Screaming, who could ever leave me, Darling?

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𝐋𝐨𝐮𝐢𝐬

Con lo sguardo fisso davanti a sé e la sigaretta che bruciava lentamente tra le dita, Louis sentiva la testa leggera e il peso sul cuore meno acuto di quanto volesse ammettere a sé stesso.

Avevano arrestato Camille, come Louis aveva suggerito di fare a Liam, ad Harry.

Questo voleva dire che l'università era al sicuro, che Harry aveva fatto il suo lavoro in modo egregio, così come Philip gli aveva gentilmente ricordato. D'altronde, in guerra e in amore tutto era concesso, Louis lo sapeva bene. Quando Zayn gli aveva telefonato, per convincerlo a tornare per chiarire con Philip, quando il suo migliore amico gli aveva raccontato di quanto il suo professore si sentisse mortificato dalla piega che la loro conversazione aveva preso, Louis non era riuscito a non pensare a quanto quella stessa confessione, fatta soltanto qualche tempo prima, avrebbe influenzato il suo atteggiamento e le sue scelte. Era sorpreso nel constatare che adesso non gli sarebbe potuto importare di meno.

Louis non era mai stata una persona immatura, e non voleva coltivare una mentalità vittimistica. Ma la realtà dei fatti era che per tutta la sua vita si era sentito la seconda scelta, e anche se nonera del tutto certo che i suoi pensieri fossero razionali, aveva bisogno di tempo. Louis sapeva di non esser stato sempre corretto, sapeva di aver preso delle strade che avevano tagliato i ponti con quelle persone che davvero si sarebbero prese una pallottola per lui.

Ma allora perché, perché continuare a sbagliare, continuare a cadere per chi invece non faceva altro che deluderlo?

Ma era, di nuovo, quello un pensiero oggettivo? O forse aveva ragione Philip, quando gli aveva gridato contro che si stava comportando, detto tra le righe, come un bambino viziato e immaturo?

Louis non riusciva a togliersi dalla mente il volto di Harry quando gli aveva detto di non amarlo. L'uomo non gli aveva creduto, doveva essere sembrato assurdo persino ai suoi occhi che Louis potesse davvero non ricambiare I suoi sentimenti.

Era letteralmente l'unica cosa che lo stava tenendo in vita. L'idea di perdere Harry, di non vedere più il suo volto, di non sentire più la sua voce, lo stava consumando.

I giorni trascorsi lontani non avevano fatto altro che accentuare la voglia di vederlo, la passione, l'amore che nutriva nei suoi confronti. L'idea che non avrebbe più potuto neanche chiamarlo, per chissà quanto tempo gli toglieva il respiro. Quante cose sarebbero cambiate?

Come sarebbe andata avanti la sua vita senza di lui? Louis non riusciva neanche ad immaginarlo. Ma allo stesso tempo, non poteva... non poteva far altro che iniziare a rassegnarsi all'idea. Aveva perso Harry, non sarebbe tornato sui suoi passi.

Louis tirò dalla sigaretta e trattenne il fumo, gonfiando pensosamente le guance sotto la sua spinta, prima di sputarlo fuori con più forza del dovuto. Dorothea miagolò attirando la sua attenzione, ma quando Louis alzò lo sguardo per poco non cadde dalla sedia per lo spavento.

"Louis, hai paura di noi?"

La voce di Inez era sbiadita, molto diversa dal tono gioviale con cui aveva parlato la prima volta che era apparsa a Louis. E, a dispetto del suo plurale, questa volta era sola. La bambina aveva un profondo buco nel petto, nero e vuoto, Louis non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. Ma sapeva di essere sveglio.

Inez era nel suo soggiorno, in carne ossa. Più o meno.

"Inez..."

La bambina si lasciò sfuggire un rantolo. "Non ci hai ascoltato Louis, non vedi che niente è in ordine? Non hai ascoltato la nostra voce?"

"Ci ho provato." Mormorò Louis, guardandosi attorno. Il suo soggiorno era piombato nel buio ma riusciva a vedere la bambina in modo nitido, come se fosse illuminata da una lampada bianca appesa al soffitto.

All of my enemies started out friends (Help me hold on to you)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora