(CREDITI A @hugmejameshoran)
"Chi è Harry?"
James non si girò, continuò soltanto ad armeggiare sul piano di cottura. La mia mente stava scavando, spulciando termini e frasi da utilizzare in un saggio noioso. Con i miei piedi appoggiati sulla sedia e il pc portatile di fronte a me, a scaldarmi le cosce, mi sentivo a mio agio immergendomi nello studio. Sentii chiamare il mio nome due volte prima di alzare lo sguardo dalle pagine sottolineate.
"Huh?"
Il portatile emise il segnale acustico della batteria per la terza volta. James parlò di nuovo mentre cercavo il cavo della ricarica.
"Harry. Hai ricevuto un suo messaggio."
Non c'era nulla di aggraziato nel modo in cui presi il mio saggio dall'angolo. Distrattamente mi caddero i libri sul pavimento, aprendosi. Maldestramente mi spostai tra i mobili per prendere il telefonino. Mentre aprivo il messaggio, James aggiungeva altri ingredienti per la cena. Era semplice, ma il suo fascino non passava inosservato.
Da Harry:
Ho un altro incontro sabato. Ci sarai?
I miei pollici sfiorarono lo schermo per una risposta veloce, assicurandogli la mia presenza. Feci trascorrere abbastanza tempo per decidere se finire o meno il messaggio con una 'x'. Lo misi. Aspettai che la barra di invio si completasse per inviare il messaggio, poi misi il telefono in tasca.
"Tutto ok?" domandò James.
C'era preoccupazione nei suoi occhi, accompagnata dalle labbra serrate.
"Sì, tutto ok"
"A me non rispondi così veloce" scherzò senza la sua solita risata.
Il mio stomaco sobbalzò.
Non sapevo mentire.
***
Ero fuori al locale, in mezzo al trambusto, esausta. C'era stato un incidente poco prima, una moto era scivolata e caduta di lato. La polizia aveva rallentato il traffico oltre la collisione, c'era voluto più del dovuto arrivare qui. Con tutta quella coda avrei rinunciato, soprattutto per le lamentele della gente in attesa fuori al locale. Passai il buttafuori ed entrai nel locale soffocante.
Mack mi stava aspettando con ansia, le unghie in bocca. La sua testa sobbalzò quando afferrai il suo braccio, aveva i nervi a palla.
"Sono in ritardo. Scus-"
"E' già cominciato" mi interruppe.
"Cosa sta andando?" quasi urlai, mentre mi aiutava ad uscire dal cappotto.
"E' alle corde. Devi andare là, Bo."
Mack prese le mie cose per metterle nel suo ufficio. L'aria era inquinata da alcool e respiri di gente che si opponeva alle mie spinte tentando di passare. Avevo la camicia umida con gli occhiali appesi, mi ratristii per quello che vidi.