2. Unavoidable Collision.

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Niente cambia se non cambi niente.
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La pazienza era ciò per cui mi sarei dovuta ammonire per non esplodere e rimanere sana di mente fino alla fine della giornata.

Ma parlare di pazienza con me, soprattutto in quel momento, faceva già abbastanza ridere così. Tuttavia, nonostante la mia impazienza naturale, cercai di mantenere la calma e di non far emergere la mia frustrazione.

Dovevo arrivare mentalmente stabile a fine giornata. O almeno ci dovevo provare.

Mancavano meno di quattro ore alla fine di quell'inferno. Sarei finalmente tornata a casa mia e, cosa ancora più importante, non avrei rivisto Acker fino al giorno dopo.

O meglio, era questo ciò che stavo cercando di farmi entrare in testa per tranquillizzarmi.

Non riuscivo a sopportare niente, nemmeno le cose più banali.

Partendo dal non sopportare le persone che mi parlavano di prima mattina e finendo con il suono della sveglia. Perciò, immaginate quanto fosse insopportabile per me dover sopportare la voce arrogante di quell'individuo, tronfio delle sue convinzioni, proprio nel primo giorno di scuola. Un giorno in cui avrei desiderato soltanto restare avvolta nel tepore del mio letto, lontana da tutto, e soprattutto lontana da lui.

Respira, Soleil, devi solo respirare.

Mi voltai per accertarmi che quel teppista non mi avesse seguita. Non vedendo traccia di lui, un leggero sollievo mi attraversò, anche se sapevo bene che era solo una tregua momentanea. La nostra litigata non lo avrebbe certo fermato.

Ryan sembrava nato con un solo scopo: rendermi la vita un tormento.

Feci per voltarmi di nuovo per la mia direzione, ma senza volerlo mi scontrai contro qualcuno. O meglio, un ragazzo.

Ottimo lavoro, Soleil, continua così.

La mia mente sembrava vagare costantemente in uno stato di perenne confusione, che mi portava a distrarmi con facilità e collezionare figure di merda ormai quotidiane.

«Oddio, scusami, ero distratta e non ti ho...» balbettai, mortificata.

«Ehi, non preoccuparti! Anzi, perdonami tu. Dovrei stare più attento» rispose lui, grattandosi la nuca con imbarazzo.

Era un ragazzo con una chioma rosa, che si ergeva appena sopra di me. Un po'... strano, a dirla tutta.

«No, davvero, scusami. Stavo solo scappando da quel tormento di Ryan e... Ah, lascia perdere. Ti ho fatto male?» iniziai a parlare a raffica, la mia frustrazione che scivolava nei miei gesti.

«Scappavi? Da chi scappavi?» chiese, aggrottando le sopracciglia folte, visibilmente confuso.

«Lascia perdere, davvero. Sei nuovo qui? Non ti ho mai visto prima» dissi, studiandolo. Ero certa di non averlo mai notato in giro.

«Bingo!» esclamò con un sorriso. «Oggi è il mio primo giorno» continuò a spiegare.

«Ah, ehm, se vuoi, posso mostrarti il liceo» mi offrii, cercando di farmi perdonare per lo scontro di prima.

«Non vorrei disturbarti o risultare invadente» rispose, sorridendo nervosamente.

«Tranquillo, non mi disturbi affatto. Non ho nulla da fare; Diva è con Palo e le lezioni riprendono tra mezz'ora.»

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