Capitolo 4

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Lui me li ha portati via. Mi ha tolto l'unica cosa che contava davvero per me, ciò per cui sarei anche morta."

A questo punto, il lungo racconto di Maiko si interruppe, e la sentii singhiozzare lievemente. Una lacrima percorse silenziosa la sua guancia, ma non riuscì a cadere, perché venne rimossa da due dita affusolate. Eravamo finalmente giunte al fiume Shin, così scendemmo dalle tigri e ci sedemmo sulla riva; io posai le mani nell'erba, la sensazione fresca e morbida che ne derivò mi permise di rilassarmi un po'. Maiko mi guardò, regalandomi un altro sorriso malinconico.

"Scusa se mi sono interrotta così bruscamente poco fa. A volte mi succede. Ritornando alla mia storia, beh... Dopo quel tragico avvenimento, io crollai: mi chiusi nella reggia, non volli più mangiare, mi limitavo a bere e respirare; non dormivo e trattavo tutti con freddezza e distacco, quasi non aprivo bocca. Stavo male e mi sentivo morire dentro, giorno dopo giorno: a cosa mi serviva continuare a vivere, se avevo perso le uniche persone per cui mangiavo, bevevo, dormivo e sorridevo, le mie uniche ragioni di vita.

Ma dopo un paio di mesi mi resi conto che proprio quando la mia gente aveva più bisogno di me, io mi ero egoisticamente chiusa nel mio dolore: così mi rialzai e mi ripresi il ruolo di sovrana; unimmo tutte le nostre forze e ricostruimmo l'isola, più forte e bella di prima.

Rinforzammo la sfera magica e creammo diverse barriere protettive. Formammo un esercito, rintracciammo Shoken e ci dirigemmo nel suo regno, per ripagarlo con la stessa moneta e per riprenderci il re con suo figlio: avrei finalmente riavuto la mia famiglia. Una volta giunti in quella terra deserta e orribile, ci trovammo faccia a faccia con il nostro nemico, fisicamente cambiato a causa delle tante e tremende creature a cui aveva dato vita.

Io non resistetti, gli chiesi subito di mio marito e mio figlio, ma lui mi rispose che erano morti. Morti. Non fui in gradi di trattenermi, gli saltai addosso, ero a tanto così dall'ucciderlo quando mi disse di essere legato alla mia isola. Io non capii, così mi spiegò che, quando l'aveva praticamente rasa al suolo, era stato capace di fare un incantesimo per il quale essa fosse legata a lui: se l'avessi ucciso, sarebbe esplosa. Tutto ciò che potemmo fare fu tornare qui.

Da allora seguiamo i suoi movimenti, e recentemente ci eravamo accorti che stava tentando di riappropriarsi di sua figlia: glielo abbiamo impedito fino ad ora, ma ieri notte ha oltrepassato il limite, facendosi addirittura vedere da lei e rischiando di farla morire di paura.

Sono stata costretta a portarla qui con me, al sicuro, e a rivelarle tutta la verità, per quanto scioccante possa essere. In fondo sono la zia, è una delle poche persone care che mi rimangono, insieme a mia sorella e all'altra mia nipote, e mi sento in dovere di proteggerla". Io la guardai incredula. Non poteva averlo detto sul serio.

"Maiko, cosa vuoi dire?"

"Esattamente quello che hai capito: Altea, tu sei Kaida, figlia di Shoken e Amaya, e sorella gemella di Rinim. Sei mia nipote, la bambina che Shoken ha rapito e abbandonato, e che ora tenterà di riprendersi. Sei una Ioseiren!"

"C-che?! No, no, no... Dev'esserci una spiegazione, io..." Non feci in tempo a terminare la frase che un'ombra apparve dietro di me e due mani ruvide mi artigliarono le spalle.


La Speranza è un Sogno ad Occhi ApertiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora