Federica si avvicinò alla mensola che teneva le caramelle e provò ad afferrarne una, senza però riuscirci. Il contenitore era fatto di vetro, aveva una forma a cilindro ed era pieno solo per metà. I raggi di sole che entravano dalla finestra si infrangevano sul materiale trasparente solo per essere rifratti, creando un simpatico effetto luminoso sul muro. Spesso, quando i suoi genitori non guardavano, Federica si fermava per ore ad ammirare quel contenitore, all'inizio sperando che le caramelle uscissero per magia, poi solo per tracciare con lo sguardo ogni singola piega che c'era sulla superficie, come fanno i maestri di meditazione.
Dietro di lei il suo gatto sonnecchiava su di un cuscino rovinato dai graffi mentre teneva sotto controllo la situazione con un occhio mezzo aperto. Il suo pelo era a strisce bianche e grigie, aveva i baffi lunghi lunghi el'aria sempre stanca.
- "La vita è facile per te. Non fai altro che mangiare e dormire tutto il giorno." commentò Federica, non senza una punta di invidia.
Il gatto non la calcolò minimamente, come ci fosse abituato alle lamentele, anzi spalancò le sue fauci e si prodigò in un maestoso sbadiglio, proprio in faccia alla sua umana domestica. Poi si portò una zampa sopra agli occhi, come a dare a intendere che non ne voleva proprio sapere di lei.
Federica respirò profondamente e si appoggiò con le braccia sul davanzale della sua finestra. Fuori si stagliavano i giardinetti pubblici con i giochi per i bambini, costeggiati da una strada un po' dissestata con qualche automobile parcheggiata a fianco. Sul lato del marciapiede si stagliavano dei cartelloni pubblicitari incollati uno sull'altro, ormai rovinati dal tempo. Dall'altra parte invece un campo incolto ricoperto di erba alta. Si passò una mano sui capelli per scostarli appena e metterli dietro all'orecchio. I suoi occhi si chiudevano per cercare di guardare il più lontano possibile. Accanto a lei c'era un poster di una cantante famosa, appeso appena sopra al suo letto. "Se un giorno potessi essere come lei..." sbuffava, e di certo non aveva il piglio della star, ma quel particolare panorama le dava una sensazione di pace e serenità come una buona tazza di tè a metà pomeriggio.
Fece un bel respiro ed urlando qualche frase a caso a suo padre che era a casa dal lavoro, si lanciò fuori casa sulle scale del condominio saltando i gradini a due a due per fare prima. Arrivata sotto imbracciò la sua bicicletta parcheggiata appena fuori dalla porta, pronta a partire. Una falcata dopo l'altra e già si stava allontanando dal centro mentre le sue narici venivano invase da una miriade di profumi, dai fiori che si apprestavano a chiudersi al calare del sole, alle zanzare che cominciavano ad uscire dal loro nido alla ricerca di qualcuno da pungere. La periferia si estendeva a perdita d'occhio con i suoi palazzoni alti, le voci dei bambini che giocavano negli androni e la puzza dei veicoli più vecchi. Dietro ad ogni curva c'era sempre un'altra strada, e dentro ad ogni strada c'era sempre un posto per lei. Il rumore della catena faceva da sfondo alla sua libertà di essere chi voleva, con quel poco che aveva.
I suoi genitori la accudivano come il loro bene più prezioso e lei andava ormai per gli 11 anni. Parlavano di trasloco da più di un anno, ma Fede non sapeva nemmeno cosa volesse dire. In quel momento le bastava avere il vento che le accarezzava le guance paffute. Spesso e volentieri trascorreva le giornate da sola, ed un po' la solitudine la soffriva, anche se ormai ci aveva fatto il callo.
Dopo una buona mezz'ora, mentre faceva ritorno a casa, tra le luci della città che si riaccendevano e la salutavano tra le insegne al neon, si fermò di scatto premendo le levette dei freni fino in fondo. Davanti a lei c'era un'amica conosciuta nella sua scuola, con cui qualche anno prima aveva un forte legame.
- "Scusa tu sei..." provò a rivolgerle la parola Federica.
Era passato quasi un anno dall'ultima volta che l'aveva vista. A quell'età non era facile mantenere i contatti, e anche se le giornate sembrano infinite e il tempo non passa mai, le persone vanno e vengono esattamente come i treni.
- "Fede!" rispose l'amica sfoggiando un sorriso smagliante.
- "Come stai?" chiese subito lei.
L'amica afferrò con una mano il cellulare nella tasca e se lo portò all'orecchio, facendo cenno di avere una telefonata importante. "Ma a chi dovrà mai rispondere?" pensò Federica assumendo un'espressione dubbiosa.
- "Adesso arrivo! Si, non sto facendo niente." continuò a parlare con una persona dall'altra parte del telefono.
Federica rimase in silenzio mentre guardava la sua vecchia amica allontanarsi facendo degli strani gesti che forse volevano dire che si sarebbero viste prima o poi. "Forse un giorno", pensò, assaporando il gusto amaro di stare sempre in secondo piano.
Quella sera prima di addormentarsi, per un breve istante illuminata dalla luce della luna che filtrava dalla sua finestra, pensò a voce alta.
- "Rimarrò sola per sempre?"
Poco dopo le sue palpebre divennero incredibilmente pesanti e il sonno prese il sopravvento. Il gatto le si accoccolò vicino facendo le fusa rumorosamente e si dimenticò della conversazione avuta prima, lasciando spazio a dei sogni meravigliosi.
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Federica e Angelina: Il rumore del silenzio
FanficUna piccola one shot su Federica e Angelina di Amici22, che scoprono come leccarsi le ferite a vicenda crescendo un giorno alla volta, imparando ad amare se stesse accettando l'affetto degli altri. (Ho deciso di scrivere qualche altro capitolo, finc...