Dieci: Cinque minuti in più

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«Non posso credere che stiamo lasciando il nostro destino nelle sue mani, sul serio» commenta a denti stretti Steve, osservando sprezzante Eddie, che sta scannerizzando con lo sguardo i dintorni da dietro la porta del bagno da almeno cinque minuti.

Quando Dustin ha detto di darci una mossa, non credo intendesse di restare fermi per un quarto d'ora dietro alla porta del bagno, ma è pur vero che è stato lui a lasciare ad Eddie il compito di assicurarsi che la via fosse libera, e visto il modo in cui attraversa gli incroci Munson, non credo sia stata una grande mossa.

Eddie sospira, voltandosi nella sua direzione con aria seccata.

«E io non posso credere che tu abbia vomitato in una fioriera, ma a quanto pare oggi è la giornata delle sorprese» ribatte, e Steve fa scoccare la lingua sul palato.

Dustin borbotta qualcosa, per poi spostare Eddie dalla porta e prendere l'iniziativa.

«Al mio tre, ci mischiamo con la folla» interviene mio fratello con decisione.

«Non credo sia una buona idea. Dico, l'hai vista la sua faccia?» rimbecca Erica alludendo a Steve, che per tutta risposta la guarda contrariato.

Dustin alza le sopracciglia.

«Steve le prende sempre, quindi non credo sarà uno shock per qualcuno vederlo malmenato» afferma con ovvietà, e io, Robin e Eddie soffochiamo una risatina. Mi dispiace, ma Dustin non ha proprio tutti i torti.

«Pronto? Vi siete per caso persi il momento in cui ho atterrato una guardia russa?» domanda incredulo Steve, che è già sulla difensiva.

Mio fratello non risponde, continuando a guardare fuori dalla porta.

«Uno... due... tre! Mischiatevi!» impera, e noi gli diamo retta, mimetizzandoci tra la folla di persone appena uscite dalla sala del cinema.

Cominciamo a camminare a passo svelto, e io non posso credere che stia davvero funzionando. Riesco già ad immaginarmi a casa mia, nella vasca da bagno piena di schiuma a sorseggiare un più che meritato bicchiere di whiskey rubato dall'armadietto super segreto – circa – di mia madre.

Oh sì, non vedo l'ora.

«Spero che il carroattrezzi non sia già passato a ritirare la mia povera Roxane» sospira Eddie accanto a me, e io sorrido intenerita: nonostante tutto, sta ancora pensando a quel dannato rottame.

«Se così fosse, ti offrirò il biglietto dell'autobus» lo rassicuro mettendogli una mano sulla spalla, ma lui non sembra troppo convinto.

«Non ci credo, il tuo piano ha funzionato» afferma Erica a Dustin, che annuisce soddisfatto.

«Ma certo che sì – ribatte, quasi offeso – Adesso prenderemo l'autobus con gli altri e casa dolce casa, eccoci»

Steve si schiarisce la gola, e tutti ci voltiamo verso di lui.

«Forse non è il caso che voi due torniate a casa stasera» mormora, e io e Dustin facciamo una faccia stranita.

«Perché?»

«Ho detto il vostro nome e cognome» confessa, e ora che ci penso, effettivamente è vero. É successo quando stavano per torturarlo, subito dopo che Rafail... insomma...

Nello shock generale mi ero quasi scordata di questo particolare.

«Cosa?! E perché lo avresti fatto?!» sbraita Dustin.

«Bello, ero drogato!»

«Non è una scusa! Dovevi stringere i denti. Dovevi stringere i denti e fare l'uomo, ecco cosa»

Working For The Weekend - 𝘚𝘵𝘦𝘷𝘦 𝘏𝘢𝘳𝘳𝘪𝘯𝘨𝘵𝘰𝘯 [2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora