You could stay (Part: 1)

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𝐋𝐨𝐮𝐢𝐬

Louis era rimasto ricurvo sull'asfalto per quelle che ormai sembravano essere ore e non aveva la più pallida idea di quanto tempo fosse passato, né di che ora della notte fosse. Ma se il rumore delle macchine e il traffico della città avessero dovuto essere di qualche indicazione, probabilmente era molto più tardi di quanto credesse.

Non che gli importasse. Non davvero.

Le sue lacrime si erano mischiate con la pioggia e il sapore salato era stato spazzato via mentre i suoi vestiti e i suoi capelli grondavano acqua. Brividi di freddo gli ricoprivano la pelle e le gambe iniziavano a fargli male per lo sforzo di aver dovuto mantenere la stessa posizione per tutto quel tempo.

Louis doveva tornare a casa, lo sapeva, ma era terrorizzato all'idea di dover affrontare le conseguenze delle proprie scelte. Sapeva anche che non avrebbe potuto rimandare ancora a lungo. Il dado era tratto.

Edimburgo era stato il suo porto sicuro per tanto tempo ma adesso i ricordi e i legami che aveva costruito in quel posto erano destinati ad essere eclissati dal dolore lacerante che la partenza di Harry aveva provocato.

Forse, prima o poi, avrebbe dimenticato Harry. Ci sarebbero voluti anni, certo, ma gli sarebbe passata. Ciò che era destinato a rimanere con lui per il resto della sua vita era invece il modo in cui Harry lo aveva fatto sentire, per la prima volta, in tutta la sua vita. Amato, protetto, scelto.

Louis tirò su con il naso e quando un altro brivido lo colse d'improvviso, investendo il suo corpo, capì che era arrivato il momento di andare via. La strada deserta era illuminata soltanto da pochi lampioni la cui fioca luce non riusciva a tagliare di netto la foschia provocata dal temporale. Con le braccia strette al petto e gli occhi fissi sulla strada davanti a sé, Louis tentava di tenere insieme i pezzi del proprio cuore con scarsissimo risultato.

I suoi sentimenti sembravano gridargli strade differenti che non volevano incontrarsi, un miscuglio tra la disperazione più acuta e l'indifferenza totale. Niente sarebbe mai stato più come prima.

Non poteva fare assolutamente niente per cambiare le cose, Harry era andato via, e lui aveva trascorso i tre giorni precedenti alla sua partenza in un totale smarrimento cognitivo, dissociandosi di continuo dalla realtà, con incubi e sogni, apparizioni e paralisi notturne.

L'unica cosa a cui puntava adesso, l'unica cosa che gli avrebbe concesso di rimanere in piedi, motivarlo ad andare avanti, era scoprire il colpevole. Doveva trovare un modo per aiutare Inez e James a tutti i costi. Per vendicare Jessica Molden e Terrence Scott. Troppi erano i passaggi che non quadravano in quella storia e, nel delirio più totale provocato dalla sofferenza di quel momento, Louis riuscì per la prima volta ad osservare il quadro per intero.

Perché Inez gli aveva parlato di un uomo cattivo che non le lasciava tregua, che continuava a tormentarla anche da morta. Ma chi poteva fare una cosa del genere? E, soprattutto, quanto potere doveva avere una persona per riuscire ad assottigliare la dimensione tra i morti e i vivi, al punto da piegare alla sua volontà una bambina già martoriata e condannarla alla dannazione eterna?

Perso tra i suoi pensieri, Louis si trovò fuori da casa sua senza rendersi conto, anche se diversi passi lo separavano dall'ingresso. Osservando la proprietà e il modo in cui si ergeva seduta su un grande prato ai piedi di un fitto bosco, qualcosa in quell'immagine suonò incredibilmente sbagliata.

Le finestre erano chiuse, la luce spenta. Ma Louis percepiva una vibrazione sbagliata provenire da quel luogo, come se improvvisamente non fosse più in grado di riconoscere casa sua come un posto protetto, sicuro.

Tutti i suoi sensi sembravano gridargli di andar via, di girare i tacchi e dirigersi verso il primo appartamento sicuro, magari chiamare Zayn o Philip. Soltanto in quel momento, Louis si ricordò di non avere il cellulare con sé.

All of my enemies started out friends (Help me hold on to you)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora