12. La speranza è l'ultima a morire

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Mason è uscito dall'ospedale da circa una settimana e ha seguito le lezioni online perché doveva andare in ospedale per fare le medicazioni alla ferita. Ho chiesto se gentilmente Oliver o Noah potevano accompagnarlo visto che la sua famiglia non si è interessata minimamente di lui. Ora sto andando in camera sua per consegnargli gli appunti di letteratura inglese visto che in quelle ore era in ospedale per cambiare la medicazione. Appena metto piede nel dormitorio maschile tutti i ragazzi presenti mi guardano, fischiano e commentano. Io li ignoro e arrivo alla porta della stanza di Mason e busso: <Avanti!> apro e lo vedo steso nel letto dolorante <Ehi... ti ho portato gli appunti di oggi... sono passata in biblioteca a stamparli visto che io li ho presi dal pc> glieli consegno e poi lui tenta di alzarsi in piedi <Grazie... potevi mandarli per mail, non c'era bisogno di così tanto disturbo>
<Figurati, tanto dovevo fare altre fotocopie. Comunque sono qui per chiederti una cosa> nel frangente apre una lattina di Coca Cola, mi fa cenno per chiedermi se la voglio ma rifiuto. <Spara> risponde continuando a sorseggiare la coca <Lo so che è da poco che io e te andiamo d'accordo ma io per fidarmi di te, vorrei conoscerti meglio... mi racconti di te? Della tua vita, del tuo passato... non voglio essere ficcanaso ma voglio capire chi sei> cerco di dire tutto ciò con molta calma e un tantino imbarazzata <Ehm... magari un'altra volta. Sai, io non ho una vita facile e così anche il mio passato... te lo racconterò quando starò meglio> annuisco un po' provata ma io decido di dirgli chi sono: lo deve sapere, se lui mi ascolta e interviene, io posso approfittarne per fare qualche domanda.
<Io invece voglio raccontarti la mia di vita> lo dico con tanta sicurezza che lui strabuzza gli occhi <ok... dimmi> si mette comodo sul letto e io mi siedo sulla sedia della scrivania <Però giura di non raccontarlo a nessuno... mignolino> lui mi guarda per dire:ma fai sul serio? Si, faccio sul serio. Lui afferra il mio mignolino e giura.
<La mia vita è sempre stata complicata: mio padre non è in un bel giro, mia madre è un'alcolizzata. Ho passato la mia vita ad essere esclusa, non venivo invitata ai compleanni dai compagni di scuola, venivo etichettata come "la figlia dell' alcolizzata" o peggio, alle superiori come poco di buono... alle scuole medie ho sofferto di anoressia, i miei compagni mi bullizzavano e io ero molto fragile e tuttora lo sono... sono una persona fragile peró sai, adesso sto imparando che non devo essere così perché è quello che vogliono le persone: vedermi soffrire e io non voglio provare tutto questo dolore...> prendo un grande respiro e poi riprendo <Poi ho incontrato Cassandra e la sua famiglia... mi hanno trattata come una figlia, Cass e Nathan sono i fratelli che non ho mai avuto. Sono scappata da Jacksonville, non volevo continuare li anche il college e allora sono volata nello stato di Washington... ovviamente non ti ho raccontato tutto ma una buona parte> abbasso la testa, rifletto sui miei pensieri e mi alzo per andare via ma poi Mason mi ferma. <Visto che tu sei stata così sincera, voglio raccontarti tutto pure io o meglio, buona parte> mi risiedo per ascoltarlo e lui dopo aver preso un bel respiro, inizia a raccontarmi della sua vita. <Anche io purtroppo ho vissuto una vita come la tua... molto simile. Mio padre non è ciò che sembra, con lui non ho un buon rapporto. È un uomo pericoloso... pensa che mio fratello per non vederlo più, è andato a lavorare in Nuova Zelanda dopo la laurea. Mia madre invece era una donna dal cuore immenso... ma lei non c'è più ora> i suoi occhi diventano lucidi, cerca di trattenere le lacrime anche se capisco che è molto difficile <Quando i miei avevano divorziato, io sono venuto a Seattle con lei e mio fratello. Poi però ci ha lasciati tre anni fa perché è stata coinvolta di una sparatoria ed è morta... non sai quanto dolore ho provato> prende un altro grosso respiro <Ma sembra che la storia si stia ripetendo...> io lo guardo con sguardo interrogativo <In che senso?> chiedo <Ehmm no nulla...> scuote la testa ma so che c'è qualcosa sotto ma io non voglio costringerlo... ha già detto abbastanza. Io lo abbraccio, cavolo che storia. È incredibile quando siamo simili ma diversi.
<Chi l'avrebbe mai detto che Mason Allen mi raccontasse buona parte della sua vita?> ironizzo <la speranza è l'ultima a morire> e conclude così la nostra conversazione. In quel momento ci abbracciamo, entrambi stiamo assorbendo il dolore dell'altro; abbiamo passato entrambi una vita molto complicata per l'età che abbiamo.
<Bene, allora ci vediamo prossimamente...> dico alzandomi dal letto <Si. Quando mi rimetterò passa al campo di football, io gioco nella squadra> annuisco e poi esco dalla sua stanza. In quel frangente mi scontro con un ragazzo dai capelli castani e gli occhi caramello. 
<Scusami> dico al ragazzo che ho di fronte; faccio per andarmene ma lui mi blocca <Ehi, non pensavo ci fossero ragazze così carine. Che ci fai qui?> chiede sorridendomi <Sono passata a dare degli appunti ad un amico. Tu sei nuovo qui? Non ti ho mai visto> chiedo curiosa <No, mi hanno solo trasferito di stanza> risponde <Bene. Allora ciao> lo saluto ma lui di nuovo mi blocca <Come sei fuggitiva... come ti chiami?> chiede osservandomi <Allison>
<Piacere Allison, io sono James> gli stringo la mano <Una volta potremmo prenderci un caffè> insiste <Ehmm si magari. Ora devo andare, ci vediamo in giro> lo liquido così.
Il resto della giornata lo passo a studiare, io e Cass decidiamo di andare a mangiare sushi stasera e ci accompagnano anche Oliver e Noah.
<Sei pronta?> mi chiede Cass passandosi la schiuma nei suoi capelli ricci <Si, due secondi e arrivo> finisco di passarmi il lucida labbra e poi usciamo accompagnate da Oliver e Noah. Ultimamente Cass sta troppo fantasticando sui miei due bodyguards dicendo cose stupide. <Prima o poi conquisterò quei due bocconcini> mi sussurra all'orecchio mentre siamo in macchina con i ragazzi <Hanno trent'anni cavolo, 10 anni in più di noi!> rispondo esasperata e mettendomi le mani nei capelli. Una volta arrivati al ristorante giapponese, il cameriere ci accompagna al tavolo; è un bel locale e ci fa accomodare in un tavolo vicino al grande finestrone addobbato di luci gialle e verdi ma nel mentre che chiacchiero con i miei amici, noto di nuovo quella berlina dietro. Dato che vicino a me c'è Noah, decido di sussurrargli all'orecchio: <C'è di nuovo quella macchina di cui vi ho parlato...> lui guarda, lancia un'occhiata ad Oliver e poi esce liquidandoci con una scusa. Vorrei raccontare tutto a Cass però da una parte non voglio spaventarla e poi non voglio coinvolgerla in questo casino. Passiamo la serata a mangiare tantissimo, in questo locale ordiniamo con il tablet e Cass mi sa che ha schiacciato qualche tasto di troppo perché poi i camerieri ci hanno portato sushi a gogò e non so più dove mettermelo. Mentre chiacchieriamo, noto quel ragazzo che ho visto al dormitorio maschile, James. Mi saluta con un cenno della mano e chiede se posso uscire fuori. Non voglio far preoccupare Noah e Oliver, tra l'altro James è vicino al nostro tavolo quindi in caso, se i miei bodyguards notano qualcosa di strano, escono subito fuori per mettermi in salvo.
<Vado a salutare un amico, arrivo subito> Noah si alza subito di scatto ma io lo fermo <Sono qui, non preoccuparti> si scambia un'occhiata con Oliver e poi si risiede. Io esco fuori a salutare James con gli occhi di Noah puntati sul mio nuovo "amico".
<Ehi, non pensavo ti piacesse la cucina giapponese> dice dandomi un bacio sulla guancia <Ehm si, amo il sushi. Tu che ci fai da queste parti?> rimane un po' di sasso quando gli faccio questa domanda e quando risponde percepisco la sua difficoltà nel parlare <Oh ehm, i-io sono qui perché ci lavora mio cugino in questo ristorante... è aiuto cuoco> annuisco poco convinta, lui si gratta la nuca nervoso <Beh allora dopo andrò a fargli i complimenti a tuo cugino perché è tutto ottimo. Dai entra, andiamo a salutarlo> cerco di provocarlo e di leggere il suo linguaggio del corpo e noto il suo imbarazzo <Ma n-no... lui ora è impegnato. Aspetterò qui e lo saluterò quando finirà il turno> continuo a non essere convinta di ciò che dice, lui stesso in prima persona non sa che diavolo inventare. Decido di rientrare dentro ma lui mi blocca <non mi hai ancora detto quando potremmo berci un caffè insieme> io scuoto la testa poco convinta <Forse un giorno, quando mi farai conoscere tuo cugino aiuto cuoco, vorrei complimentarmi con lui> lo liquido così; il suo volto è paonazzo e io rido sotto i baffi.

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