Capitolo 6 (prima parte)

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(CREDITI A @hugmejameshoran)

Il mio stomaco si strinse, non riuscii a fermare quell'orribile sensazione di scossa. Stava suscitando in me una sorta di reazione da coniglio in trappola. Di tutte le cose che potevo pensare, mi chiesi se fosse scortese guardare. Non era un’imperfezione o uno stupido tatuaggio che si poteva nascondere sotto i vestiti o dietro qualche aneddoto. Era uno dei sensi più importanti, aiuta a vedere la situazione intorno ed a terra. Non potevo immaginare cosa si provasse a perderlo.

“Sei…” iniziai, prima di rivalutare la frase. “Hai qualcosa per asciugare l’acqua?”

Mossi leggermente le mani dietro la schiena, per nascondere il tremolio. Non ero sicura se fosse deluso dalla mia reazione, ma la sua fronte si increspò prima che si avviasse in cucina. Lo seguii, osservando attentamente i suoi movimenti per cercare di capire quanto grave fosse la sua cecità. Il breve percorso non mi aiutò, dato che quella era casa sua, e probabilmente conosceva benissimo il suo interno, poteva camminare ad occhi chiusi.

Era normale vederlo camminare in mezzo a mobili vuoti, tranne per il fatto che fosse cieco. Cazzo. Mi schiarii la gola per i nervi e di colpo Harry si girò come se lo stessi chiamando. Forse era come guardare attraverso un vetro scheggiato, o forse vedeva semplicemente delle sagome scure. Se chiudesse l’occhio buono, cosa vedrebbe? Non lo capii, lui torno alla sua ricerca della carta. In qualsiasi altro momento mi sarei lamentata per le tazze sporche dentro il suo lavandino. Ora era un santuario caotico di tazze dei cereali sporche, pentole col cibo incrostato e troppe posate.

“Come?” 

Con un rotolo di carta in mano, Harry si voltò come un bambino a cui si chiede chi fosse stato ad attaccare la plastilina sulla mensola del camino. Non era l’approccio migliore probabilmente, ma non c’era motivo di girarci intorno. Mi conosceva, sapeva avrei chiesto.

“Cosa?” Rispose.

C’era un qualcosa di ombroso nel suo carattere, quasi come non fosse abituato ad avere persone così dirette intorno. O forse lo faceva per non mantenere il contatto visivo. Era ancora lui, nonostante fosse diventato freddo e spento.

“Com'è successo?”

Con un volto senza emozioni rispose, “con un coltello.”

La sua risposta mi fece soffocare una risata. Era senza senso dell’umorismo, come se io parlassi in modo colloquiale. Aveva l’abitudine di farmi sorridere.

“Me lo immaginavo.” Il pensiero di una lama che colpiva il suo volto fece uscire la tensione dalla mia voce. “Perché allora? Che cos’è successo, Harry?”

Afferrò una busta di plastica prima di tornare in camera da letto. L’acqua si era sparsa in piccoli fiumi dal punto in cui era caduta, rendendo la macchia sul pavimento più ampia. Harry stava ancora valutando il danno a terra quando parlò.

“Ho detto cose che probabilmente non avrei dovuto.”

Feci attenzione a non mettere un piede nella pozza, mentre giravo intorno al letto e mi sedevo sulla parte disfatta. Mentre aspettavo che si assorbisse l’acqua nella carta decidevo se sapere o meno i dettagli, o se fosse meglio non scavare troppo in profondità in qualcosa che non voleva far sapere.

“A chi?” insistetti.

“Ti danno-“ Harry fece una pausa, guardandomi cautamente prima di continuare a raccogliere le schegge di vetro. “Era nuova”, disse con calma. “Era nuova”, disse con calma. “Ottieni le prime due pillole gratis in modo da andarci sotto, per assicurarsi che poi ritorni.”

Le mie mani strinsero le lenzuola mentre ascoltavo.

“Droga?”

Mi spostai a disagio sul letto, cercando di scacciare dei pensieri come “il mio Harry non sarebbe così sciocco, non è così”. Ma naturalmente non era il mio Harry, non più; ed ora quel ragazzo inginocchiato al pavimento era più che un estraneo per me.

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