Capitolo 6

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Dopo essersi accertata di aver sistemato tutto esattamente com'era, si mise a fare ulteriori ricerche su quell'anello. Aveva visto un occhio infuocato che la guardava con insistenza, prima di rendersi conto di essere diventata invisibile. Cos'era successo? Era...magia, quella?
Si sedette sul bordo del letto. Sherlock non era stato del tutto sincero con lei. Si prese il viso fra le mani. Riusciva ancora a sentire la voce dell'anello sussurrarle nella testa. Si coprì le orecchie, urlando a pieni polmoni.
Sapeva che così, però, non l'avrebbe zittita.

Sherlock entrò in cucina. Samantha era china sul suo portatile, stava prendendo alcuni appunti su un foglio.
-Lestrade ha chiesto del caso.-mormorò, chinandosi a baciarla su una tempia.
-E tu cosa hai risposto?-alzò lo sguardo dallo schermo.
Lui la abbracciò da dietro. -Che ci stiamo lavorando.-sospirò. -Detesto non avere risposte.
-Anche io.-disse, assorta. Allungò una mano per accarezzargli il viso. -Ora mi sono spostata a fare qualche ricerca sul Purgatorio, ma...-scrollò la testa. -...ancora nulla di concreto. E nemmeno Bobby ha trovato qualcosa, o almeno...forse ha trovato qualcosa, ma non me lo vuole dire.
Sherlock sbuffò, voltandosi e aprendo il frigorifero. -...hai buttato il mio occhio sott'aceto?-disse, con un tono lievemente alterato.
Samantha lo notò. -Non l'ho buttato.- mormorò. -Probabilmente quell'occhio era stufo di essere torturato da te e se n'è andato da solo.-alzò gli occhi al cielo, chiudendo il computer e voltandosi verso di lui.
-Quindi non sei stata tu?-la guardò.
-No, non sono stata io. Sai che non tocco i tuoi esperimenti.-si leccò le labbra. Si alzò in piedi e gli prese il viso fra le mani. -Possiamo evitare di parlare di...occhi e di casi? Solo per un pochino?-appoggiò la fronte contro la sua.
Sherlock sembrò rilassarsi. L'odore dell'altra lo faceva sempre stare meglio. La prese per i fianchi. -Direi che...che non è una brutta idea.-si arrese, chinandosi a baciarla. -Sperando di non essere interrotti dalla signora Hudson, da Mycroft, da John...-aggiunse.
-...o peggio.-sussurrò lei. Ebbe un brivido, ripensando a quell'occhio di fuoco. Venne ridestata dalle labbra di Sherlock sul suo collo. -Sherlock, dobbiamo spostarci in camera o-o chiunque entrerà potrebbe vederci...-ansimò appena.
Il consulente detective emise un breve ringhio. Non era tanto il pensiero che qualcuno li vedesse a dargli fastidio, ma che qualcuno vedesse lei. Era diventato incredibilmente possessivo, nei confronti della cacciatrice.
Samantha lo baciò all'altezza della gola. -Sei...sei bollente.-sussurrò. Lui la sollevò appena fra le sue braccia e la fece sedere sul tavolo. -Sherlock, qui ci mangiamo. Per favore.-sussurrò.
Lui le aprì le cosce, sfiorando la sua intimità con la punta delle dita. La donna deglutì, soffocando l'ennesima protesta.
-Sei loquace.-disse lui. -È una delle qualità che apprezzo di te, Samantha Winchester.-sorrise maliziosamente.
-Credevo che di me ti piacesse il fatto che sono in grado di farti stare zitto.-lo guardò negli occhi, mentre con le mani andava a slacciargli i pantaloni del completo. -E sono sicura che riuscirò a farlo anche questa volta.-gli strinse il membro da sopra i boxer. Gli occhi del detective sfarfallarono di luce dorata, e questa volta lei riuscì a distinguere la cosa perfettamente.
-Samantha...-la baciò con passione, tirandole il labbro inferiore coi denti. Le prese il viso fra le mani, mentre sentiva una delle sue attorno alla sua erezione ormai libera. Fece per dire qualcosa, ma riuscì solo a gemere.
-Visto?-lo guardò negli occhi, passando il pollice sulla punta del suo membro. -Te l'ho detto, sono piuttosto brava.
Lui le abbassò gli slip, lasciando che cadessero a terra, e se la tirò addosso. La penetrò lentamente, e la cacciatrice si aggrappò alle sue spalle, avvolgendo le gambe attorno ai suoi fianchi.
-Sherlock...-sussurrò ancora, eccitata, sentendolo pulsare dentro di sé. Il consulente detective la sollevò, spingendola contro la parete della cucina. Le spinte erano serrate, teneva il viso nell'incavo del collo dell'altra. Sfiorò la sua pelle con i denti.
Samantha inarcò il bacino, catturando di nuovo le sue labbra per impedirsi di gemere ad alta voce e (molto probabilmente) far arrivare la signora Hudson armata di padella. Era già successo pochi giorni prima, ed era un trauma che le voleva risparmiare...di nuovo.
-Se-Se fossimo da soli...-ringhiò Sherlock. -Ti-Ti farei urlare finché non-non resteresti senza voce...-le morse il labbro inferiore, succhiandolo poi per evitare che uscisse il sangue.
Samantha venne, affondando le unghie nelle spalle dell'altro e cercando di non perdere l'equilibrio. Lui la seguì poco dopo, fermandosi dentro di lei e tenendola ben salda fra sé e la parete.
-Dobbiamo...trovare il modo di...di allontanare la signora Hudson per una giornata o due...-disse lei, col fiatone.
Sherlock la portò sul letto nell'altra stanza, sdraiandosi di fianco a lei. -Non sarà così semplice.-mormorò. -Ma posso sempre...scomodare il fottuto governo inglese.
La cacciatrice alzò gli occhi al cielo, scostandogli poi i ricci sudati dal viso. -Ora pensa a riposarti, detective brontolone.-sussurrò sulle sue labbra.

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