Pozzanghera

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A volte penso di aver cementato parte del mio pozzo talmente tanto da averlo fatto divenire una pozzanghera.

E a che serve, poi, una pozzanghera?
Il massimo che puoi farci è specchiartici dentro.

Ha davvero senso stare a guardare un riflesso distorto, una nuova ombra sinistra e sconosciuta?

Continuo a chiedermi se scavando riuscirei a fare un "restart", cancellare tutto e ritornare alle origini, come succede nei videogiochi.
Quanta soddisfazione guadagnerei a tornare al punto "alfa"...
Sarei davvero in grado di tornarci, poi, o finirei per scavare un pozzo troppo diverso da quello che ricordavo di aver avuto?

Volevo

.
.
.

Vorrei.

Se la siccità dovesse colpire me e tutto ciò che mi circonda, con cosa lo riempirei?

Dovrei aspettare, chissà per quanto, una nuova pioggia,
e poi tanti, troppi, assordanti temporali.
Chi è che sopporta i temporali quando è non ha niente con cui coprirsi, niente con cui scaldarsi.

Nessuna protezione.
Nessuna via d'uscita.

Può una neonata tempesta, sostituire quelle di una intera vita?
Quanto deve essere forte?
Quanto lunga?

Forse due tempeste.

Tre,
Dieci,
Cento,
Mille.

Non lo so.

Non sono neanche sicura che l'acqua del vecchio pozzo sia davvero evaporata tra una risata di troppo e un film comico.
Magari sotto lo strato cementizio, è lì, che prova a farsi strada verso la superfice.

A volte la sento.

Forse è solo una mia impressione.
O una vana speranza.

E se la siccità dovesse colpire me e tutto ciò che mi circonda, con cosa lo riempirei?
Come una povera stracciona, getterei via il mio orgoglio provando a racimolare qualche goccia dai passanti, o come una ladra della peggior specie attingerei da quella degli altri spacciandola per mia?
A quel punto potrei anche vomitare e schifarmi e farla finita per quanto sarei caduta in basso.

D'altra parte ho sempre creduto che poche cose sono davvero le nostre.

L'acqua è una di quelle.

Ma può davvero, quel liquido che scorre dentro ognuno di noi, provenire anche dagli altri?
Insomma, potrei davvero rubarne e farlo mio?
Forse è impossibile o forse da che veniamo al mondo, l'acqua del nostro pozzo non è mai completamente nostra ma attinge anche dall'estraneo e lui da noi.
Un rimescolarsi continuo, e alla fine ci si chiede quale goccia è davvero nostra e quale no.

E il maremoto che una volta albergava in quel pozzo e lo sfrangiava modellandolo a suo piacimento, quel maremoto che ormai placido è forse scomparso, ritornerebbe mai uguale?
Riuscirebbe a scalfire lo stesso contenitore, punto per punto?

Se, quindi, davvero dovessi farmi coraggio e provare a scavare un nuovo pozzo sarei in grado di accettarlo o finirei per sentirlo pruriginoso, stretto, viscido, pungente e soffocante e detestarlo e cementarlo, quindi, ancora una volta, sempre.

Magari perderei solo sudore
e sangue sulle nocche
e tempo,
prezioso.

E se invece calciassi via questa lurida acqua, troppo poca, troppo sporca da considerarsi buona?

Vedi?
Il nuovo riflesso non è poi tanto diverso da quell'orribile distorsione ondosa di prima, no?
Avrei dovuto immaginarlo,
era così chiaro.

Se ci saltassi sopra, come i bambini che giocano in un qualsiasi giorno d'autunno, coi loro fastidiosamente colorati stivaletti di gomma?
Riuscirei finalmente a disfarmene del tutto?

Chissà se il problema sarebbe poi risolto...

O disperata cercherei di raccogliere le goccioline disperse prima che evaporino, prima che scompaiano del tutto e, per l'eternità, io con loro.

.
.
.

Vorrei soltanto ritornare indietro.
Luoghi di un tempo,
Persone di un tempo,
La Me di un tempo.

Alla fine mi vince sempre nostalgia.

Just a bunch of (mine) bullshitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora