Capitolo 6

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Mi svegliai molto presto quella mattina, andai a farmi la doccia e questa volta fui una delle prime. Tornai in camera e mi infilai una canottiera dei Nirvana (in memoria del socio Kurt), dei pantaloncini in jeans e dei sandali bianchi.
Stavo per raggiungere gli altri ragazzi per fare colazione quando incontrai Moïse.
- Ciao Moïse - lo salutai, ma non ottenni risposta. Mi avvicinai ulteriormente scrutandogli il viso e notai che era pallido, con gli occhi piccoli e rossi.
- Moïse stai bene? Aspetta... ma ti sei fatto una canna! - dissi io a voce alta per via della sorpresa, puntandogli un dito contro con gli occhi spalancati.
- Eh? - sbiascicò lui, con un'aria svampita. Sì, era decisamente stra fatto.
Questa cosa mi incuriosiva molto; avevo notato fin da subito che Moïse era un tipo particolare e che si sentiva un giovincello (forse perché la ganja lo rianimava dandogli una scossa di leggerezza nelle vene), ma non fino a questo punto. Non sapevo se stimare quell'uomo per via della sua particolarità, oppure se mi dovessi preoccupare perché avevo a che fare con un tossico che assumeva chissà quali sostanze, chissà da quanto tempo.
Stavo per ricominciare a parlare quando arrivò Emma che mi trascinò letteralmente in sala per fare colazione.
Mentre sorseggiavo il mio solito tè pensavo a Moïse: ero così curiosa. Sam aveva rovesciato volontariamente una manciata di cereali nel tè di Emma che, fingendosi arrabbiata, era andata a prendersi un'altra tazza. Quando la finiranno di flirtare come i bambini dell'asilo? Qui devo intervenire io.
- Piaci ad Emma. - dissi a Sam, che si strozzò con il latte. Sono sempre stata una persona diretta.
- Davvero?! Te lo ha detto lei? - disse lui tra un colpo di tosse e l'altro, nascondendo il rossore del suo viso con le mani, causato dall'imbarazzo, oppure dal suo soffocamento.
- Tranquillo amico - disse Ryan dandogli delle pacche sulla schiena.
- Sì, certamente, mi parla sempre di te prima di andare a dormire. - mentii io. Emma non parlava mai con nessuno dei suoi sentimenti verso un'altra persona, non era quel genere di ragazza. Per sapere qualcosa dovevi tirargliela fuori con la forza, oppure la si bisognava conoscere - Sam, non dirle che te l'ho detto, acqua in bocca mi raccomando. - dissi rivolgendomi sia a lui che a Ryan. Qualche istante dopo arrivò Emma, ignara dell'accaduto.
Ci furono inizialmente dei momenti di imbarazzo ed Emma se ne accorse, ma prima che facesse delle domande Ryan ruppe il silenzio.
- Allora... ci faccimo una partita a bocce prima di andare giù al lago? -
- Non siamo mica dei vecchietti - rispose Emma.
- Io ci sto, ci giocavo sempre con mio nonno - disse Sam, finendo l'ultimo sorso di latte.
- Eh va bene giochiamo, ho cambiato idea. - disse Emma - Jennifer? Tu che vuoi fare? -
- Sì, va bene. Però prima devo fare una cosa, vi raggiungo più tardi. - dissi e filai subito via, lasciando ai miei amici uno sguardo interrogativo sul volto. Dovevo assolutamente trovare Moïse.

Lo trovai quasi subito seduto alla reception. Chiamarla reception era una parola grossa: era un vecchio tavolo in legno ricoperto da fogli, carte da poker, giornali, libri e riviste di qualsiasi genere (e intendo davvero qualsiasi genere). C'erano tantissimi mozziconi di sigarette nel portacenere, con accanto una fiaschetta contenente chissà quale liquore e un computer di almeno dieci anni.
- Ciao Jennifer - mi salutò Moïse a bocca piena, stava divorando una baguette con dentro chissà cosa.
- Ciao. Che cosa mangi? - gli chiesi, non tanto convinta di volerlo sapere.
- Un panino con tonno, carciofini, cetrioli sott'aceto, salame, uovo sodo, formaggio, mostarda, pomodoro, frittata alle zucchine, insalata e... un pezzo di cotoletta avanzata da ieri sera. -
- Oh, wow. Sembra... -
- Vuoi assaggiare? -
- No grazie, magari più tardi. -
- Perché sei qui? - mi chiese Moïse curioso.
- Ecco, beh io... prima ti ho visto che eri un pò, come dire... -
Moïse sorrise. - Vieni con me dolcezza. - detto ciò, lanciò la baguette sulla scrivania e si diresse in giardino. Una cosa era certa: nessuno avrebbe toccato in suo panino.
Attraversammo il prato in tutta fretta e io cercai di stargli dietro. Era poco più alto di me, ma camminava davvero velocemente. Aumentammo ancora il passo, percorrendo tutto il perimetro dell'ostello, arrivando fino sul retro. A quel punto entrammo nel bosco che circondava l'ostello e ricopriva tutta la collina. Ci inoltrammo sempre di più fino ad arrivare ad un capannone che faceva da serra. Non mi dire che...
- Vieni Jennifer, forza. - mi incoraggiò Moïse, facendomi entrare nel capannone.
- Non ci credo... - sussurrai io.
Davanti ai miei occhi c'erano file e file di piante di marijuana, disposte in ordine. Alcuni in vasi, altri direttamente nel terreno.
- Quante sono? Da quanto tempo ce le hai? -
- Sono centocinquanta. Centocinquantatre, per l'esattezza. Le coltivo da una decina d'anni, ormai. -
- Spacci? - gli chiesi andando a curiosare qua e là, non avevo mai visto delle piante di marijuana dal vivo.
- Un tempo avevo un bel giro, ma adesso vendo solamente ad alcuni ragazzi, sono clienti abituali ormai. Ne faccio soprattutto uso personale. -
- Scusami, sono senza parole -
- Vuoi provare? - mi chiese lui tranquillamente - Tieni - disse porgendomi una canna che aveva estratto dalla tasca dei pantaloni. Se pensava che con me avrebbe trovato un altro cilente a cui poter affumicare il cervello, aveva assolutamente...
- Grazie. - mi portai quell'oggetto per me nuovo alla bocca e, un pò tremante per via del nervosismo, la accesi.
- Tranquilla dolcezza, tra un pò non sarai più così nervosa. -
Inspirai e un gusto sconosciuto mi avvolse. Dopo un paio di secondi la testa cominciò a girarmi. Diedi un'altra boccata e una bolla cominciò a formarsi attorno a me, ovattando i suoni e rallentando i riflessi. Stavo per riportare nuovamente la canna alla bocca, quando Moïse me la tolse dalle mani.
- Vacci piano, dolcezza. Fumi come una camionista. - disse fumando a sua volta. Mi sentivo rallentata, non più attenta e scattante come prima, non avevo al pieno il controllo del mio corpo.
- Bevi un pò d'acqua. - mi ordinò Moïse, lanciandomi una bottiglietta e io mancai la presa. Ne bevvi un sorso minuscolo, avevo la nausea.
- Forza, siediti. - disse il nuovo Moïse pieno di sorprese che mi trovavo davanti, porgendomi una vecchia sedia si legno sgangherata sulla quale mi sedetti.
- Vuoi ancora? - mi chiese e io accettai.
- Quanto ti devo? - dissi buttando fuori il fumo.
- Niente, la prima volta è gratis. -
- Grazie. - dopo averci pensato un pò su chiesi: - posso prenderne un pò per i miei amici? -
- Certamente - e me ne pose subito tre. Non ero sicura di quello che stavo facendo, volevo provare emozioni nuove per divertirmi con i miei amici. Non ne sarei diventata dipendente, né io né gli altri. Non lo avrei permesso, non sarebbe successo.
Ci passammo la canna ancora un paio di volte e poi capii una cosa:
- Moïse è per questo che il tuo ostello si chiama così? Per la ganja? -
- Sì, l'ho chiamato Saint Marie proprio per questo. Sei sveglia Jennifer! -
Scoppiai subito in una risata da ebete e Moïse mi seguì all'istante. Non ci fermammo più, stavamo soffocando nelle nostre risate.
- Saint Marie! Ahahahah sei un genio! - dissi con le lacrime agli occhi.
La cosa non faceva poi così ridere; non da piangere dalle risate ma, se non si era ancora capito, eravamo stra fusi. Moïse tirò fuori una bottiglia di whiskey da dietro un vaso e ne bevve tre generosi sorsi, poi diede l'ultima boccata alla canna e la spense. Stava per attaccarsi nuovamente alla bottiglia, ma lo fermai.
-Moïse vacci piano - ma lui non mi ascoltò e continuò a bere - vacci piano ho detto! -
- Perché? - disse sbiascicando.
- Non voglio che tu stia male, se collassassi non saprei cosa fare -
- Tranquilla, ho passato anni così -
- Basta, ti rovini - insistetti io.
- Lo sono già, non ho nulla da perdere. - disse lui con parole confuse, feci difficoltà a capire cosa stesse dicendo.
- Perché? Cosa ti è successo? Moïse! -
- Non sono affari tuoi dolcezza. -
Ero intontita, la testa continuava a girarmi e la bolla immaginaria diventava sempre più spessa. La nausea cresceva. Volevo conoscere a fondo Moïse, perché nascondeva le sue lecrime nell'alcol e nella droga.
- Jennifer stai bene? -
Dovevo resistere, cominciai a salivare e sputai.
- Non succederà niente, bevi un sorso d'acqua. -
Io girai la testa negando. Mi sentivo male fisicamente, ma bene mentalmente.
- È tutto okay Moïse, tutto okay. -
- Va bene, sei grandissima, dolcezza -
Gli risposi con un sorriso; mi rendevo conto che non ero connessa del tutto, mi sentivo così...leggera.
Tornammo al cortile dell'ostello più lentamente rispetto all'andata, era passata circa un ora e mezza, i ragazzi si saranno chiesti dove fossi finita. Arrivai vicino al campo da bocce, nascondendomi dietro a degli alberi per non essere vista, mentre Moïse camminava tranquillamente. Entrammo nell'ostello e mi diressi nuovamente alla reception. Colpita da un improvviso senso di fame presi il paninazzo di Moïse, che prima non lo avrei toccato neanche se mi avessero pagato, e gli diedi un morso enorme. Non era male. C'era praticamente un intero figo lì dentro, ma non mi dispiaceva affatto. Mi stravaccai sulla sedia e poggiai i piedi sulla scrivania di Moïse, come se fossi a casa mia.
-Jennifer, ma dove sei stata tutto questo tempo? - mi chiese Emma - noi siamo pronti per andare al lago, vai a preparati. -
La guardai in faccia e lei guardò me.
- Cosa. Cazzo. Hai. Fatto. Jennifer, ti sei fatta una canna? -
In quell'istante arrivò subito Sam, puntuale come la al solito.
- Batti cinque zia! Hai qualcosa anche per noi? -
- Zia? - dissi ridendo - ne ho ancora due. - La terza la tengo per me.
- Chi te le ha date? - mi chiese Ryan.
- Indovina. -
- Moïse - azzeccò Ryan all'istante.
- Esatto Wicky! Bravoh! - dissi ridendo come un'idiota.
- Sam, quando le fumiamo? - chiese Ryan all'amico.
- Lo volete fare sul serio? - chiese Emma, sconcertata.
-

Certamente - rispondemmo tutti e tre contemporanemente.
- Non hai mai provato? - chise Sam alla sua amata.
- Sì, un paio di volte in seconda superiore. - Ah sì, mi ricordo. Emma era stata malissimo ed era toccato a me prendermi cura di lei. Da quel momento aveva deciso che non avrebbe più assunto droghe. - Va bene, - proseguì la mia amica - mezza canna non mi ucciderà. -
- Fumiamocele questa sera. - propose Sam. Wow, questa vacanza sta prendendo una piega diversa.
- Aspettate, questa sera c'è un barbecue qui all'ostello. - ci ricordò Emma, indicandoci un volantino di fianco alla reception.
- Perfetto! - esclamò Sam entusiasta - questo è sinonimo di fumata di gruppo. -
Ci aspettava una serata molto, molto, molto particolare.

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Spazio autrice:
È uscita fuori una parte "nascosta" dei protagonisti di questa FF.
- Per chi ha letto Hunger Games: vi siete accorti che per Moïse, mi sono ispirata ad Haymitch? ♪♪♪

- Vi piace l'immagine del capitolo? Io adoro Jennifer :3

Helis♥

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 17, 2015 ⏰

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