Capitolo 2

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Buio. Non sentii e non vidi più niente, se non una leggera pioggia di scintille viola prima di cadere in un sonno profondo; riuscii a percepire una piacevole brezza sul viso, accompagnata da un lieve profumo di fiori di loto e da una dolce sensazione di serenità.

Al mio risveglio non seppi dire quanto tempo avessi dormito, ma in ogni caso quel sonno ristoratore mi aveva fatto piuttosto bene. La prima cosa che notai appena aprii gli occhi fu che mi trovavo all'aperto sotto un cielo azzurrissimo, distesa su qualcosa di estremamente soffice e profumato; mi mossi un poco, giusto per riprendere contatto con la realtà, dal momento che mi sembrava di sognare e non mi sentivo le gambe né le braccia. In questo modo mi accorsi che quel gradevolissimo profumo era emanato da dei petali e, quando ne presi alcuni in mano, i miei sospetti furono confermati: fiori di loto.

Mi sono sempre piaciuti molto, mi trasmettevano tranquillità e armonia, nonché una certa familiarità. Parlando di cose familiari, una voce abbastanza vicina mi chiese: «Ben svegliata! Come ti senti?»

«S-sto bene, grazie...» Risposi intimidita dopo essermi messa a sedere, senza riuscire a mettere a fuoco l'immagine della persona di fronte a me; dedussi però che fosse la stessa che mi aveva addormentata e portata via da casa mia non so quanto tempo prima. Quando riuscii a distinguere tale figura, quella si avvicinò a me e, vedendo che stavo indietreggiando, mi disse con fare cortese di non avere paura, che lei non mi avrebbe mai fatto del male.

«Kaida... Scusa, Altea, perdonami per averti addormentata ieri notte, ma eri in uno stato di totale terrore e confusione, e io dovevo portarti qui, perciò ho pensato fosse la cosa migliore da fare. Comunque non preoccuparti, ti spiegherò tutto ciò che desideri sapere, dimmi solo quando sei pronta, e andremo a fare una passeggiata, così ti sgranchirai un po' le gambe.»

Avevo così tante domande da porre, così tanti punti interrogativi da sciogliere, eppure in quel momento l'unica cosa che riuscii a dire fu: «Va bene, io sono pronta

La donna, dotata di un meraviglioso vestito viola ricco di veli, mi tese la mano e mi aiutò ad alzarmi; dopo essermi sistemata la mia maglietta verde e i miei pantaloni da tuta grigi tutti stropicciati, mi guardai intorno: quello in cui ero finita appariva come un luogo quasi paradisiaco, pieno di alberi e piante ma soprattutto di fiori di loto, i miei fiori preferiti. Alle mie spalle vi era uno splendido castello composto da una struttura a più piani, ornato da mille decorazioni e illuminato dalla calda luce del sole. Erano presenti tantissimi animali, in particolare notai delle variopinte farfalle, degli uccelli dai mille colori, alcuni scoiattoli e, con mia enorme sorpresa, delle meravigliose tigri bianche; due di queste si avvicinarono a noi non appena la sconosciuta le chiamò per nome: Edith e Kaliyah.

Quando ci furono accanto, colei che le aveva chiamate salì sulla schiena della tigre chiamata Edith, mentre Kaliyah mi veniva incontro con fare amichevole; forse mi sarei dovuta sentire spaventata, era pur sempre una tigre di dimensioni alquanto notevoli che mi si avvicinava pericolosamente, invece percepii quell'incantevole animale come un'amica d'infanzia che non vedevo da tempo, così le andai incontro e l'abbracciai, e lei per tutta risposta mi leccò la faccia e mi poggiò la zampa sulla spalla.

Questo mi diede la conferma che potevo fidarmi di lei, così le salii sopra, mentre quella donna misteriosa, dai capelli scuri con dei riflessi rossi e gli occhi di uno stupendo azzurro tendente al blu, ci guardava con un sorriso malinconico dipinto sul viso; ma quell'espressione vi aleggiò per poco e, dopo alcuni secondi, scomparve lasciando il posto ad un'altra più tranquilla e spensierata, con la quale gridò: «Forza, Edith, Kaliyah, andiamo al fiume Shin. Vieni Altea, durante il viaggio ti racconterò ciò che devi sapere. Beh, allora ti senti davvero pronta? Insomma non vorrei sembrarti scortese, ma sono tante cose, magari difficili da assorbire tutte insieme...»

«Senti, sono stata aggredita da due sottospecie di draghi e da un mezzo uomo mezzo pipistrello a dir poco inguardabile, direi che peggio di questo non può essere. E poi, ehm... Scusa ma tu come ti chiami?»

«Oh, sì hai ragione, perdonami ma in tutto questo caos mi sono addirittura scordata di presentarmi. Piacere, io sono Maiko, una Ioseiren: controllo i fenomeni naturali, per quanto mi è possibile, ma posso anche comunicare con piante ed animali, come tutti i membri del mio popolo; l'unica cosa che, diciamo, ho in più è il fatto che io sia la sovrana, e quindi ho il dovere di proteggere tutte le Ioseiren, le donne come me, e i Toraiken, gli uomini capaci di stabilire un forte legame con gli animali e talvolta controllarli, sia le specie comuni sia le soprannaturali, fino a generarne delle altre.

Devi sapere che tempo fa io avevo una persona accanto a me, con la quale vivevo e governavo, e la amavo più di chiunque altro: era mio marito, l'uomo con cui avrei dovuto passare tutta la mia vita, un Toraiken chiamato Alain, dotato di un cuore grande ma fragile; a differenza mia, lui non era uno dei più potenti, e questo lo ha sempre fatto vergognare, ma compensava questa sua mancanza con la sua grande generosità, la sua gentilezza, la notevole forza fisica e i suoi vari talenti.

Quando gli dissi che avrebbe avuto un bambino, non sono davvero in grado di descrivere la sua reazione, sembrava rinato, era tutta un'altra persona, e anche io mi sentivo più contenta; la nostra vita e quella del regno era a dir poco perfetta, ma tutto ciò che è felice e bello non può durare all'infinito: tre anni dopo la nascita di Tian, tutto il mio mondo crollò

La Speranza è un Sogno ad Occhi ApertiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora