Stasera è la sera e la sera è stasera. Non ci possono essere errori, difetti o imperfezioni. Ho preparato tutto a puntino, tutto ligio e preciso e dettagliato con la dovizia di un maggiordomo degli Asburgo. Com'erano i maggiordomi degli Asburgo? Non ne ho idea, ma me li immagino perfetti nelle loro livree abbottonate d'argento, con i cappelli pettinati all'indietro e quella tipica espressioni di superba superiorità poiché sì, è vero che erano servitori, ma erano servitori di grandi aristocratici, personaggi che hanno detenuto il potere del mondo occidentale nella loro stretta d'acciaio per molti secoli. E...
Un momento, mi sto distraendo. Di nuovo... non posso distrarmi, tutto deve essere magnificamente eccezionale. Sì, uso tanti avverbi, mi hanno detto che è un errore, è un eccesso di pedanteria, un eccesso di libidine linguistica non desiderata. No, questo l'ho detto io e me ne vanto assai. L'avverbio, la parte del discorso più sincera, la parte del discorso che definisce, caratterizza e incuriosisce il motore della frase: il verbo. Senza il verbo la frase non sussiste, ma senza un avverbio a orpellarlo, la frase si svilisce, accartocciandosi su sé stessa come una marionetta spezzata, consumata dalle dita di inesperti pupari. E quindi...
Ancora, devo smetterla: concentrata per l'amor del cielo, concentrata! La serata è stasera e stasera è la serata! Sono così eccitata, così entusiasta di avere finalmente la possibilità di averli tutti qui, qui e ora! Ma aspetta, aspetta! Nessuna fretta, godiamoci il momento.
Mi siedo in veranda ad osservare il rosa del tramonto spiraleggiare attraverso le sottili nubi, addensate a biancheggiare l'orlo del sole mezzo assopito, prossimo a concedere il trono del superbo astro del cielo alla sorella luna. Tra le mani stringo un calice di Franciacorta, ricordo che mio padre lo amava con una passione quasi irrefrenabile. Non era un alcolizzato, ma amava il buon vino e il buon cibo, sapeva godersi la vita e sapeva quando era il momento di posare bicchiere e forchetta, poiché sì era goloso, ma non ingordo. Trattengo una lacrimuccia nostalgica: quanto mi mancano i pranzi senza pretese, gli incontri senza doppi fini e le chiacchiere fatte per essere quello che sono: chiacchiere di cortesia, battute spiritose e brindisi divertiti. Nulla di più.
Ma è sempre stato così? O sono io che come al solito cerco di osservare il bicchiere mezzo pieno? Svuoto il mio Franciacorta e con un gesto stizzito della mano scaravento il calice a terra. Questi si frantuma sparpagliando i suoi vetri ovunque nel tappeto a mosaico della veranda. Ecco, ora mi toccherà raccogliere tutto e dovrò farlo anche in fretta. Poco importa del calice, non ho mai amato questo servizio. Vado nel ripostiglio e agguanto paletta e scopino. Mentre ripulisco il tappeto dai vetri, ritorno ad assaporare l'emozione rabbiosa che mi ha colto poc'anzi. Non è sempre stato così... le chiacchiere non erano di cortesia e la battute non erano spiritose e i brindisi non erano divertenti. I dialoghi attorno alla tavola erano adombrati da accidia, animosità, doppisensi inopportuni, sarcasmo beffardo, invidia e rancore.
Mio fratello con la sua bella moglie - bella poiché rifatta a suon di bisturi e botox - non perdeva occasione per litigare con papà in relazione a qualsiasi cosa. Quanto è cambiato da quando si è sposato, ricordo che da bambino non si permetteva di dire "beh" alla tavola dei nostri genitori. Se ne stava zitto, con gli occhi chini sulla punta delle sue ciabattine color verdeacqua, le mani strette attorno alle posate, la schiena dritta: un signorino proprio perbene. Mentre adesso... una canaglia, un arrivista il cui unico scopo è quello di arricchirsi e giudicare chiunque non la pensi come lui. E che dire delle mie due sorelle gemelle? Due vacche inchiostrate di trucco, impiastricciate manco dovessero frequentare chissà quali locali di basso borgo. Sempre a ridacchiare sotto i baffi, sempre a sussurrare fra loro parole senza parlare, sempre a tagliarti a fettine minuscole sotto i loro sguardi di serpe. I loro mariti sembrano usciti da una rivista omaggio di autovetture, di quelle che si trovano a pochi spiccioli negli autogrill tra una sosta e un tiro di benzina. Relazione aperta, mente aperta, libertà d'espressione: idiozie! Scopano con chi vogliono tradendosi reciprocamente. Dove sono i valori? E in effetti, le conseguenze sono disastrose: i nipoti sono uno più imbecille dell'altro. Rumorosi, maleducati, chiassosi e indisciplinati, nessuno fra loro riesce a stare al proprio posto. Solo papà, con qualche giusto sguardo di ferro, pareva riuscire a mantenere l'equilibrio. Ah. quanto è importante avere un equilibrio. Poi, negli ultimi tempi, la malattia ha preso il sopravvento, e le vipere si sono permesse di tirare fuori la testa dalle loro lugubri tane di polvere e invidia. Povero papà, cosa ti hanno fatto fare? E tu sorridevi quieto e mansueto come mai ti avevo visto in vita mia. Io, la tua più fedele compagna, anche più della mamma, io che ti avrei seguito ovunque, persino là dove ardono le fiamme dell'inferno.
Mi asciugo la fronte e osservo l'orologio. È quasi ora di cena, è quasi l'ora che arrivino tutti. Guardo la tavola imbandita: è semplicemente perfetta. Ho usato il servizio buono di Boheme per l'occasione, unica e irripetibile. Nel forno arde il maialino contornato da ricche patate croccanti cosparse di rosmarino. Bussano alla porta mi accingo ad aprire, ma prima mi specchio nel riflesso della finestra. Sono sempre bellissima, anche senza rifarmi labbra e tette o senza truccarmi come una volgare baldracca. Sento la rabbia risalirmi dentro il petto. Il cuore batte forte, la temperatura sale e il desiderio di accoglierli con un coltello da cucina costruisce un'immagine e un pensiero più concreto di quello che dovrebbe essere. Non ora, mi trattengo: il momento è vicino, ma non è adesso.
Apro la porta indossando il miglior falso sorriso di sempre. Ciao sorellona, ciao zietta, ciao cognatuccia. Ciao stronzi vorrei rispondere, ma replico con baci e abbracci degni di una consumata attrice hollywoodiana. Anni fa facevo teatro ed ero anche piuttosto portata. Poi a mio papà non piaceva che stessi così tanto fuori casa, così ho rinunciato. Per il bene della famiglia. Per la famiglia farei tutto, anzi farò tutto. Io ho sempre svolto il io incarico con determinante obbedienza, non so se gli altri potranno dire lo stesso.
I nipoti iniziano a correre per il salotto facendo più fracasso di un petardo. Mio fratello e le gemelle li ignorano permettendo loro di maleducare come e quanto vogliono. Lasciamoli liberi di esprimersi, perché soffocare i loro eccessi? Perché sono eccessi e arrecano disturbo! Servo loro del Franciacorta e vengo inondata da mille battutine melliflue. Chissà quanto è dura vivere in una casa così grande tutta sola.... papà ti ha lasciato proprio in una brutta situazione... fortuna che non sei sposata e non hai figli, vivi meglio credici... sei sempre così curata, anche senza un filo di trucco...hai preparato tutto da sola? come al solito d'altronde, la nostra Lily fa tutto da sola da una vita intera, o mi sbaglio?
Ignoro queste battutine, tra l'altro espresse con un lessico balbettante e incerto, così come la loro condizione di vivere. Sono cattiva? No, sono sincera. Più li guardo scorrazzare per la tenuta di papà e più mi viene voglia di vomitare. Mio fratello, comandato a bacchetta da quell'arpia, è semplicemente irriconoscibile. Cosa ti è successo? Una volta eravamo così uniti, eravamo io e te e papà, nulla avrebbe potuto separarci. E invece non appena hai colto l'occasione sei scappato di casa come un ladro di periferia, proprio come la mamma...
Sulle gemelle meglio sorvolare: non hanno mai contato niente, non contano niente e non conteranno niente. Si sono fatte mettere incinte nel medesimo periodo chissà da chi e poi, con disarmante facilità, si sono accoppiate con quei due sempliciotti campagnoli, incapaci di usare il raziocinio. Se così fosse, avrebbero evitato di sposare quelle due lamie...
A tavola! Sedetevi prego, lorsignori fate come foste a casa vostra. Mi guardano male, pensano che sia anche casa loro, ma non lo è. L'ho detto apposta per irritarli, ogni tanto anche a me sfugge qualche battutina. Cosa posso farci? Si chiama conservazione, effetto difensivo necessario a sopravvivere in questo mondo di pazzi e bugiardi. Vado a prendere il maialetto, ma prima di passare dalla cucina mi reco all'ingresso e chiudo la porta a chiave. Poi faccio lo stesso con le finestre ai piani superiori e con quelle delle veranda. Tutto serrato, nessuno entra o esce dalla mia dimora. La famiglia deve restare unita e resterà unita per sempre. Troppo a lungo ognuno si è fatto i fatti propri, all'infuori della sottoscritta. Soddisfatta, rientro in cucina. In salotto bevono e ridono e mangiano grissini e salatini. Bene, hanno già iniziato, vuol dire che sarà tutto più semplice.
Porto il maialino su un vassoio d'argento, uno di quelli che papà aveva acquistato in uno dei suoi viaggi nell'estremo oriente. Non uno, dico, non uno dei presenti si è minimamente sforzato nel chiedermi se avevo bisogno d'aiuto. Perché mai farlo? D'altronde Lily è brava a fare le cose da sola no? Lasciamola fare... Così deposito il vassoio a centrotavola. Sorrido nel constatare che nessuno fa caso a un dettaglio importante, un dettaglio assai rilevante nella composizione del maialino con le patate e il rosmarino. Ci sono dei fiorellini delicati e delle bacche gradevoli. Le ho tinte di rosso per farle sembrare innocuo ribes. E così taglio la carne e la servo, badando bene a insaporirla con la salsa di "ribes" che ho preparato apposta per tutti noi. E certo, che mi voglio perdere il nostro ultimo pasto in famiglia.
Alzo il calice. Un brindisi a ognuno di noi, ma in particolare a ogni Belladonna a questa tavola!
STAI LEGGENDO
Confessioni di malandrini
HorrorOgni racconto è a sé e rivela la confessione di un protagonista, il quale narra in prima persona gli eventi che ruotano attorno alla sua vita.