Capitolo quarto

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Byron risponde al secondo squillo. -Talia? Che cosa succede, va tutto bene?-

Faccio segno di no con la testa anche se so che non può vedermi.

-No- rispondo, cercando di non andare nel panico -Non va affatto bene, dobbiamo vederci.-

-D'accordo- Risponde esitante dopo un paio di secondi. -Cosa ne dici del bar dove questa mattina dovevi vedere Loraine? Tra un quarto d'ora?-

-No, Byron. Dobbiamo parlare, in privato.-

-Non avrai for...-

-Te lo spiego dopo, okay? Ora decidiamo dove incontrarci.-



Dopo venti minuti sono davanti ad un alto edificio, un enorme portone in legno mi dà il benvenuto.

Scorro il dito sul citofono fino a "B. Hallard" e suono. Dopo pochi secondi, entro, prendendo l'ascensore fino al sedicesimo piano e suonando il campanello contrassegnato dal medesimo cognome.

La porta si spalanca ed ecco Byron, con il suo solito sguardo vigile, serio e a dir poco preoccupato.

-Hey, ciao. Vieni- Mi fa strada all'interno, dove posso notare un certo stile nell'arredare.

Ampie finestre, soffitto alto e pareti bianche fanno da cornice a lampade Arco, divano componibile e un bellissimo tappeto dall'aria davvero costosa. 

Spalanco gli occhi, dimenticando per un attimo la ragione della mia visita. -Tu vivi qui?- dico indicando la sedia Barcellona vicino al tappeto.

Byron abbassa lo sguardo, quasi come imbarazzato. -Bhe... si. Ma è tutto merito dell'eredità di mia nonna, non mio, se posso permettermi di arredare una casa così grande. In ogni caso- prosegue -Perchè sei qui, Talia?-

Gli passo la busta che ho ricevuto poco prima, lui la apre, la guarda.

Dopo un po', alza lo sguardo. 

-Cazzo.-

-Già. E ora cosa faccio? Hai visto anche tu cos'ha fatto a Loraine... Byron, che cosa devo fare?-

Mi appoggia una mano sulla spalla, aspetto che mi dica che andrà tutto bene, ma non lo fa. 

Credo che sappia che non va mai tutto bene.


Vado a sedermi sul divano, appoggio le mani sulla fronte e le passo sugli occhi, sospiro. Quasi mi viene da piangere, ma non lo faccio. Non voglio che la mia paura si noti troppo.

Si siede accanto a me, il foglio sulle ginocchia.

-Non vorrei sembrarti uno a cui non interessa, perché non sono quel genere di persona. Ma è l'unica cosa che possiamo fare. Ora rimani qui per un po' e facciamo il punto della situazione, ma poi ti riaccompagno a casa, o tua madre mi uccide. Domani mattina ti faccio avere notizie di Loraine, e cercheremo di scoprire qualcosa in più su ciò che sta accadendo. Sei già nel periodo delle vacanze estive, giusto?-

Annuisco passandomi una mano fra i capelli, poi mi alzo.

-Okay- dico appoggiandomi al tavolo da pranzo in legno per poi appoggiarci la borsa.

Sparpagliamo i fogli con i disegni per tutto il tavolo, poi Byron va a prendere una lavagna bianca e dei pennarelli. Su di essa ci sono appunti e schemi scritti precedentemente, il titolo in rosso dice "Il mastino dei Baskerville".


-Per caso Conan Doyle è passato di qui?-

Scuote la testa sorridendo -No, questa era una delle "prove" che organizzavamo io e dei miei vecchi amici quando studiavo criminologia. Dovevamo scegliere un giallo e analizzarne i personaggi, scoprire come agivano e come ragionavano, o perlomeno provarci. Poi dovevamo scegliere il nostro preferito fra quelli descritti e interpretarlo per una serata.-

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