« ciao »
la voce gentile di Minho risuonò per il corridoio nel quale non si udiva altro che i passi dei medici o il cigolio dei carrelli.
tutta la sua attenzione posta sul ragazzo seduto di fianco a lui, entrambi in attesa di venir chiamati per degli esami di routine.« come ti chiami? »
domandò senza aver ricevuto alcuna risposta in precedenza, rassegnatosi a non riceverne neanche una seconda avvicinò la mano al suo esile polso su cui vi era un braccialetto con su scritto il suo nome e non molte altre informazioni.« ma che cazzo fai?! » chiese bruscamente colpendo la mano dell'altro spostando finalmente lo sguardo nel suo per non più di un paio di secondi.
rimase immobile ritraendo lentamente la mano senza battere ciglio, preso dagli occhi dell'altro e dal suo volto dai lineamenti morbidi e delicati quanto attraenti che finalmente aveva la fortuna di vedere da così vicino.
« cercavo di capire quale fosse il tuo nome, Jisung »si alzò borbottando sotto voce e si diresse nella propria stanza evidentemente irritato seguito dallo sguardo di Minho.
« Lee, tocca a te »
annuì e si alzò seguendo l'infermiera nella stanza rimanendo con l'immagine di quegli occhi nella mente per tutto il resto della giornata.
voleva sapere chi era, sì certo, il suo nome intero, la sua età, e così via, ma non gli sarebbe mai bastato perché aveva bisogno di sapere cosa lo aveva portato in quel posto orribile, cosa gli passava per la testa, voleva capirlo e farlo sentire capito, aiutarlo, e dopo questo voleva sapere il suo colore preferito, la sua canzone preferita, cosa amava fare e cosa detestava, se preferiva il dolce al salato, l'estate all'inverno, Minho voleva conoscere qualsiasi cosa su quel Jisung, dalle cose più ridicole a quelle più profonde; Minho per la prima volta in due anni provava di nuovo interesse ma non se ne rendeva nemmeno conto.
