhi si inumidiscono leggendo il biglietto. Non sto piangendo, giuro. Mi è solo entrato qualcosa nell'occhio.

Credo che mi sentirò in colpa per il resto della mia vita.


Spazio autrice:

Janette fa incazzare, lo so.

Jack cerca di essere carino, ma Janette continua a rovinare i momenti e alla fine finiscono a star male entrambi. La prima parte della storia va così.

I capitoli sono abbastanza corti, lo so, ma odio quelli infinitamente lunghi.

Per qualsiasi cosa, mi trovate su Instagram (@grace.h.leed_writer).

Love you,
La vostra Grace💙

I miss you, I'm sorryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora