Capitolo 3

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-Esattamente, come può quello essere adatto al clima londinese?-chiese Sherlock, seduto su una poltroncina. In quel momento rimpiangeva John Watson e il suo essere così pratico e senza problemi di guardaroba.
-È bello.-disse Samantha, sfilandogli davanti con un tubino nero piuttosto semplice. -E poi, non posso venire a Scotland Yard vestita da...-stava per dire cacciatrice. -...da civile.-si leccò le labbra.
-A Gawin non importa.-mormorò. -Tu gli piaci. Lo vedo come ti sbava addosso.-aggiunse, piccato.
-Sei geloso, Sherlock Holmes?-mormorò. -E poi, si chiama Gregory.-scrollò la testa, tornando in camerino. -Puoi darmi una mano con la zip?-chiese poi, da dietro la tenda.
Sherlock sbuffò, alzandosi in piedi e raggiungendo l'altra all'interno del cubicolo dove si stava cambiando. Lei gli diede le spalle, osservandolo attraverso lo specchio.
-Se sei riuscita ad allacciarlo da sola, dovresti anche essere in grado di slacciarlo.-borbottò. Lei scostò i capelli sciolti dalla schiena, portandoli su una spalla. Il consulente detective sentì la salivazione azzerarsi. Le abbassò lentamente la cerniera, osservandole la schiena nuda. Si leccò le labbra, facendosi forza per non far emergere l'altra parte di lui. In quel momento stava faticando così tanto a tenerla a bada.
-Grazie.-disse Samantha, voltandosi e guardandolo direttamente negli occhi.
-Io sarò...fuori, ad aspettarti.-borbottò, uscendo da lì a passo svelto. Sospettava che in quel momento i suoi occhi fossero tornati gialli.

-È da stamattina che sei strano.-Samantha prese un altro boccone di pasta fredda, guardandolo dalla parte opposta del tavolino dove erano seduti.
-Tu dici sempre che sono strano.-rispose lui, bevendo un sorso d'acqua. -Non capisco cosa tu intenda.
-Sherlock, ho usato la tua doccia, e il tuo accappatoio, e credo che la cosa ti abbia turbato più di quanto avrebbe dovuto.-si leccò le labbra.
-Puoi farlo. Insomma, casa mia è anche casa tua ora, e...-fece per aggiungere altro, ma il suo cellulare squillò all'improvviso. Guardò Samantha, mentre ascoltava la voce di Lestrade dall'altra parte della cornetta. -...a quanto pare abbiamo un nuovo caso.-si pulì delicatamente la bocca con il tovagliolo.

-Sherlock, Samantha!-esclamò Lestrade, vedendo arrivare i due. La donna aveva addosso un cappotto rosso scuro, simile a quello di Sherlock, e Gregory non riuscì a fare a meno di notarlo. La stava guardando con forse un po' troppa insistenza, per i gusti del consulente detective.
-Allora, George? Cos'è successo?-chiese l'altro, mentre con la coda dell'occhio vedeva Samantha avvicinarsi ai ragazzi del coroner.
-Beh, abbiamo trovato un caso per te. La vittima è senza bulbi oculari, senza mani e senza lingua.-ridacchiò.
La donna si chinò a terra, osservando il corpo. Sperava non fosse quello che pensava. Avrebbe chiamato Bobby per sicurezza, più tardi. -Sherlock, devo parlarti.-disse, alzandosi in piedi e prendendolo sottobraccio, trascinandolo poco lontano, ma abbastanza perché la polizia non li sentisse.

-Ho bisogno che tu mi ripeta tutto.-disse Sherlock. -...tu mi stai dicendo che in America eri una cacciatrice di mostri, che te ne sei andata perché tuo fratello è finito in Purgatorio insieme al suo fidanzato angelo e che quello probabilmente è opera di una strega?-la guardava a metà fra lo stupito e il guardingo.
-Lo so che non mi credi.-mormorò lei. -E ti spiegherò tutto, te lo prometto, ma...quella è chiaramente opera di una strega, Sherlock.-deglutì. -E se ci sono mostri anche qui, vuol dire che è vero che i guai seguono i Winchester come le mosche con...
-Samantha, è una cosa assurda.-disse, prendendola per gli avambracci. -I mostri non esistono.-cercò di mantenere un tono calmo e controllato.
-Esistono, invece!-esclamò, abbassando poi la voce. -...tu risolvi il caso come credi, Holmes. Io lo farò a modo mio.-si allontanò a passo svelto, chiudendosi meglio il cappotto sul davanti con un movimento brusco e arrabbiato.

-Una strega?-chiese Bobby, picchiettando poi sulla webcam del suo PC. -Samantha, mi senti? Detesto queste cose tecnologiche moderne...
-Sì, Bobby, una strega.-sospirò. -E devi cliccare sulle impostazioni, se vuoi migliorare la qualità della chiamata.
Sentì la porta della sua stanza aprirsi alle sue spalle. Si voltò di scatto. -Sono impegnata.-guardò il coinquilino in cagnesco.
-Ti ho portato un'offerta di pace.-le porse un fascicolo della polizia. -Ti aspetto di sotto con le tue deduzioni, cacciatrice.-sparì di nuovo al piano di sotto.
Samantha soffocò un ringhio di frustrazione.
-Cacciatrice? Sammy, hai detto al tuo coinquilino che...
-Ho dovuto farlo. Ma non mi ha creduta.-aprì il fascicolo. -...e ovviamente, hanno spiegato le ferite e le menomazioni con il classico serial killer feticista.-sbuffò. -Razza di idioti.
-Credo che tu debba parlare con il tizio che vive con te, Samantha.-mormorò Bobby. -Io nel frattempo faccio qualche altra ricerca.
La donna annuì, poi chiuse la videochiamata.

