Daisies

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Minho come ogni giorno si sedette al solito posto accanto al ragazzo, quella mattina non era di buon umore, rimase in silenzio con gli occhi chiusi e la testa poggiata a quel noioso muro bianco aspettando solamente di essere chiamato per poi poter tornare nella sua stanza.

« ciao »
udì una voce calda e gentile poi di nuovo il silenzio.
« ho detto ciao »

ribadì il minore picchiettando delicatamente sulla spalla attirando finalmente l'attenzione dell'altro che schiuse gli occhi quanto bastava per lasciar intravedere le due iridi colore dell'ambra.

« ho visto che le raccoglievi l'altro giorno in giardino »
gli porse un mazzolino di margherite senza dire altro o mostrare alcuna emozione.

gli occhi del ragazzo si spostarono sui fiori prendendo la forma arcuata di due piccole lune nelle quali era visibile un vago luccichio, Jisung rimase sinceramente sorpreso, non aveva mai visto i suoi occhi così vivi, così luminosi, le labbra pallide e screpolate erano schiuse e per la prima volta poté notare la graziosa imperfezione dei suoi incisivi superiori, per diversi secondi non riuscì a distogliere lo sguardo da lui, si stava convincendo di non aver mai visto un sorriso tanto bello prima, forse la cosa più sorprendente di tutto questo però era il fatto che il sorriso da cui non riusciva a staccare gli occhi era proprio quello del suo peggior incubo, di quell'irritante compagno che detestava avere attorno, proprio quello che era l'unico a tenergli compagnia ed essere gentile con lui nonostante non ricevesse nulla in cambio, ed era proprio quello di cui odiava avere lo sguardo addosso ma si sentiva nudo quando invece quello sguardo non c'era.
i loro occhi si incontrano e per la prima volta nessuno dei due aveva intenzione di guardare altrove.

« entra Lee, è il tuo- Lee stai.. »

l'infermiera risvegliò i due dalla trance, incredula di vedere Minho sorridere a distanza di due anni, Jisung lasciò i fiori sulle gambe del ragazzo, la sua espressione cambiò immediatamente e gli rivolse uno sguardo di confusione come se fosse uno sconosciuto. Minho allungò il braccio per tenerlo con sé ma lui fu più veloce ad alzarsi e allontanarsi a passo veloce sparendo dietro l'angolo del corridoio.

« grazie.. »
sussurrò prendendo in mano le margherite appena prima di essere circondato da una quindicina di infermieri come fosse un animale allo zoo, un vociferare insistente, tutti gli occhi puntati su di lui e mille domande gli piovevano addosso alimentando il disagio dentro di lui, la rabbia avanzava come fuoco bruciando le emozioni di quell'attimo in cui si era sentito di nuovo umano, di nuovo vivo o come se avesse una ragione per restare.

« ma perché? »

la sua calma in quelle parole spense tutta la confusione stendendo un velo di soggezione, quasi paura dentro tutte le persone attorno a lui.

« PERCHÉ CAZZO NON MERITO UN ATTIMO DI FELICITÀ, UNA BRICIOLA DI UMANITÀ E RISPETTO ANCHE IO? NON VI BASTA AVERMI ROVINATO LA VITA RINCHIUDENDOMI QUI DENTRO? »

prese l'infermiera per le spalle premendola contro il muro « io sono una persona.. »
sussurrò con la voce spezzata dal pianto isterico che gli si era scatenato dentro guardandola negli occhi per cercare anche un solo barlume di pietà prima di essere portato via di forza.

« aspettate.. le mie margherite sono rimaste lì.. vi supplico aspettate.. »

si agitava per tornare a prenderle ma era bloccato, l'unica cosa che gli era possibile era guardare i suoi fiori venire calpestati ancora e ancora su quel maledetto pavimento.

« me li aveva regalati lui.. »

𝗐𝗁𝗒 𝖼𝖺𝗇'𝗍 𝗒𝗈𝗎 𝗅𝗈𝗏𝖾 𝗆𝖾? [𝗆𝗂𝗇𝗌𝗎𝗇𝗀]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora