La terra vibrava al suo passeggio, l'aria accoglieva la sua rabbia e la sua velocità. Le doleva tutto il corpo, i muscoli delle gambe pulsavano e i piedi erano infuocati. Non si sarebbe fermata, lei non si fermava mai. Conosceva il bosco così bene da ricordare la posizione di ogni albero, roccia e torrente. Era impeto e passione, sconvolgente veemenza nelle ombre allungate che il sole calante proiettava sul pavimento di foglie. "Arin, ferma!"
Quella voce, come canto di usignolo e tuono di tempesta.
Quella voce, da cui fuggiva così impetuosamente tra i rami e le foglie, l'oscurità e le insidie, era burrasca per lei. Sottile ma profonda, esile eppure così potente, intensa come il tocco del sole estivo.
"Arin! Arin!" Si stava avvicinando, percepiva la sua silenziosa presenza.
Con le lacrime agli occhi, svoltò furtivamente e prese il sentiero che l'avrebbe condotta alla grotta di Norno. Laggiù non l'avrebbe trovata, la sua anima risplendente non lo avrebbe mai fatto entrare. I rami che le graffiavano la pelle, le spine del sottoposto che pungevano le sue solide gambe. Niente l'avrebbe fermata, neanche l'insidia più spaventosa che la selva potesse rivelare.
"Perché ti comporti così?" Chiese l'inseguitore, quasi la sua voce sembrava arrivare direttamente dalle imponenti querce che dominavano il paesaggio circostante. Arin sapeva che ormai l'aveva raggiunta, pochi metri la separavano dalla creatura da cui fuggiva così arditamente.
"Ossequi, mio principe." Il volto chiaro, lucente come il marmo, rigato da trasparenti e amare lacrime. Illuminata dalla vigorosa luce rossa del tramonto, era bella come il fuoco che arde nell'oscurità della notte.
"Sei dotata di sufficiente consapevolezza e razionalità per comprendere il rischio che corri ad addentrarti da sola nel bosco dopo il crepuscolo. Ma, evidentemente, non di sufficiente saggezza" La snella figura di quello che a noi, umani, sembrerebbe un uomo uscì dall'ombra di un alto e imponente frassino dalla robusta corteccia. L'elfo, ancora giovane per essere una creatura immortale, sembrava fondersi totalmente con la natura che lo circondava. "Sempre a fare processi, ad emettere sentenze. Apprendere l'umiltà, ecco cosa dovresti fare, invece di seguire le hiril nel bosco" Arin, con gli occhi inondati di lacrime, fece un passo in avanti, ergendosi in tutta la sua regalità. Non aveva paura di mostrare la sua vulnerabilità, le sue emozioni. Era una donna per metà, ed alta era la sua fierezza di appartenere a quella specie ormai andata perduta. "Sei in delirio, hìna." Lalwen, questo era il nome della incantevole creatura, prese la mano di Arin e sussurrò dolci, calde e potenti parole nella sua lingua. Voleva tranquillizzarla, infonderle la mitezza che caratterizzava la sua specie. Tanto era l'affetto che provava per lei, da lasciare che l'emozione annebbiasse il suo giudizio. Arin, infatti, era fuoco.
"Va via!" Tuonò la giovane, la mano forte e flessuosa sul pugnale, gli occhi incendiati di rabbia. Usò la Voce. Lalwen, infatti, per quanto fosse potente non riuscì ad opporre resistenza al comando. Si ritrovò ad indietreggiare, nonostante avesse tutti i muscoli in tensione per reagire alla pressione che avvertiva sul corpo e sullo spirito. Era pericolosa, impulsiva e poco riflessiva. Doveva imparare ad usare il suo dono, a controllare i suoi sentimenti e, soprattutto, crescere. Altrimenti, sarebbe stata una tragedia per tutto il loro popolo. I capelli ramati della giovane sembravano ardere insieme al cielo infuocato. Le pupille dilatate, la postura eretta, le dita snelle prontamente posate sul pugnale. Sentiva l'energia piegarsi al suo volere, contorcersi e vibrare. Era lei a controllare la forza sprigionata dall'universo Arda.
"Arin, ti prego!" La voce dell'immortale tremava, tanta era la pressione che quella forza invisibile esercitava su di lui. Non sarebbe andato via senza averla affrontata. Suo padre gli aveva ordinato di farla ragionare, ma l'elfo era consapevole che con la Fiamma del Mattino le parole erano vane. Il fuoco non si doma.
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WHEN THE SUN HITS
Romance"A chi raccontiamo ciò che è accaduto sulla terra, per chi sistemiamo ovunque specchi enormi, nella speranza che riflettano qualcosa e non svanisca?" Chiese William al sole in tramonto, i piedi che carezzavano la sabbia ancora tiepida. Il cielo dei...