Samantha Winchester era rimasta sola. Per davvero, stavolta, dopo tutta una vita insieme a suo fratello Dean. E ancora non riusciva ad abituarsi all'idea di non averlo più attorno.
Dean era in Purgatorio insieme a Castiel. La cosa l'aveva fatta soffrire più del dovuto, anche se in fondo, dopo tutti quegli anni, doveva essersi abituata a perdere il fratello così.
Lui le aveva fatto promettere che non avrebbe cercato di portarlo indietro, e questa volta lei aveva obbedito, seppur di malavoglia.Era stato Bobby a proporle di partire, di trovare il suo posto nel mondo, ora che Dean non c'era più. Probabilmente, il vecchio cacciatore intendeva che si spostasse in Texas o giù di lì, trovasse un brav'uomo, se lo sposasse per poi farci un paio di marmocchi, ma Samantha non era fatta così.
Samantha aveva preso un aereo per l'Inghilterra con solo uno zaino in spalla, e non aveva intenzione di tornare più nel Nuovo Continente. Aveva salutato il cacciatore e mentore, l'unica famiglia che le era rimasta, e poi se ne era andata a cuor leggero, con un passaporto falso e con qualche banconota da 100 dollari nascosta nel reggiseno. Dubitava che al controllo in aeroporto avrebbero fatto storie.Una volta a Londra, trovare un alloggio si rivelò più complicato del previsto. Tutti gli alberghi sembravano essere improvvisamente pieni, anche dopo aver loro promesso una lauta percentuale in più sul prezzo del soggiorno. Si ritrovò così su una panchina, nel bel mezzo dei giardini di Kensington, con il giornale fra le mani. Sperava che qualcuno stesse affittando un appartamento, ma fu un annuncio in particolare a colpirla:
"Cercasi coinquilino/a per appartamento in pieno centro storico; stanza matrimoniale con bagno privato, cucina e soggiorno in comune. Astenersi perditempo, urgente."
Decise così di segnarsi l'indirizzo e di correre a chiamare un taxi.-È il 221 di Baker Street?-chiese incerta l'americana, vedendo che ad aprire la porta fu una graziosa signora inglese sulla settantina.
-Oh, sì! È qui per l'annuncio?-sorrise. -Sono la signora Hudson, la proprietaria di casa. Non vedo l'ora che conosca Sherlock!
-Sherlock? È...un nome inusuale.-mormorò perplessa, sistemandosi meglio lo zaino sulla spalla.
-Oh, lui è una persona inusuale.-disse. -Venga, l'appartamento B è al piano di sopra.-le fece cenno di seguirla su per le scale. -Oh, spero non le dia fastidio l'odore del fumo, o la musica a orari improbabili!-aggiunse, mentre spalancava la porta dell'appartamento.Sherlock Holmes era seduto sulla sua poltrona, la stanza era pervasa dal fumo di quella che sembrava essere una sigaretta speciale ed era oscurata dalle pesanti tende rosso scuro che bordavano le finestre.
-Sherlock!-esclamò la signora Hudson. -C'è qui una persona per l'annuncio!
-Spero che questa volta non sia un vecchio borioso-...-aprì gli occhi, osservando la figura alta e slanciata di fianco alla sua padrona di casa. -...oh. Una donna.-si leccò le labbra, spegnendo la canna nel posacenere.
-Non essere così stupito, razza di maleducato!-disse l'anziana. -Lei è...perdonami cara, ma non ti ho chiesto come ti chiami.
-Samantha. Samantha Winchester.-rispose, osservando l'uomo sulla poltrona.
-Dimmi, Samantha...quanto tempo fa hai perso tuo fratello? Dev'essere una cosa recente.-mormorò, dopo averle dato una rapida occhiata.
-Io...-sbatté le palpebre. -...c-come fa a sapere di mio fratello?
-Ha i suoi metodi.-sospirò l'altra donna. -...non farci troppo caso, è soltanto un po' psicopatico.
-Si dice sociopatico ad alto rendimento, signora Hudson, e credo che sia arrivato il momento di prendere del the.-fece cenno alla ragazza di sedersi sul divano di fronte a sé. Samantha lo fece, accomodandosi e cercando di non fare caso ai vari fascicoli aperti sul tavolino. Uno di essi, però, attirò la sua attenzione.
-È stato avvelenato, vero?-mormorò, prendendo uno dei fogli all'interno della cartellina. Sherlock sembrò improvvisamente interessarsi alla donna.
-Continui.-disse. -Da cosa è arrivata a dedurlo?
-La schiuma ai lati della bocca.-spiegò. -...la punta delle dita viola. Anche questa vena che è diventata...nera.
-E lei sa quale veleno provoca un effetto del genere?-la incalzò.
-Non uno. Tre veleni diversi. Probabilmente somministrati dalla stessa persona per andare a colpo sicuro, ma...potrebbe anche essere stato avvelenato da tre persone differenti.-alzò lo sguardo verso l'uomo. -Come fa ad avere dei fascicoli classificati di Scotland Yard?
-Sono un...consulente detective.-disse, quasi annoiato da quella spiegazione. -E lei ha appena risolto brillantemente un caso.-aggiunse. -La sua camera è al piano di sopra, io di notte suono il violino ed è probabile che in questo momento nel frigorifero ci sia una testa in mummificazione.-la squadrò in viso. -...ma suppongo che le cose che la spaventano, signorina Winchester, siano ben altre.
-Direi di sì.-mormorò. -Quindi...posso avere la stanza?-chiese, sbattendo le palpebre.
In quel momento la signora Hudson varcò la soglia dell'appartamento con un vassoio. Appoggiò poi la teiera e le due tazze sui fascicoli, in bilico, e aggiunse un piattino di biscotti.
-La stanza è sua.-confermò l'uomo, mentre prendeva la sua tazza di the.
-Oh, come sono felice! Se non altro, non starai più solo, eh, Sherlock?-la signora Hudson era genuinamente contenta per il suo affittuario. Sapeva che da quando John Watson si era sposato ed era andato a vivere con Mary, Sherlock si era sentito tremendamente abbandonato.
-Io sto bene da solo, signora Hudson.-disse l'altro. -Ma la signorina Winchester sembra conoscere il mio mestiere. Potrebbe essermi utile.-mormorò, guardando la ragazza di fronte a sé bere il proprio the.
-Oh, cielo, Sherlock, pensavo che dopo John non avresti più cercato assistenti...-borbottò la donna.
Samantha aggrottò la fronte. -Assistente?-mormorò, poi si ficcò in bocca un paio di biscotti.
-John Watson era il mio assistente, ma ha deciso di...lasciare il lavoro per sposarsi e prendersi cura della sua famiglia.-sussurrò.
-Io non ho un lavoro.-mormorò, guardando il suo nuovo coinquilino. -E se la posizione è aperta, potrei...
-Ha risolto un caso, signorina Winchester, ma non mi sembra una buona motivazione per assumerla come assistente. Deve anche avere...referenze, un passato come...
-Come?- Samantha guardò Sherlock negli occhi. -Ho girato l'America risolvendo casi con mio fratello. So parecchio di computer, di armi e di altre cose che probabilmente le farebbero accapponare la pelle, signor Holmes.-strinse i denti. -Le bastano come referenze?
Sherlock guardò la ragazza di fronte a lei. -...che genere di...cose?-per un momento, i suoi occhi brillarono con una strana luce dorata.
-Non mi crederebbe, così, su due piedi.-mormorò. -Quindi le risparmierò i dettagli.-si alzò, sorridendo alla signora Hudson, poi prese il suo zaino e salì le scale.Verso l'ora di cena la Winchester scese in cucina con il pigiama (una vecchia canottiera nera e un paio di pantaloni grigi della tuta che una volta appartenevano a Dean). Il suo coinquilino stava facendo degli esperimenti sul tavolo, con un microscopio e delle piastrine.
-Ci penso io alla cena.-mormorò, avvicinandosi ai fornelli.
-Signorina Winchester, non ce ne sarà bisogno.-disse Sherlock, senza staccare gli occhi dalle lenti. -Nel forno ci sono i volantini del take-away, spero le piaccia il cibo cinese.
Samantha si leccò le labbra. -Cibo da asporto? Mi sembra di essere tornata in America.-scrollò la testa. -E quand'è che mi chiamerà Samantha e mi darà del tu?
-Cosa ha contro il cibo da asporto?-mormorò. -E credo sia meglio mantenere un rapporto formale, fra noi. Soprattutto se diventerà la mia assistente.
-Anche con John Watson vi davate del lei?-incrociò le braccia al petto.
-No, non...-si leccò le labbra, alzando lo sguardo verso di lei. -Non ha risposto alla mia domanda, prima. Da quanto tempo suo fratello è morto?
-Sei mesi.-mormorò. -E sta cercando di cambiare discorso.-puntò lo sguardo su di lui.
-...no, non ci davamo del lei.-disse. -Ma io e lui eravamo amici.
-Solo amici?-si sedette di fronte a lui, incrociando le braccia al petto.
-Non è una questione che la riguarda.-tossicchiò.
-Preferirei avere un rapporto più colloquiale.-disse poi Samantha. -Tutto qui. Se dobbiamo condividere l'appartamento...
-Ci daremo del tu.-tagliò corto lui. -...quando sarà il momento.
La Winchester alzò gli occhi al cielo per un momento. -Okay, signor Holmes, cosa devo ordinare al ristorante cinese?
-Quello che vuole, signorina Winchester. Tanto offrono loro, mi devono parecchi favori.
Guardò l'uomo di fronte a sé. -...d'accordo.-prese il telefono, iniziando a scorrere il menù con gli occhi.-Non pensavo le piacesse il ramen.-disse Sherlock, mentre vedeva la sua nuova coinquilina divorare una scodella intera di spaghetti cinesi in brodo.
-Mi piace molto.-disse l'altra, a bocca piena. -E poi, non può sapere praticamente nulla di me. Ci siamo conosciuti soltanto oggi.-deglutì il boccone.
-Ho azzeccato la faccenda di suo fratello. Posso sempre tentare di scoprire altro.-la guardò. -Ad esempio, usa le armi con continuità, probabilmente a causa della sua professione misteriosa. Oserei dire che ha a che fare con degli animali, viste le varie ferite che ha sulle braccia e sul busto. E poi quel tatuaggio, quel pentacolo, è sbiadito, deve averlo fatto quando era giovane, ma va a ripassarlo ogni qualvolta inizia a sparire.-disse. -Direi che anche suo fratello ne aveva uno, o non lo toccherebbe così spesso.-osservò l'altra ritrarre le dita dal proprio petto. -Per ora ho sbagliato qualcosa?
Samantha si leccò le labbra. -...no.-disse. -Anche se non sono esattamente animali quelli con cui ho avuto a che fare.-lo guardò negli occhi. Appoggiò poi la ciotola vuota sul tavolo, alzandosi in piedi. -Laverò io i piatti, domattina. Lei può pure continuare con i suoi esperimenti.-guardò l'uomo. -...buonanotte, signor Holmes.-sospirò, uscendo dalla cucina.
-...Sherlock.-disse lui. -...chiamami Sherlock.-si alzò in piedi a sua volta. Lei si bloccò, guardandolo.
-Perché...?-aggrottò la fronte, guardandolo.
-...sono un pessimo...essere umano.-mormorò, e per un momento Samantha percepì dell' indecisione, quando disse essere umano. -E tu...sei la prima persona che non è fuggita quando ha visto quei fascicoli sul tavolo.
-Forse sono troppo...disperata? Non lo so. In realtà, mi piaceva risolvere casi.-si fermò, Lei...tu suoni il violino di notte?-chiese, facendo un passo verso di lui. Si era ricordata ciò che si erano detti quella mattina, quando si erano presentati.
-Solitamente, è uno spettacolo che riserbo a pochi ascoltatori.-ridacchiò. -Soprattutto prostitute, spacciatori e gatti.-Samantha si ritrovò ad abbozzare un sorriso.
-Quindi io non posso far parte di questa cerchia ristretta che può ascoltare la tua musica?-lo guardò.
Lui ricambiò lo sguardo. Samantha ebbe un brivido lungo la schiena, poteva giurare che in quelle iridi azzurre ci fossero delle pagliuzze dorate. -Forse.-disse lui. -Se sei in grado di...fare le ore piccole come me. Di solito suono alle tre, alle quattro...
-Potrei stupirti, Sherlock Holmes.-mormorò, sedendosi sul divano. -Potrei davvero stupirti.
Sherlock allora estrasse il violino dalla custodia, rivolgendosi alla finestra aperta e alla Londra semi-addormentata di fronte a lui.
STAI LEGGENDO
A study on fire
FanfictionSamantha Winchester attraversa l'Atlantico per sfuggire al dolore per la morte del fratello Dean, finito in Purgatorio. Una volta a Londra, approderà al 221B di Baker Street, dove diventerà la coinquilina di Sherlock Holmes. Ma Sherlock nasconde un...