-Allora?-sbatté sul tavolo della cucina il fascicolo. -Tu credi a queste stronzate?-si sedette di fronte a Sherlock.
-Ovviamente no.-la guardò. -E sono felice di sapere che anche tu credi siano stronzate.
-Io so cosa ha ucciso quell'uomo.-mormorò. -Bobby sta facendo delle ricerche per me, mi manderà i risultati appena avrà qualcosa.
-Anche Bobby è un cacciatore?-non stava mentendo. Anche il suo odore lo confermava.
-Lo è. Lui ha insegnato quasi tutto a me e a Dean. Al resto ci ha pensato papà.-si passò una mano sul viso. -...la nostra è una famiglia di cacciatori da generazioni. Il tatuaggio...-scostò appena la camicia per mostrarglielo. -...serve a non essere posseduti da un demone.-sospirò. -Ma perché te lo sto dicendo? Probabilmente starai ridendo nel tuo palazzo mentale, in questo momento.
Sherlock deglutì. -Io...ti credo.-disse. -E se tu credi che sia stata una strega, allora cercheremo questa strega.
-Cercherò, vorrai dire.-lo guardò negli occhi. -Sherlock, è troppo pericoloso, per una persona non addestrata. Non ho intenzione di buttarti in pasto a una creatura soprannaturale.
-Non mi spaventa, se è quello che intendi.-mormorò lui. -...e poi, puoi sempre insegnarmi quello che devo sapere.
-Non posso insegnarti a fare il cacciatore.-scrollò la testa. -Non voglio far percorrere a qualcun altro quella strada.
-A me piace sapere tutto, Samantha, dovresti averlo capito, dopo un mese qui.-le prese una mano con veemenza. Lei sussultò, era bollente. -E tu ti stai rivelando più interessante di quanto già credevo fossi.-aggiunse. -Quindi, se ti dico che sono in grado di sopportare un addestr-...
-Sherlock, non...-deglutì. -La-La tua mano...-riuscì a mollare la presa. Mosse appena le dita, ma le facevano male. Era come se avesse passato il palmo sulla fiamma viva.
-Mi...dispiace, io...-Sherlock cercò di scusarsi, ma lei fece un passo indietro.
-Ora vado nella mia stanza.-disse. -E tu non mi seguirai.-sparì su per le scale, lasciando il consulente detective in cucina, con in mano il fascicolo.

-Che hai fatto alla mano, Samantha?-chiese Molly, vedendo che l'altra aveva il palmo ricoperto di bende.
-Niente, una...piccola ustione.-mormorò assorta. -Allora, novità sul corpo?
La coroner tolse il telo dal cadavere. -Ho fatto alcuni esami tossicologici, la vittima sembra sia stata drogata, ma quando gli hanno...ecco, amputato tutto era ancora viva.
-Come in un rituale.-si passò la mano sana sul viso. -Okay, ti ringrazio, Molly, davvero.
-Com'è che sei qui senza Sherlock? Di solito venite entrambi.-le mise una mano sulla spalla. -Va tutto bene? Se hai bisogno di un posto dove dormire, posso fare spazio da me e...
-Va tutto bene.-cercò di sforzare un sorriso. -Solite discussioni fra coinquilini, nulla di grave.-ma nessuna discussione fra coinquilini probabilmente era finita con un'ustione di secondo grado data da una stretta di mano troppo vigorosa.

-Sei tornata.-disse Sherlock, alzandosi in piedi nel vedere Samantha varcare la soglia dell'appartamento. -Come sta la tua mano? Devo...
-Sherlock.-lo zittì con uno sguardo, sedendosi sul divano dopo essersi tolta il cappotto.
-Samantha.-disse ancora. -Per favore, ascoltami.-si sedette sul tavolino di fronte a lei.
-Che diamine ti dice quel tuo cervello, Sherlock?-alzò la voce. -Mi hai...stritolato così forte la mano che non riesco a muoverla senza sussultare!-deglutì.
-Mi dispiace.-disse lui. -Davvero, mi dispiace.-il suo tono di voce era disperato, e lei riuscì a percepirlo. Sospirò, allungando la mano sana e appoggiandola sulla guancia di lui, che spinse il viso a contatto col suo palmo.
-Somigli a un gatto, Sherlock.-Samantha sorrise. -Sei tutto solitario e scontroso e saccente, ma quando hai bisogno di contatto...
Sherlock sospirò, chiudendo gli occhi. Lei non tolse la mano dal suo viso. Era caldo, sì, ma questa volta era un calore più controllato.
Lui mosse appena la testa, appoggiando le labbra sul suo polso. La cacciatrice infilò le dita fra i suoi ricci scuri, accarezzandogli una tempia.
Il consulente detective sorrise. Non aveva contatti del genere con nessuno da parecchio tempo, perfino prima di John.
Qualcuno bussò alla porta. Si lasciò sfuggire un ringhio sommesso.
-Ragazzi? Sono io, la signora Hudson...è arrivata la posta!-esclamò la voce dell'arzilla padrona di casa.
Samantha ridacchiò. -Come al solito, la signora Hudson ha deciso di fare la guastafeste.-sussurrò. -Lasci pure di fronte alla porta!-alzò poi la voce.
Sentì i passi svelti della donna scendere le scale che separavano i loro appartamenti. In tutto quel breve lasso di tempo, Sherlock si era scostato da Samantha e la stava guardando con occhi assenti. Lei se ne accorse.
-Sherlock?-piegò di lato la testa. -È andata via, tranquillo.-portò di nuovo la mano sulla sua guancia, dov'era prima. Lui sembrò di nuovo tranquillizzarsi.
La cacciatrice non si fece troppe domande, continuando ad accarezzargli il viso.

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