Prologo

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Fin da piccola ho sempre avuto una strana passione per le cose misteriose, delle quali non conoscevo l'identità, l'origine, la forma, lo scopo... E mi piaceva pensare a quanto ogni cosa potesse nascondere in sé segreti e misteri. Mi perdevo spesso in mondi che molti definirebbero immaginari, ma che io considero solo nascosti: celati alla vista umana, o forse solo a coloro che non riescono e non vogliono vedere. Non di rado mi capitava di imbattermi in qualcosa che volevo conoscere, qualcosa di cui volevo sapere di più. E fu anche per questo che un giorno la mia vita cambiò.

Avevo quattordici anni ed era il crepuscolo di una limpida e insolitamente calda giornata di inizio novembre, mi trovavo sul mio balcone e osservavo la luce del sole che andava sparendo, lasciando il posto al blu intenso e impenetrabile della notte. C'era ancora qualche spiraglio di luce che si levava dall'orizzonte, colorando alcune parti di cielo di rosa, giallo, arancione, dipingendo le nuvole d'oro e permettendomi di ammirare quel meraviglioso dipinto ancora per qualche minuto, prima che quella sorta di incantesimo svanisse, prima che il tempo ricominciasse a scorrere: perché era questa la sensazione che mi dava quel paesaggio, cioè che il tempo si fosse fermato per un attimo; quella strana luce dorata e quel meraviglioso cielo sprizzato di vari colori che si fondevano l'uno con l'altro mi dava un senso di pace, era qualcosa di straordinario e semplice allo stesso tempo. Anche se, a pensarci bene, sembrava quasi che fosse in corso una battaglia, in cui il buio della notte cercava di spegnere il sole, ma quest'ultimo voleva illuminare la volta celeste ancora per un po'. Quando però soccombeva, la notte si impadroniva di lui, lo inghiottiva, e regnavano silenziose e misteriose le tenebre.

Tutto ciò accadde in circa cinque minuti, e io ero rimasta lì, immobile, continuando a osservare l'orizzonte; ad un certo punto sentii un rumore curioso, strano, mai sentito prima: sembrava il gracchiare di un corvo, mischiato ad un altro suono, più lugubre e inquietante; era una strana musica, un canto aspro e spaventoso. Così, allarmata da quel suono, mi alzai quasi contro la mia volontà dalla sedia di legno di ciliegio su cui ero seduta e mi sporsi dal balcone, percorrendo con lo sguardo tutto ciò che mi circondava: i verdi alberi che parlavano con la lieve brezza notturna, ondeggiando e sussurrando antichi segreti, la città che si estendeva sotto i miei occhi, con le sue mille luci variopinte e allegre, anche se mi trasmettevano un po' di nostalgia, e il cielo buio, che cercavo invano di penetrare con gli occhi.

Mentre mi guardavo intorno il suono si faceva più intenso, ma non ne capivo la fonte: era qualcosa di strano e misterioso, che, per quanto potesse farmi paura, mi attraeva inspiegabilmente: volevo sapere cosa fosse. Dopo alcuni minuti di ricerca e riflessione, mi accorsi che lo strano rumore si era interrotto, e mi allarmai subito. Improvvisamente sentii un fruscio sopra di me, uno spostamento d'aria, e alzai gli occhi.

La Speranza è un Sogno ad Occhi ApertiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora