L'inverno

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Come si cura un'anima ferita? Federica giaceva distesa sul letto coperta solo da una veste che aveva indossato prima. Dalla finestra della sua camera si potevano vedere le abitazioni che circondavano la sua piccola casa, cui era ritornata dopo essere stata eliminata da amici di maria de filippi. Il calendario segnava una data importante per lei, il 6 febbraio 2024, giorno in cui sarebbe cominciato il festival di sanremo. Le indiscrezioni che aveva letto settimane prima su internet raccontavano che avrebbe partecipato anche Angelina. Vicino al suo letto, come sempre, era appoggiata una piccola bottiglietta di acqua frizzante, piena solo a metà. L'altra metà invece era vuota, e il tappo era perso chissà dove.

Eppure, i giorni sul calendario raccontavano anche le distanze non dette tra lei e l'amica. Mosse le sue braccia a stringere il cuscino, facendosi accarezzare la pelle dalle pieghe del cotone, mentre cercava rifugio in quella sensazione di morbidezza. Gli occhi appena umidi facevano fatica ad aprirsi e mettere a fuoco la sua vita. Il suo smartphone rompeva il bianco delle coperte, appoggiato vicino ai suoi capelli nero corvino, come un piccolo soldato che aspetta gli ordini dal suo generale, da solo, in silenzio. Il televisore dipingeva sui muri colori di mille pubblicità e prodotti che promettevano l'impossibile, mentre un piccolo conto alla rovescia scendeva inesorabile al lato dello schermo. Mancavano ancora pochi minuti prima dell'inizio della famosa gara di canto e Federica non poteva fare a meno di pensare che non ci sarebbe stata. La sua Roma diventava una culla per un passeggero senso di malinconia per quelli che erano stati tempi in cui erano più vicine, in cui dava per scontato anche solo un abbraccio o un messaggio, un tempo in cui credeva di poter essere felice. Le assi di legno che facevano da fondamento al suo condominio sembravano gridare ogni volta che qualcuno ci camminava sopra, emettendo degli stridolii acuti, come a voler esternare il loro dolore. Le piccole pieghe che si susseguivano intrecciandosi tra le fibre del legno cercavano di reggere il peso delle persone che le calpestavano, sfregandosi tra loro e rovinandosi un po', come potevano. Era un piccola danza di rumori ed esseri umani che si trovavano a pochi metri tra loro, condividevano piccoli spaccati di vita, di urla, di litigi, di amore anche se non si conoscevano. Era il sentimento che più colpiva Federica mentre le sue gambe si lasciavano andare a qualche piccolo scatto, di quelli che succedono quando ci si sta per addormentare, forse perchè vogliamo riposarci, forse perchè vogliamo non pensare.

Si tirò un po' i capelli impigliati sulla sua mano, mentre la trascinava sul letto fino ad arrivare verso il telefono. Aveva una cover di gomma, dalla forma morbida e rettangolare con delle piccole orecchie di coniglio in alto, con cui ogni tanto giocava con la mano per il nervosismo. Lo afferrò stringendolo sempre più forte, quasi a volerlo strozzare, poi lo portò vicino a sè, nella speranza forse che un oggetto inanimato le potesse far riprovare quella sensazione a cui si era diperatamente aggrappata mesi prima. L'universo cadde ai suoi piedi mentre i suoi occhi si chiudevano su un mondo che sembrava non avere più un posto per lei, ed il buio nei suoi occhi lasciò spazio alla sua mente che vagava nel mondo dei sogni. Era una tappa obbligata, per lei, superare il peso dell'abbandono, ma necessaria per volersi ancora bene. Il suo cervello generava tante immagini che non avrebbe voluto rivivere, in cui stava seduta sul tavolo della cucina della casetta di amici, e vedeva da lontano i capelli biondi come tanti fili dorati di Angelina che si avvicinava, guardando verso il basso. La felpa molto più grande di lei, accogliente e materna che si stagliava davanti, a passo svelto, e d'istinto apriva le braccia sorridendo, sapendo di trovarsi al centro dell'universo, nel luogo e nel tempo in cui voleva essere. Le braccia dell'amica si strinsero alle sue, con i capelli sul volto e il suo profumo di bagnoschiuma, il respiro che le accarezzava il collo, la sensazione di calore che la trasportava nei suoi sogni, in cui sarebbero rimaste insieme, avrebbero cantato e perchè no, anche vissuto. Magari avrebbero avuto un gatto, che stanco le si accoccolava sulle gambe mentre guardavano uno stupido programma alla tv. Avrebbero potuto avere una vita fatta di piccoli momenti felici, di profumo di biscotti. Si strinse ancora di più a lei, e più la stringeva e più la sentiva scivolare via dalle sue mani, come una saponetta bagnata. Provava a trattenerla con tutte le sue forze ma quella sensazione di vita se ne stava andando, esattamente come era arrivata. Emise quasi un suono dalle sue labbra aperte per metà mentre l'immagine dell'amica nella sua testa svaniva per poi essere richiusa in un cassetto e dimenticata da qualche parte dentro di sé.

Federica e Angelina: Il rumore del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora