•{🌾Uᴄʀᴀɪɴᴀ🌾}•

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25 Aprile 1986.

~𝑷𝒐𝒗 𝑼𝒄𝒓𝒂𝒊𝒏𝒂~

Ero seduta nella mia stanza, guardavo i miei fratelli giocare, io ero la più grande e non passavo molto tempo a giocare con loro.
Li guardavo, erano felici, e io tutta quella felicità tanto desiderata non la trovavo.

Eppure era strano...

Mio padre, almeno quello era per me, un padre, mi trattava benissimo, meglio di chiunque altro.
Una madre non l'ho mai avuta.
I miei fratelli erano gentili, mi volevano bene, certo... con Russia litigavo sempre, ma era normale... credo.
In casa tutto andava bene, era tutto tranquillo, papà era spesso fuori, per le guerre, ma sempre presente, ci portava un sacco di regali e cose bellissime.
Eppure io quella felicità di tutti i bambini normali non la trovavo.

«Украина!» sentii una voce chiamarmi, mio padre mi invitò a scendere nel giardinetto di fronte alla baita in cui vivevamo.
Feci il più presto possibile.
«батько?»
«Perchè non giochi anche tu?»
«Sono grande, non ho l'età per giocare... per di più rovinerei il gioco..»
«E perchè lo credi?»
«niente di importante...potrei sedermi sotto quell'albero però.»
«...ti va di parlare un po' prima?»
«Va bene...»

Non ricordo bene di cosa parlammo ma so che a cena non dissi una parola, a ogni domanda, facevo un cenno con la resta o guardavo giù.
E a dire la verità, tanta fame non l'avevo arrivando ad un punto in cui mi alzai e andai in camera senza dire nulla.

26 Aprile 1986

~𝑷𝒐𝒗 𝑹𝒖𝒔𝒔𝒊𝒂~

Eravamo tutti in cucina quella mattina, anche mia sorella che di solito la colazione la faceva più tardi.
Bielorussia mi aveva fatto notare che Ucraina sembrava stare male, aveva delle occhiaie così grandi e scure che sembrava non aver dormito per settimane, Papà le aveva toccato la fronte, scottava.

Si era seduta sul divano tutta accoccolata ase stessa, lei di freddo non ne aveva mai sentito e adesso iniziavo a preoccuparmi.
Se si sentiva male, qualcosa stava accadendo e papà era sempre più preoccupato.
«Russia porta tua sorella in camera.»
«Ok» le presi la mano, era freddissima, più fredda di quanto potesse essere la neve.

Si sedette sul letto e aspettai seduto vicino a lei.
«Non devi restare se non vuoi.....» singhiozzava.
«ma io voglio rimanere.... se ti succede qualcosa?...Perchè piangi?»
«Scusami, sto diventando un peso...»
«non è vero...» la abbracciai.

~𝑷𝒐𝒗 𝑼𝒏𝒊𝒐𝒏𝒆 𝑺𝒐𝒗𝒊𝒆𝒕𝒊𝒄𝒂~

Durante il pomeriggio ero affacciato sul giardino, controllavo i bambini, non volevo si facessero male.
Russia intanto era rimasto con Ucraina, era un bambino responsabile, sapeva bene cosa fare.

Bussarono alla porta, erano due uomini, due soldati.
«Cosa vi porta qui, soldati?»
«A-abbiamo un rapporto da fare. Signore. Una tragedia è successa...»
«Di che parli?»
«Nelle vicinanze nell'oblast di Kiev, stretto Ivankiv. Una centrale nucleare è esplosa..ha rilasciato nell'aria qualcosa di tossico.»
«Ok.. grazie per l'informazione» chiusi la porta e corsi verso la camera di mia figlia.

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~𝑷𝒐𝒗 𝑻𝒆𝒓𝒛𝒂 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒂~

Nei mesi successivi la ragazzina stava sempre peggio però non sempre stava nale. Aveva tosse, dolori forti e attacchi di nervi.

Tutto culminò quando un giorno, erano tutti in salotto, chi sul balcone a giocare con la neve, chi seduto sul divano e chi in piedi, sembrava una giornata tranquilla.
Ucraina dopo due colpi di tosse iniziò a vacillare, tossiva molto più forte.
«Papà!» lo chiamò Bielorussia per aiutare la sorella maggiore.
Accorse subito.
«Ucraina?!»
«F-fa male....» tossì «Papà fa male.....»
Ussr tentò di prenderla in braccio per portarla da un medico, lei si scostò brutalmente iniziando a vomitare.

Russia accorse altrettanto, rimanendo pietrificato alla vista, non era vomito...no.
Era una sostanza strana, corrodeva la neve su cui cadeva ed era misto a sangue.
«Acido.....» mormorò l'adulto mentre la figlia buttava fuori tutta quella contaminazione che aveva in corpo.

Riuscirono a portarla in ospedale, Ussr era sempre più convinto che fosse colpa di quell'esplosione, andava avanti e indietro nel corridoio, preoccupato come non mai.

~𝑷𝒐𝒗 𝑼𝒄𝒓𝒂𝒊𝒏𝒂~

Mi svegliai stesa in un lettino d'ospedale, vedevo solo da un'occhio, cercai di capire se era perchè avevo delle bende o avevo perso l'occhio.
Cercai di toccare, non erano bende ne punti, una superfice ruvida e una liscia e soffice, sembrava quella di un girasole.
In quell'istante che lo notavo bene, avevo un bel po' di fiori colorati sulle braccia, ne toccai alcuni, erano bellissimi, i fiori mi erano sempre piaciuti....
«Ucraina....»
«Padre...Che è successo»
Si limitò ad abbracciarmi forte, sorrisi, non provavo davvero nulla ma sorrisi.
«Sto bene papà..»

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Olè💃
Anche Ucraina è... vabbeh- Ehm..

Viva la befana, buon anno, forza napoli, ciao.


-𝐴𝑐ℎ𝑖𝑙𝑙𝑒







❦︎𝙾𝚗𝚎𝚜𝚑𝚘𝚝 𝚌𝚘𝚞𝚗𝚝𝚛𝚢𝚑𝚞𝚖𝚊𝚗𝚜❦︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora