Capitolo 3

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La sera precedente tornammo all'ostello a mezzanote inoltrata. Quando varcammo la soglia della nostra camera, ci gettammo immediatamente nel letto senza tante cerimonie. Avevamo dormito profondamente perché eravamo stanche morte, come se avessimo fatto una maratona.
Suonò la sveglia: erano le nove. Uscii dalla mia camera e trovai una lunga fila di ragazzi che aspettavano il proprio turno per farsi la doccia.
- Ma a che ora si sono svegliati? - mi chiese Emma tra uno sbadiglio e l'altro.
- Probabilmente fanno a gara per chi si fa la doccia per primo. Io preferisco dormire. -
- Io no, c'è un motivo se hanno tanta fretta di lavarsi, non voglio farmi una doccia ghiacciata. - disse lei mettendosi in coda, con il suo accappatoio e il sapone in mano. Non ero ancora convinta se la storia della doccia fredda fosse vera, oppure se fosse solamente un mito, ma mi misi anche io in coda dietro Emma.
Una ventina di minuti dopo, arrivò finalmente il mio turno. Emma era uscita dalla doccia tutta incazzata e tremante e, nel vederla, fui tentata di lasciare perdere la mia missione. Piuttosto mi sarei data una bella lavata nel lago, cotanto di shampoo, sotto lo sguardo di tutti i presenti.
Mi buttai sotto il getto di acqua ghiacciata e, tra un brivido e l'altro, riuscii nella mia folle impresa.
Uscii dalla doccia e mi accorsi che non c'era più nessuno ad aspettare il proprio turno. Evidentemente erano stati tutti più furbi di me.
- Wow, sei stata coraggiosa - disse una voce maschile alle mie spalle - io non mi sarei lavato neanche morto con quell'acqua. -
- Beh, grazie - dissi con un sorriso timido, pensando se ciò che aveva detto quel ragazzo misterioso fosse una sorta di complimento oppure no. Quel tizio aveva un aspetto imponente : era alto con le spalle larghe, con gli occhi e i capelli castani, con tante lentiggini sul naso e sulle guance. Dopo un paio di minuti di silenzio mi affrettai ad aggiungere: - Quindi tu non ti sei lavato? - ma che razza di discorso era?! Solitamente gli sconosciuti non parlano della loro igiene mattutina.
- Io sì, mi sono alzato alle sette apposta, ma poi mi sono rimesso a dormire. Sei inglese? - si affrettò a cambiare discorso, perché stava diventando davvero troppo strano e personale.
- Sì, vengo da Londra. -
- Lo avevo intuito dal tuo accento. Qui la maggior parte dei ragazzi sono inglesi o tedeschi. -
- Ehi Ryan, basta dare fastidio alla signorina, non vedi che trema come una foglia? - disse un altro ragazzo, evidentemente un amico del presunto Ryan. In effetti stavo davvero gelando, ed ero anche piuttosto in imbarazzo perché ero scalza, coperta solamente da un asciugamano e con i capelli completamente fradici - vatti a cambiare piccola. Ti consiglio di svegliarti presto domani mattina, magari posso venire io a darti il buongiorno, oppure possiamo passare direttamente la notte insieme - mentre quel tizio blaterava, con un patetico tentativo di rimorchiarmi, mi avvicinai alla porta della mia camera - così poi possiamo farci una bella doccia in compagnia! - disse lui ridendo.
- No grazie, non ci tengo - risposi io, trattenendo una risata.
- Ah, un vero peccato, però pensaci. Mi chiamo Sam Clafin, comunque. -
- Jennifer Lawrence - risposi io, ponendogli la mia mano gelida, in modo che me la potesse stringere, ma lui me la baciò come si faceva nel 1800.
- Ora devo proprio andare. - dissi io cercando di porre fine a quello strano incontro. Sbattei letteralmente la porta della mia camera in faccia ai due ragazzi. Prima che la porta fosse chiusa, vidi di striscio lo sguardo malizioso di Sam e quello incredulo di Ryan, che era diventato rosso per l'imbarazzo.

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Sul bancone della sala erano disposte moltissime pietanze. Presi una tazza di tè e una fetta di crostata alle ciliegie, mentre Emma prese un croissant e un succo di frutta. Ci sedemmo su un tavolo una di fronte all'altra e iniziammo a fare colazione.
- Con chi stavi parlando prima? - mi chiese Emma.
- Con due ragazzi, di cui uno ci stava spudoratamente provando con me. -
- Whaaaaat?! Raccontami tutto. -
E così feci, sottolineando più volte il fatto che Sam volesse portarmi a letto e farsi una doccia con me.
- Che idiota - disse Emma ridendo come se si fosse presa una bella boccata di gas esilarante - e questi due ragazzi sono qui? Per caso li vedi? -
In quel preciso momento arrivarono Sam e Ryan, come se si fossero sentiti nominati.
- Ma chi si rivede - disse Sam, sedendosi di fianco a Emma e continuando la sua colazione senza farsi troppi problemi. Quel tizio era davvero invadente. Ryan invece rimase in piedi.
- Puoi sederti se vuoi - gli dissi io. Lui si accomodò e prese un sorso del suo tè in silenzio. Era davvero immenso, ma mi ricordava un gigante buono.
- Lei è Emma - dissi io presentando la mia amica ai due ragazzi. -
- Da quanto tempo siete qui? - chiese Sam
- Questo è il nostro secondo giorno. - rispose Emma.
- Allora non conoscete il posto, siete già andate al lago? -
- Non ancora - fu sempre Emma a parlare, perché io ero troppo impegnata a consumare la mia colazione, proprio come stava facendo Ryan.
- Allora possiamo andarci insieme! - disse Sam con un enorme sorriso stampato in faccia.
- Non so... avevamo intenzione di andarci nel pomeriggio - mentì Emma.
- Ho un'idea: facciamo un due contro due di pallavolo e, se vinciamo io e Ryan, venite al lago con noi, e se... -
- ... e se invece vinciamo noi - lo interruppi io - ti dovrai fare la doccia fredda per una settimana. -
- E Ryan? -
- Lui non ha fatto niente di male, sei tu il rompi scatole - dissi io con un piccolo sorriso. Sam stava per dire qualcosa, ma io mi alzai dal tavolo prima che le parole gli uscissero di bocca.
Andai a posare la mia tazza e il piatto nel vassoio delle stoviglie sporche seguita da Ryan.
- Devi scusarlo - disse lui riferendosi a Sam - è fatto così, deve sempre scherzare. -
- È tutto okay. Come ve la cavate a pallavolo? -
- Io ci ho giocato per dieci anni, mentre Sam se la cava piuttosto bene.
Qualcosa mi dice che avremmo dovuto passare il pomeriggio con quei due.

Jennifer Lawrence ~Profumo d'Estate~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora