Il rumore del silenzio

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"Preferisco freddo". Tante poche parole erano bastate quel pomeriggio per permettere un contatto tra due allieve della scuola di Amici di Maria de Filippi.
"Era un po' che non ti vedevo." Disse Angelina a Federica con un tono leggermente malinconico. Lei rispose con un sorriso che lasciava intravedere i denti bianchi, in mezzo alle sue labbra soffici.

Non era un momento facile per le due cantanti, la gara imperversava all'interno della casetta, luogo in cui tutti i ragazzi selezionati dalla conduttrice personalmente si ritrovavano a vivere, e la competizione si poteva percepire anche solo facendo qualche profondo respiro. Era un pomeriggio come tanti altri ma regnava il silenzio, spaccato solo dalle gocce di pioggia che si infrangevano sull'ampia vetrata che dava sul giardino. Angelina era distesa sul divano, indossava il suo amato top bianco e giocherellava con il bordo dei suoi pantaloni. Si ritrovava spesso in quella posizione quasi a voler lasciare la mente vagare, lasciarla riposare da tutte le preoccupazioni che le erano capitate ultimamente. Ad una prima occhiata poteva sembrare che lei fosse lì per cantare, per esprimere la sua musica.
"Ti va anche una tisana?" il filo guida dei suoi pensieri venne interrotto bruscamente dalla voce di Federica che, con uno spiccato accento romano, si informava sulle sue preferenze per il resto della giornata. Angelina emise un rumore di approvazione.
Era sempre stata prima nelle classifiche, aveva uno stile riconoscibile e letteralmente un'armata di persone che le faceva i complimenti dalla mattina alla sera, tanto che veniva considerata la favorita alla vittoria. "Anzi no. Non mi va." Cambiò idea. "Vabbene" chiuse Federica. Per quello che concerneva Angelina in quel momento non ci sarebbe potuto essere premio o celebrazione sufficiente per quello che provava: una strana, dolce e morbida sensazione di un affetto che ricorda l'erba che cresce ai lati del marciapiede. L'odore di casa. Della sua casa. Ed il presente diventava un po' più leggero.

"Ci hanno mandato una busta, lo sapevi?" Disse Angelina sventolando la classica confezione per una sfida lanciata da uno dei professori. Le lancette del grande orologio appeso in mezzo alla sala facevano da cornice a quel momento di intesa. "Me l'hanno detto prima di là, pare che dovremmo confrontarci." rispose Federica.
"So che la mia alunna è capace di tutto." iniziò a leggere Angelina "e voglio esaltare le sue doti di cantante pronta a tutto, anche ad un confronto con una sua amica." Ci fu un momento di silenzio e Federica si sedette accanto a lei, mentre l'altra le faceva posto. Appoggiò la tazza sul mobile vicino e proseguì a leggere con lei.
"Dovrete scontrarvi su un brano difficile per il quale c'è bisogno di attenzione massima. Il risultato sarà decisivo e penso che sarà a favore di Angelina."
Il risultato. Il risultato. Quelle parole rimbombarono nella testa di Angelina aprendo pensieri su pensieri, su ipotesi, su preoccupazioni di quello che sarebbe stato se avesse cantato bene o se avesse deluso il pubblico. "È andata bene no?" Incrociò gli occhi grandi e scuri di Federica, armata del suo sorriso migliore. "Vedrai che andrai benissimo." Angelina annuì con poca convinzione, poi la invitò ad andare in sala prove per decidere come affrontare la sfida.
Mentre camminavano la mano di Angelina si inumidì. Le aveva passato la bottiglia di acqua che le aveva chiesto prima. Era piena di condensa, umida e con l'etichetta che rimaneva incollata alle dita. "L'avevi chiesta fredda, no?" ribadì Federica.

La sala di registrazione era piccola e piena di strumenti musicali di tutti i tipi, cavi che viaggiavano da un posto all'altro in un disordine cronico, per collegare tutta la strumentazione. Si posizionarono in mezzo alla stanza e non poterono far a meno di notare il piccolo ronzio del condizionatore che si avviava.

   -   "Non so se posso farcela." Disse Angelina abbassando lo sguardo. Indossava delle scarpe da ginnastica bianche e viola pastello e dei pantaloni da tuta. Un velo di malinconia le si adagiò sull'anima.
   -   "Oh ma che sei matta?" replicò Federica. "Lo sanno tutti che sei bravissima. Pensa che prima di venire qui avevi anche lavorato con Tiziano Ferro!"
   -   "Quello non ha molta importanza. Il mercato musicale è strano, puoi anche essere bravissima ma non farcela per altri mille motivi."
   -   "Non pensare nemmeno per un attimo che tu non possa arrivare a raggiungere i tuoi obiettivi. Lo sai che sei brava." Si interruppe.
Angelina la stava guardando e una piccola lacrima scese sul volto mentre guardava l'amica. Il pulviscolo all'interno della piccola stanzetta era notevole e addobbava quella scena come se stesse nevicando. L'insonorizzazione perfetta creava un piccolo microcosmo a sè, con tante stelle e pianeti, in cui non poteva entrare nessun suono dall'esterno, nè lasciarsi sfuggire alcunchè. C'era un silenzio talmente assordante che anche il più piccolo respiro poteva essere udito, così come un piccolo singhiozzo appena ingoiato da Angelina. Accarezzò l'asta del microfono e percepì la sua ruvidità, poi fece un profondo respiro e continuò il discorso.
   -   "Volevo dire che a volte penso di non potercela fare in generale, dico. Nella vita."
Federica fece un passo nella sua direzione e si lasciò andare al peso della gamba a metà.
   -   "Credevo che venire in questo posto, o comunicare attraverso la mia musica avrebbe dato un significato alla mia vita, ma per quanto mi stia impegnando non riesco che a vedere le mie imperfezioni. Posso anche essere prima nelle classifiche, prima nella vita, prima in tutto. C'è comunque un vuoto dentro di me, un'enorme palla che assorbe tutto e io faccio di tutto per tenerla a bada, nascosta da tutto, dai discorsi, dagli amici..."
Gli occhi marrone nocciola di federica stavano fissando un piccolo amplificatore appoggiato lì vicino. È strano come gli oggetti che ci circondano siano la prima cosa a cui diamo valore, mentre le sensazioni più profonde e ricercate spesso sono sottovalutate. Rincorriamo i risultati quasi fossimo delle macchine da che veniamo al mondo, eppure per quanto possiamo incidere un segno indelebile nella storia attraverso la scienza e l'arte dobbiamo scontrarci con un durissimo muro.
   -   "E se non riuscissi ad essere quello che sono? È una domanda che mi sono posta spesso."

Federica e Angelina: Il rumore del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora