7. Ho una grossa emergenza, mocciosa

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Il resto della cena procede spedito, nessuno fa menzione al fatto che ci siamo allontanati per quasi un'ora.
Sanno che io ed Enea abbiamo avuto dei piccoli screzi in passato e suppongo pensino che ci siamo appartati per chiarire.
Quando la cena finisce Maddalena, mia suocera, insiste per ospitare Enea ma lui rifiuta educatamente e se ne torna all'hotel.

«Sono un po' stanca, vorrei andare a dormire.»
Con queste parole mi accomiato dai Lentini e salgo in camera, Ludovico dice che mi raggiunge fra poco.
Onestamente non mi interessa, la mia testa è piena di pensieri e nessuno di questi riguarda lui.

Una volta in camera mi chiudo subito in bagno pronta fare una doccia. Ogni centimetro della mia pelle odora di lui. Le mie narici sono impregnate del suo profumo.
Respiro a pieni polmoni prima di spogliarmi e chiudermi in doccia.
Lascio che l'acqua tiepida lambisca la mia pelle, lavando via l'odore, ma il pensiero resta lì, come un chiodo fisso.
Avevo promesso tante cose e non sono riuscita a mantenerne neanche una. Ma non mi piangerò di certo addosso.
Sapevo che se un domani lo avessi rincontrato mi sarei comportata esattamente come ho fatto. Lui è stato il mio primo... tutto. Con lui ho passato le mie gioie e i miei dolori e lo amo.
La facilità con cui riesco ad ammetterlo mi spaventa.

«Tesoro, sono qui.»
Sento Ludovico entrare in camera e richiudere la porta alle sue spalle.
«Okay, io sono appena uscita dalla doccia» gli dico mentre allaccio la cintura dell'accappatoio in vita.
«Ti aspetto a letto.»
«Mh-mh» farfuglio distratta dalla vibrazione del cellulare sopra al lavabo.
Chi è a quest'ora?
Non so perché ma prima ancora di leggere il messaggio ho già il cuore che palpita nel petto un po' più veloce del normale.

"Sono stato bravo col tuo fidanzatino?"
I miei occhi scorrono un paio di volte il messaggio.
Leggo e rileggo, ma aspetto prima di rispondere, aspetto dieci minuti seduta sulla tavoletta chiusa del cesso, nel frattempo rimugino su quale sia la risposta più adeguata.
È una cosa stupida farlo aspettare, ma tenerlo sulle spine mi dà una certa soddisfazione.

"Enea, il patto era di scriverci solo per le emergenze."
Risposta banale, ma sensata.
Due anni fa abbiamo deciso che ci saremmo sentiti solo in caso di estrema importanza, una questione di vita o di morte.
Ha rispettato il patto, mi ha lasciato i miei spazi, non mi ha mai scritto negli ultimi due anni e mezzo. Fino a ora.
Quando il cellulare vibra tra le mie mani quasi non mi scivola dalle dita per la velocità con cui lo sblocco e leggo il messaggio dalla tendina.

"Questa è un'emergenza."

"Non dire sciocchezze, dai. Questa non è un'emergenza."

«Aida è tutto okay? Sei in quel bagno da un'eternità.»
Ludovico mi fa quasi prendere un colpo, la sua voce è troppo vicina al bagno ho paura che apra la porta e mi trovi a chattare con un sorriso scemo sulle labbra.

«Sì, Ludo, ho quasi finito tu... mettiti a letto.»
Mi affretto perciò a rispondere precipitandomi verso la porta e chiudendola a chiave per sicurezza.
Mi lascio scivolare con la schiena alla porta fino a poggiare il sedere sul morbido tappeto rosa cipria sotto di me.

"Io ho una grossa emergenza, mocciosa. Ed è colpa tua..."
Mi porto due dita alle labbra per bloccare invano il sorriso che nasce timido e si evolve sfacciato.
Lo incastro tra i denti mentre scrivo: "Hai le mani, usale. Ma non pensare a me o ti basteranno un paio di secondi."

"Fatto. Grazie."

La risposta arriva dopo un paio di secondi esatti. Poggio la testa alla porta continuando a torturarmi le labbra tra i denti per evitare di ridere.

"Che idiota..."
Non riesco a credere che sia chiusa in bagno a scambiare messaggi con lo stronzo più stronzo che ci sia, mentre il mio fidanzato è di là ad aspettarmi.
Sono una brutta persona e la cosa peggiore è che neanche mi dispiace poi così tanto.

I figli del peccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora