•{🧊Rᴇɢɴᴏ ᴇ Nᴀᴘᴏʟɪ🧊}•

106 5 6
                                    

Da quanto tempo🥰...
Oggi un po' più di lore su famiglia SPQR💓..
E Napule, Regno e Bizi 😻😻😻😻

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Quanti anni avevo?...
15? 16?..
Mi guardavo le mani insanguinate, era buio, la luce della fiaccola era l'unica cosa che illuminava la stanza.
Mia madre aveva il viso contorto dal dolore, non sapevo perchè tra tutti proprio a me lo avesse chiesto..
«Tiralo fuori!» aveva urlato più volte..
«M-madre...forse una delle mie sorelle è pi-»
«NO....Devi farlo tu. Quella sgualdrina di tua sorella correrebbe subito dal padre per dirgli tutto!.»
Non sapevo bene quello che facevo, non capivo perchè lo stesse facendo. Ma quando finii mi sentii...sollevato.
Allo stesso tempo però, dovevo vomitare.. sentivo le mani fredde e calde allo stesso tempo.
Il sangue su di esse colava e faceva venire voglia di strozzarsi.
Lei aveva l'affanno, ma si alzò in piedi.
La veste bianca imbrattata di sangue, il liquido che le colava per le cosce...
«M...mamma?» chiesi.
«...Cosa vuoi.»
«...»
«vedi di adempiere al tuo dovere e levati dalla mia vista.» mi prese dai capelli per rialzarmi, mi rimise in piedi. «Su.»

Feci come detto, un paio di foglie d'alloro, alcune di belladonna e sembrava feconda di nuovo.
«..Se se me accorge. Sai già la punizione»
«Si..Madre»
si la sapevo, all'epoca avrei fatto di tutto per non tornare da quel boia.. ma continuamente, per qualche ragione, continuavo a finirci..
Mio padre non se ne accorse per fortuna, di nulla..anzi Mamma diceva che era talmente stupido da non accorgersi nemmeno che non stesse male.
"Sembra tranquilla come gravidanza" le diceva.. certo.

Quando arrivò il momento del parto, dovette confidarsi con le sue ancelle, tutte arpie come lei.
Dovevano far finta di farla partorire e guadagnare tempo, facendo si che mio padre rimanesse fuori.

Io ero nella mia camera, con Sicilie, Sardegna e gli altri.
Dovevo in qualche modo uscire e andare a fare ciò che era mio dovere.
«Sicilie.. io ehm.. Devo. Devo andare.»
«...Eh?»
«Devo andare a fare una cosa importantissima...»
«Adesso?»
«Si..»
«..Ma sei pazzo.»
«...» passai per la finestra, corsi e corsi, non so in che terra arrivai ma certamente era lontana da casa...molto lontana. I ghiacci si estendevano come templi, faceva un freddo cane, non mi ero portato nulla, nemmeno una pelle per coprirmi. Giusto la toga addosso e niente più.
Una borsetta data da mia madre, non avevo ancora visto cosa ci fosse dentro, qualcosa in vetro.
Correvo, dovevo fare in fretta, arrivai in una grotta c'era un blocco di ghiaccio proprio lì, era perfetto, ne ruppi un pezzettino bruciandomi le mani ormai sanguinanti, estrassi quello che c'era nella borsetta.
«....Vino?»
E che ci facevo con il vino..
Ne versai un po' sul ghiaccio mentre il sangue scendeva, era dello stesso colore, era identico.
Mischiato a sangue e vino il ghiaccio fondeva.
Ci soffiai dentro la vita..

Corsi subito a casa con la bambina in braccio, non piangeva, non si muoveva, pensai per un'attimo di aver fallito, che fosse morta sul momento.
Entrai dalla finestra della camera, dove le ancelle facevano di tutto. Mia madre faceva finta di gridare.. e io non avevo mai sentito o visto donne più brave di loro a fingere.
Porsi a mamma la neonata.
«Perchè non piange» sussurrò a denti chiusi..
«non lo so...»
prese una spilla dai capelli di una ragazza e punzecchiò il braccio di mia...sorella?
Sparse del sangue di cerva un po'sulle sue vesti e poco sulla bimba, che piano piano iniziava a piangere, era viva..
Era solo per quello che piangeva, perchè era viva, perchè sentiva dolore, ma per il resto, mamma lo aveva assicurato, quella bambina non poteva sentire e provare nessun' emozione.

Tornai nella mia camera insieme agli altri.
«Napoli!..» mi abbracciò Veneto «sei gelato.. che hai fatto?!»
«Nulla..nulla..» me lo scrollai delicatamente di dosso, posizionandomi vicino al camino che avevamo in stanza.
«È nato..» disse Salò tenendo un'orecchio vicino alla porta..
Savoia e Venezia corsero da nostro padre, così anche Sardegna e gli altri.
Sicilie mi guardò per un'attimo.
«ti sanguinano le mani...»
«..si sono bruciate.»
«come»
«Non ti è dato sapere»
«invece si»
«invece no»
«Napoli.»
«Sicilie. No»
«Non sono un cane a cui puoi dire un semplice no che smette di seguirti. Sono tua sorella, siamo nati da due vulcani diversi ma sono ugualmente tua gemella. Che ti piaccia o no. Dimmi subito» le sue belle chiome si fecero della stessa luce delle fiamme nel camino, gli occhi lo stesso colore del sole, le labbra le si incresparono di qualcosa, forse rabbia, forse asprezza.
«Ghiaccio...la bambina...tutto..»
Si spense.. poi il pavimento sotto di lei iniziò a bruciare.
«quella cagna.»
«Sicilie!..»
«Napoli, Sicilie!»
Ci chiamò nostro padre, corremmo subito, aveva un sorriso in volto, ma era confuso.

L'oracolo di Cuma gli aveva detto che il suo ultimo genito avrebbe preso il suo impero in successione, ma era una femmina.
Una piccola bambina..
L'avevo creata io con le mie mani, papà la diede prima a Sicilie, alle mie sorelle, poi ai miei fratelli.
Mai un senso di protezione mi era salito fino a questo punto, mi pulsò una vena sulla fronte "Non la toccate" pensai.. ma mi ricomponevo, che mi prendeva?
Io fui l'ultimo a tenerla, essendo il maggiore, le accarezzai le guance che prima erano fredde e ora, così calde e morbide, la abbracciai, la strinsi a me.
Quasi mi veniva da dire "mia figlia" ..no. No. No.
No lei non lo era. L'avevo solo creata non per mio interesse.

....

Regno d'Italia..
L'avevo deciso io il tuo nome, spendevi la maggior parte del tempo con Salò e poi, visto che mamma non ti voleva, dormivi insieme a me, accoccolata sul mio petto e io non mi muovevo, non importa se stavo scomodo, con paura di schiacciarti.
Regno..
la mia piccola Regno..
Sapevo fin dall'inizio che tutti quei "vi amo" "vi voglio bene" erano vuoti, non provavi emozioni, non potevi, il ghiaccio non ha cuore.
Sapevo che era uno sforzo che facevi..
Ti chiedevo di essere sincera con me. Ma per qualche motivo, non lo facevi..
E poi capii..

«Napoli...» stavo tagliando qualcosa, tra un'ora sarebbero tornati gli altri e volevo far trovare il pranzo pronto.
«Si Regno?»
«..Voglio andare a giocare con quei ragazzini.. guarda» indicò fuori dalla finestra.
«...Amore, lo sai che non puoi»
«Perchè..?»
«Ti ricordi l'altra volta? Quando quei bambini ti hanno cacciato perchè sei una femminuccia? Non voglio che stavolta ti fai male..»
«Ma io non sono femminuccia..»
«...cosa?»
Mi sbagliavo... tu provavi qualcosa..
Il ghiaccio non ha cuore..
Vino e sangue si..
«Io sono un bambino no?»
«....» se solo lo avessi saputo, che volevi essere un bambino... «Un bambino?»
«Si..»
«..Certo che lo sei Regno...» gli guardai la gonna, il fiocchetto rosa nei capelli... «Vieni, ti faccio dei pantaloni al volo»
«Davvero?»
«Certo..»
«SI! Ti voglio bene Napoli!» mi abbracciasti così forte.. figlio mio..
«guarda un po' i fornelli mentre io prendo ago e filo. Su su»


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

🥰 qualcosa di felice ogni tanto
Non è normale ma 😻
Uno ce prova👉👈

E quindi si oggi dad Naples🤩🤩🤩

-𝐴𝑐ℎ𝑖𝑙𝑙𝑒




❦︎𝙾𝚗𝚎𝚜𝚑𝚘𝚝 𝚌𝚘𝚞𝚗𝚝𝚛𝚢𝚑𝚞𝚖𝚊𝚗𝚜❦︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora